Incontro con un ex-rossoverde: Franco Liguori
Un qualsiasi pomeriggio domenicale dell’autunno del 1965: sul campo di Viale Brin, per tutti i ternani “La Pista”, undici uomini affrontano altrettanti avversari. Tra coloro che vestono quelle maglie così affascinanti, dai colori sgargianti rosso e verde, c’è un giovane calciatore che corre per tutto il campo con una forza e lucidità che ha quasi dell’incredibile! E’ un ragazzo cresciuto in formazioni minori della città ma che solo due anni prima era stato acquistato con la speranza di vederlo un giorno in prima squadra. Promessa mantenuta, il suo nome è Franco Liguori.
Liguori nasce a Napoli nel 1946, ma giovanissimo si trasferisce a Terni, dove al papà, ufficiale dell’Esercito, gli era stato affidato il comando della Scuola Allievi Armatori.
La passione per il calcio già lo aveva preso da tempo, come accadeva un po’ a tutti i bambini di quel periodo, ed appena arrivato nella nostra città trova il modo di iscriversi ad una società sportiva locale, da dove inizia una trafila, prima con la Società “Sole Nascente” e quindi con la “Virtus Terni”, che lo porta presto alle attenzioni dei dirigenti della Ternana, che riescono ad acquistarlo con uno sforzo economico non indifferente per quell’epoca.
Anche qui inizia con la squadra Juniores, dove mette in mostra tutto il suo valore, realizzando una valanga di goal. L’esordio in prima squadra in una gara ufficiale avviene nel campionato di serie C 1965-’66, con alla guida Mister Caciagli prima, e Cioni poi. Un campionato che vede la Ternana piazzarsi al terzo posto.
Le stagioni che seguono portano Liguori ad affermarsi sempre più, in campionati che vedono la Ternana piazzarsi sempre in buone posizioni. Ma soprattutto nel campionato 1967-’68 è uno degli artefici principali della promozione in serie B della squadra rossoverde, con alla guida il mitico “Maestro” Corrado Viciani.
La carriera sempre in crescendo lo vede protagonista con la maglia delle Fere nelle due stagioni di serie B successive, al punto che diverse squadre di serie A lo cominciano a seguire. E’ il Bologna ad assicurarsi le sue prestazioni nella stagione 1970-’71, dove ha modo di mettersi in luce, al punto tale che comincia ad interessarsi a lui anche il CT della Nazionale.
Ma il destino è spesso amaro, e dietro l’angolo, nel momento che tutto sembra girare a meraviglia, ecco arrivare un gravissimo infortunio, che lo porta alla sospensione della carriera, anche se poi tornerà a giocare ancora con la maglia del Bologna, e poi con quelle di Foggia e Brindisi. Un maledetto pomeriggio di Gennaio 1971, nel tempio del calcio, a San Siro di Milano, uno scontro di gioco con il milanista Romeo Benetti risulterà essere l’inizio di un calvario che lo avrebbe estromesso per sempre dal grande calcio.
Successivamente inizierà una carriera come allenatore che lo vedrà in piazze importanti, fino ad entrare nel giro della Nazionale Italiana Under 21.
Negli anni ’90 fonda la “Scuola Calcio Franco Liguori- A.S.D Terni Est”, di cui ancora oggi è il Direttore Responsabile.
Oggi vive a Terni, dove segue ancora con tanta passione di tifoso le sorti della squadra rossoverde.
1) Signor Liguori, c’è un momento chiave che ricorda della sua infanzia, che è decisivo per la sua scelta di voler diventare un calciatore?
Mio padre, che era un militare di carriera, quando io ero ancora un dodicenne, venne trasferito a Verona e nella sua Compagnia aveva due calciatori dell’Hellas Verona, Società che all’epoca militava in serie A: i fratelli Stefanini. Grazie a loro cominciai la domenica a fare il raccattapalle per conto della Società scaligera. Fu proprio in quel modo che mi innamorai del calcio. Ma il momento per me più emozionante fu quando mio padre, che era sempre stato un po’ restio a farmi giocare a calcio, mi regalò un pallone. Me ne innamorai così tanto che veramente ci andavo anche a dormire la sera!
