A Terni come a Modena, vincere per non dover far conti
Vietato fare i conti, una volta di più. Vietato cullarsi su incroci e statistiche che dicono che per la salvezza basterebbe quasi sicuramente un punto, o che ci si potrebbe addirittura salvare anche sconfitti. Gli unici ingredienti necessari per mettere al sicuro la serie B sono la vittoria e la grinta vista a Modena. Non i risultati degli altri, non le classifiche avulse o peggio ancora la speranza di incontrare un Varese demotivato e senza stimoli. Fare conti o sperare in un regalo altrui sarebbe folle E la fortuna, quest’anno, non sembra affare su cui la Ternana possa contare. Meglio giocare per vincere, riscattare in una sera le dieci sconfitte già incassate al Liberati, bissare l’impresa del Braglia e lasciare agli altri il compito di incrociare numeri e statistiche. A Terni come a Modena, con la stessa concentrazione, la stessa grinta e la stessa qualità che è servita ad uscire da un buco nero in cui la squadra di Tesser si era infilata da un mese buttando all’aria quasi tutto ciò che di buono si era costruito fin lì.
Perché le lacrime di Felipe Avenatti a fine partita sabato sono lo specchio di tutta la Ternana che ha ritrovato quella vittoria che mancava dall’11 aprile, dallo 0-1 di La Spezia. Anche in quella occasione il gol della vittoria portava la firma dell’attaccante uruguaiano, e sappiamo tutti che non è un caso. Cinque settimane di digiuno di Felipe e zero vittorie rossoverdi in altrettante partite. Cinque settimane senza i gol di Avenatti e la Ternana che resta all’asciutto fatta eccezione per la rete fortunosa di Valjent a Lanciano. Non è un caso, e non sono soltanto i numeri a dirlo. Perché il destino di questa squadra, e la sua capacità di viaggiare tenendo la testa fuori dall’acqua senza rischiare di andare a fondo, sono dipesi per tutta la stagione dalle fortuna in area di Avenatti, dalle sue prodezze e dai suoi alti e bassi. Lo dimostrano ancora una volta i dati. Quando segna Felipe, questa squadra non perde mai: dieci gol in altrettante partite per sette vittorie e tre pareggi. Dieci gol, otto dei quali decisivi per il risultato finale, che sono valsi 22 dei quarantotto punti attuali delle Fere. Discutere un attaccante così, allora, è follia ma lo è molto meno criticare un giocatore che, pur con mezzi tecnici fuori dall’ordinario, nei mesi decisivi si è troppo spesso chiuso in se stesso, lontano dalla forma migliore e da un’accettabile voglia di essere protagonista. Avenatti è così, e questo è il suo limite più grosso, il discrimine che adesso lo separa ancora dall’essere il campione che tutti pensiamo un giorno sarà. Ma è comunque abbastanza per salvare questa squadra, seppur all’ultimo tuffo, all’ultimo respiro. Per questo venerdì, nei novanta minuti che valgono una stagione, i suoi gol serviranno ancora. Per l’ultima vittoria prima di chiudere la stagione e forse, a sentire le voci di mercato che già lo circondano, la sue esperienza in rossoverde. Perché quanto fatto merita un saluto all’altezza e soprattutto un ricordo senza macchie.
Perché accada, perché la Ternana possa chiamarsi fuori dalla lotta per non retrocedere con le proprie forze, senza dover aspettare sperando i risultati degli altri, occorrerà una vittoria e tutta la grinta vista sabato a Modena. Tutta quella carica e concentrazione che Lito Fazio ha impersonato nei 90 minuti del Braglia e in quella palla spinta in rete con cattiveria per riaccendere una speranza ridotto al lumicino dallo sfortunato autogol di Meccariello. E anche questo vogliamo credere non sia un caso, perché se c’è qualcuno in rosa cui questa squadra deve somigliare è proprio il suo capitano, la sua grinta, la sua capacità di metterci la faccia nei momenti difficili e il suo attaccamento ad una maglia diventata una seconda pelle in 136 partite e a una città diventata casa dopo quattro stagioni. OA proposito, ora in testa c’è solo il Varese ma poi sarà il caso che qualcuno a via Aleardi si svegli e rinnovi il contratto di Fazio senza aspettare un minuto in più.
Servirà questo e molto altro, dicevamo, perché il Varese ha dimostrato di voler onorare questo campionato fino in fondo nonostante una retrocessione matematica arrivata due settimane fa e una situazione societaria da mesi sull’orlo del collasso. Chiedere conferma al Pescara, ventinove punti in trasferta conquistati fin qua che ne fanno la terza potenza del campionato dopo Carpi e Bologna lontano dalle mura di casa (la Ternana è quarta a quota 28), che sabato a Varese si è forse giocata le residue speranze di play off.
Novanta minuti, ancora novanta minuti di sofferenza. Ad inizio stagione, forse, in molti avrebbero firmato per trovarsi oggi in questa situazione. Nel corso dell’anno, invece, qualcuno ha accarezzato addirittura l’idea di poter aspirare a qualcosa di più. Illusioni, pensieri che conteranno solo al momento di fare i bilanci. Prima c’è una categoria da mantenere per la città, per la sua tifoseria, per una squadra che pur con i suoi limiti ha saputo rialzarsi nei momenti più duri e per un allenatore che non ha mai mollato né mai perso la testa. Novanta minuti per una vittoria e la salvezza. A Terni come a Modena.