Squadra spaventata e sola: i tifosi le stiano vicino per uscire dal tunnel

Squadra spaventata e sola: i tifosi le stiano vicino per uscire dal tunnel

Ora ce n’è abbastanza per avere paura. Ora il baratro è distante solo un passo e l’equipaggio fragile e terrorizzato come mai prima d’ora. Ora il comandante è solo e per la prima volta pare aver smarrito la rotta, confuso lui per primo dai tentativi fatti per portare la barca fuori dai marosi. La sconfitta di Trapani è più di un campanello di allarme, è il segno che qualcosa s’è rotto in questa squadra, qualcosa che va ben oltre la miseria dell’unico punto conquistato in quattro partite. E’ la sensazione che adesso invertire la rotta sarà durissima e che il Carpi arrivi a Terni nel momento peggiore, per la classifica e per la testa di una squadra che in campionato ha già dimostrato tutta la sua fragilità. Perché è una squadra giovane, innanzitutto; perché è una squadra senza veri leader in campo, certo. Ma anche perché è una squadra abbandonata a se stessa che nel momento più complicato avrebbe bisogno di una dirigenza e una società in grado di fare da parafulmine, rassicurare e dare coraggio. Inutile aspettarsi questo da via Aleardi dove ormai la smobilitazione è stata dichiarata da tempo assieme alla voglia di disimpegno del patron Longarini.

La squadra è sola e solo è mister Tesser, ed è questo  il dato più preoccupante. Ce ne fosse stato bisogno, il mercato di gennaio lo aveva detto benissimo. C’era molto da fare e nessuno ha fato nulla. Si poteva correre ai ripari, a via Aleardi nessuno ci ha neanche provato. E che l’ordine sia arrivato da Roma, non è affatto un attenuante. L’Entella ad esempio prendeva Sforzini, sei gol in sei partite. Il Perugia Ardemagni e Faraoni, già cinque gol in due. Il Pescara si aggiudicava Sansovini, sei gol in sette partite. Tutte squadre che, guarda caso, a mercato concluso hanno cambiato marcia. A Terni invece arrivavano Milinkovic e Dugandzic, stranieri a impatto zero,  e nessuno a puntellare una difesa falcidiata dalla lungodegenza di Masi e dalla “latitanza” di Ferronetti.

 Ciascuno è artefice della propria sorte, scrivevano i latini e il punto in cui siamo non è un accidente o una conseguenza di sfortuna improvvise. Tutt’altro. I segnali c’erano già tutti e tutti li avevano visti. Chi poteva correre ai ripari, a Roma o in via Aleardi, ha preferito non farlo in  nome del risparmio  e del disimpegno più volte annunciato. Anche in questi giorni, soprattutto in questi giorni.

Anche all’andata in questo stesso momento della stagione la Ternana era precipitata ad un passo dai play out. Stessi risultati (sconfitte con Entella, Livorno e Trapani, ma i rossoverdi persero anche a Carpi e pareggiarono in casa con il Cittadella), stessa sensazione di smarrimento e confusione, identiche le critiche a Tesser e gli infortuni in serie. Per venirne fuori servì l’impresa di Bari, i tre punti ritrovati e una convinzione di nuovo solida. Servirono carattere, grinta e voglia di combattere fino alla fine. Ingredienti che anche adesso potrebbero invertire la rotta di un campionato tornato a farsi in salita quando tutto l’ambiente faceva i conti per traguardi diversi, più nobili e francamente illusori. Ma visto che la squadra e il tecnico sono soli, bisogna allontanare la tentazione di voltargli spalle e smettere di accompagnarli fino alla fine. Serve un patto fra città e squadra, un’alleanza da rinsaldare per stringersi ancora di più adesso che è più difficile e più pericoloso. La salvezza è l’obbiettivo, oggi come in estate. Chi poteva fare qualcosa per renderla più facile non l’ha voluto fare. Restano la squadra e i tifosi: gli unici a cui forse sta davvero a cuore la permanenza in serie B. Dimostriamolo insieme, adesso che il baratro è ad un passo solo.