Una sosta inaspettata. Tra benefici non tecnici, ma umani
Gionalista, si occupa di Ternana da oltre 40 anni. Corrispondente della Gazzetta dello Sport, scrive sul Giornale dell’Umbria, è conduttore di “Rotocalcio” (lunedì ore 21) e “Conto alla rovescia” (venerdì ore 22,30) su Nuova Teleterni
L’esondazione dei fiumi, i problemi idrogeologici della Liguria, la pioggia improvvisa. Calamità naturali e scelleratezze umane che si pongono al disopra del calcio, di una partita, seppure importante di serie B. Il calcio si piega al dramma di quella gente che lo alimenta. E’ giusto così. I problemi piccoli scompaiono di fronte a quelli più grandi. E così la Ternana ha atteso due giorni per giocare a Chiavari, pioggia permettendo. Non ha tratto alcun beneficio dalle ulteriori 48 ore di allenamento perché non ha potuto recuperare nessuno degli indisponibili. Chi non poteva giocare domenica non giocherà nemmeno oggi.
Ma la sosta inaspettata è servita a far emergere una volta di più il legame forte che questa squadra ha costruito con la città. Sabato invece di salire sul pullman per Chiavari, quando ancora non c’era certezza assoluta del rinvio, Lito Fazio, il capitano della Ternana, se n’è andato a viale Brin, davanti ai cancelli della fabbrica a portare il proprio sostegno morale agli operai in sciopero. Lui che viene da Barcellona Pozzo di Gotto forse non sa che il viale Brin, il campo dove la Ternana è cresciuta ed è diventata grande fu realizzato con i soldi degli operai. Di quelli stessi o magari dei padri di quelli che se lo sono visti scippare dalla fabbrica. Senza alcun ritorno, senza alcuna contropartita. Un grande parcheggio ha cancellato decenni di storia calcistica e ciclistica perché intorno al campo c’era il velodromo dove l’olimpionico Perona si fece conoscere. Squarci di una storia che sembra ripetersi anche se con immagini diverse. Sempre con la fabbrica padrona e la città a sopportarne le angherie.
La fabbrica a Terni come il dissesto idrogeologico in Liguria. Qualcuno si chiederà cosa c’entrano queste storie con il calcio. Forse poco o chissà, magari tanto. Perché la fabbrica resta il simbolo di questa città proprio come la Ternana. Con importanza diversa, per carità. La prima dà lavoro l’altra dispensa momenti di spensieratezza e di orgoglio. Ma tutte e due sono ingredienti irrinunciabili per la vita dei ternani che oggi cercano di ribellarsi con tutte le proprie forze ad un destino a tinte fosche che in tanti avevano immaginato ma che in pochi hanno tentato di scongiurare. E così una buona notizia in arrivo da Chiavari regalerebbe un sorriso a chi sta lottando per il posto di lavoro. Un piccolo sollievo dentro giornate cupe e colme di tensioni. Il calcio non è soltanto sport e businnes. Fazio e i suoi colleghi stanno dimostrando che è pure passione e condivisione. E per questo meritano un applauso o quella stretta di mano forte che si concede all’amico, a chi si mostra solidale nei momenti più duri. Bravi.