2) La sua famiglia l’aiutò nella sua passione per il calcio o ne subì la sua ferma determinazione?
Diciamo che non mi ostacolarono, però ad un patto molto chiaro: prima dovevo pensare allo studio e solo dopo potevo pensare a giocare a calcio. Nonostante questo però, ricordo che appena avevo la possibilità di uscire da casa, il primo pensiero era quello di correre in cortile a giocare con i miei amici, dove ingaggiavamo epiche “battaglie” tra la squadra dei figli degli ufficiali contro quella dei figli dei sotto-ufficiali!
3) Chi erano i suoi idoli calcistici da bambino? Aveva i loro poster nella sua cameretta?
Il mio idolo, visto che ero milanista, era Gianni Rivera, anche se in quegli anni era all’inizio della sua carriera. Ammiravo tantissimo anche lo juventino Omar Sivori e, vivendo a Verona, il gialloblù Osvaldo Bagnoli. Però non avevo dei poster di calciatori nella mia cameretta, dato che all’epoca non era così facile come oggi.
4) Lei è arrivato a Terni alla fine degli anni ’50 che era un bambino. Che ricordi ha della città di allora?
Venivo da una grande città come Verona, dove avevo avuto modo di seguire la squadra cittadina che militava in serie A. Grazie anche al fatto che avevo conosciuto alcuni giocatori della squadra, che svolgevano il servizio militare alle dipendenze di mio padre. Quando arrivai a Terni trovai una città ancora in fase di ricostruzione, ed ovviamente una città molto più piccola di Verona, con una realtà industriale che non avevo conosciuto nella città scaligera.
5) Arrivò alla Ternana dopo esser passato da due altre società calcistiche della città. Come fu l’impatto con la nuova realtà?
All’inizio fu difficoltoso dato che non ero intenzionato ad andare a giocare con la Juniores della Ternana, perché con la Virtus giocavo in Promozione ed avevo realizzato un gran numero di goal, giocando nel ruolo di centravanti. Quindi dopo un primo momento di adeguamento mi inserii molto bene con i miei compagni, al punto che riuscimmo a vincere il campionato regionale, con successiva fase finale nazionale a Cividale del Friuli e Pordenone.
6) L’esordio ufficiale in maglia rossoverde della prima squadra avvenne nel campionato 1965-’66 (Pistoiese-Ternana 0-0, il 19-09-1965). Che ricordi ha di quella partita?
Ovviamente ricordo l’emozione al momento di entrare in campo, come credo sia normale in questi casi. Emozione che poi è sparita appena l’arbitro ha fischiato il calcio d’inizio e da quel momento ho solo pensato a fare del mio meglio.
Ma il timore più grande per me, era quello di essere cosciente del fatto che entravo a far parte di un organico dove c’erano dei compagni più anziani e molto più esperti di me, come Benedetti, Scandola, Vecchiato, Bonassin, Nicolini, Germano: questo mi intimoriva veramente!
7) Proprio in quella stagione realizza anche il suo primo goal con la Ternana (Ternana-Lucchese Libertas 3-1, il 24-04-1966). Ricorda le emozioni di quel giorno?
Il primo goal, come il primo amore, non si dimentica mai! Ricordo soprattutto la soddisfazione nel vedere il pubblico ternano gioire per quel goal e per quella vittoria. Se ci si pensa, questa è l’essenza del gioco del calcio!
8) Allenatore di quella Ternana era Mister Caciagli. Che tipo di allenatore è stato per il giovane calciatore Liguori?
Fu il primo allenatore professionista con cui ho avuto modo di lavorare. Era una persona molto seria e professionalmente preparata, anche se con un carattere molto severo.
9) Il campionato 1967-’68 probabilmente fu il più esaltante della sua carriera in rossoverde. Mi può raccontare che ricordo ha di quella promozione?
Fu un campionato esaltante, anche se le prospettive iniziali non erano sicuramente delle migliori a causa dell’inserimento della Ternana nel girone meridionale della serie C anziché in quello centrale, dove aveva giocato nei 3 campionati precedenti. Sicuramente un girone molto più difficile da affrontare per le condizioni ambientali in cui spesso si doveva giocare, al punto tale che due giocatori appena acquistati (Goffi e Grilli) decisero di rescindere il contratto e tornare alle squadre di provenienza.
Certamente un campionato molto duro e che si risolse solo all’ultima giornata in quel di Salerno, dove con un pareggio avemmo la certezza matematica della vittoria del campionato.
Ricordo ancora l’emozione nel ritornare in città da Salerno, dove già ad Orte c’erano centinaia di tifosi che ci scortarono fino in città, dove iniziarono i festeggiamenti che proseguirono per settimane.
10) Il campionato successivo (1968-’69), quello di serie B dopo venti anni dall’ultima volta, fu l’ultimo giocato al campo di Viale Brin. Per l’occasione vennero fatti dei lavori di ammodernamento, con le due curve molto più grandi e capienti e con i tifosi vicinissimi al campo di gioco. Quanta forza vi dava il tifo rossoverde quando scendevate in campo?
Era una cosa indescrivibile! Il pubblico era a un metro dalla porta e questo significava uno stimolo incredibile per Germano, il nostro portiere, ma soprattutto “un inferno” per il portiere avversario, dato che i tifosi facevano spesso di tutto per infastidirlo, con vari mezzi, come suonare le rumorosissime trombe o battere sulle tavole dei gradoni degli spalti, producendo un rumore assordante.
Giocare in quel campo è stato veramente appassionante e sono rammaricato per la triste fine che gli è stata riservata, una cosa secondo me inconcepibile! Ogni volta che passo lì davanti ho una fitta al cuore e mi giro dall’altra parte, tanta è la tristezza nel vedere come è ormai ridotto.
11) In quella stagione lei fu il protagonista indiscusso in una delle partite che ancora oggi i tifosi ricordano con più emozione. Infatti il 03-11-1968 a Terni arrivava la Lazio, la formazione super-favorita nei pronostici per la promozione in serie A, ma lei con la sua doppietta ruppe le uova nel paniere dei sogni biancocelesti (Ternana-Lazio 2-0). Cosa ricorda di quella giornata entusiasmante?
Un ricordo indelebile! Di quella giornata ricordo ogni piccolo particolare, anche i passaggi fatti tra noi giocatori rossoverdi.
La Lazio, di Chinaglia e Wilson, in quella stagione era la squadra favorita per la vittoria finale del campionato e arrivò a Terni con la convinzione di fare della Ternana la vittima sacrificale, prendendo anche in giro l’intero ambiente rossoverde, con frasi del tipo “andiamo a vincere al campetto”.
Questo fatto ci diede una spinta maggiore e giocammo con tutta la forza di cui eravamo capaci. I miei due goal arrivarono su dei cross laterali di Cardillo, che fece letteralmente impazzire gli avversari sulla sua fascia destra, ed io riuscii a buttare dentro la palla, con una soddisfazione enorme da parte mia ed ovviamente di tutto l’ambiente, nonostante avessi subito precedentemente un infortunio ad un occhio dopo un calcione di Governato.
Dopo quella doppietta i romanisti cominciarono a prendere in giro i cugini della Lazio con la battuta, entrando nei bar: “Due Liguori per favore!”
12) Che rapporto c’era con la tifoseria in quel periodo?
In quel periodo il rapporto con i tifosi era veramente di complicità. Un rapporto costante, dato che spesso noi calciatori frequentavamo bar e ristoranti della città, in particolare nella zona di Piazza Valnerina, che all’epoca era un po’ il fulcro della tifoseria. Vivevamo veramente in simbiosi con i tifosi.
13) Nel campionato 1969-’70 venne ceduto al Palermo in serie A, ma dopo poco fu costretto a fare ritorno a Terni. Mi racconta cosa successe?
Successe che il Palermo, Società di serie A, non aveva pagato la fidejussione per alcuni giocatori acquistati, tra i quali c’era anche il sottoscritto. Quindi dovetti rientrare alla Società di appartenenza. Fu in quel momento che dovetti prendere una decisione importante per la mia carriera calcistica, perché fui messo di fronte ad una scelta che avrebbe poi potuto condizionare il mio avvenire. Il Presidente Dott. Manini e il vice-Presidente Taddei mi informarono correttamente che ero stato acquistato dal Verona, sempre in serie A, e che se avessi voluto sarei potuto andare immediatamente. Però con il mio rientro a Terni, Landoni, che era stato inserito nel contratto del mio trasferimento al Palermo, dovette rientrare, lasciando così la Ternana senza un centrocampista di ruolo. A quel punto decisi di rimanere a Terni, con la formula del prestito, perché se io avessi lasciato, la Ternana avrebbe avuto una carenza di organico nel mio ruolo. Una scelta fatta sicuramente con il cuore e certo non con il portafoglio!
14) Proprio in quella sua ultima stagione in maglia rossoverde si tolse anche la soddisfazione di realizzare una rete nel derby del Santa Giuliana (Perugia-Ternana 1-1, 05-04-1970). Ricordi particolari di quella giornata?
In quegli anni frequentavo l’Università a Perugia e spesso ero oggetto di scherzi da parte dei miei compagni di Facoltà perugini, vista la mia militanza in rossoverde. Ovvio che la soddisfazione fu grandissima quando il giorno dopo di quel derby mi presentai in Facoltà e tutti loro dovettero subire le mie parole di scherno!
Quando successivamente sono tornato a Perugia da avversario, nella mia carriera di allenatore, i tifosi biancorossi ancora ricordavano quel goal e spesso sono stato oggetto di cori non certo amichevoli.
15) Nei suoi anni in casacca rossoverde ha avuto diversi allenatori, compreso Corrado Viciani? Mi spiega la differenza tra loro, per quanto riguarda l’aspetto tecnico ed umano?
Dopo Caciagli arrivò alla guida della squadra Cioni che avevo già avuto nel settore giovanile. L’anno seguente arrivò Nay e quindi nel 1967-’68 Mister Viciani, con il quale vincemmo il campionato di serie C e partecipammo con lui l’anno successivo a quello di serie B. L’ultimo anno a Terni l’allenatore fu Mister Pinardi che si dimise dopo poche partite e al suo posto subentrarono Montanari e Fortini, quest’ultimo facente già parte del settore giovanile.
Di Cioni ho un buon ricordo perché fu proprio con lui che iniziai a giocare in maniera costante. Di Nay invece il ricordo non è molto sentito dato che con lui non ci fu mai un grosso feeling. Alla fine di quel campionato la Società mi propose di andare alla Torres, che io però rifiutai, e per questo motivo venni messo fuori rosa. Fu proprio grazie a Mister Viciani che venni reinserito in prima squadra. Con lui invece il feeling fu ottimo dato che era un allenatore molto preparato, con idee sicuramente innovative, al punto che con lui vincemmo subito il campionato ed approdammo in serie B. Era sicuramente all’avanguardia, tanto che ancora oggi se ne parla come colui che inventò il famoso “gioco corto”.
16) L’anno successivo approdò finalmente in serie A, a Bologna. Continuava una carriera sempre in crescendo. Poi quel “maledetto” pomeriggio nebbioso, a Milano……
Vuole raccontare che successe e cosa rappresentò per lei?
L’estate del 1970 fu per me un momento importante per la mia vita privata, dato che mi sposai. Andai in viaggio di nozze a Riccione per avere la possibilità di stare vicino a Bologna dato che sapevo della trattativa in atto tra il Verona ed il Bologna. Venni quindi a sapere del mio trasferimento al Bologna con molta soddisfazione. Ero finalmente in serie A, in una piazza prestigiosa. L’allenatore Fabbri mi aveva inserito nella squadra e giocavo costantemente, vincendo anche la Coppa Italo-Inglese contro il Manchester City. Ricevetti la telefonata dal CT della Nazionale Valcareggi, per la partita con la Svizzera. Ma prima di quella partita il mio Bologna doveva giocare a San Siro contro il Milan. In una fase di gioco un intervento “abbastanza rude” di Benetti mi causò la rottura di tutti i legamenti del ginocchio destro. All’epoca una cosa del genere comportava molto spesso la fine della carriera. Nel mio caso per fortuna non fu così perché andando ad operarmi a Lione da uno dei migliori specialisti d’Europa, mi permise di ritornare a giocare, e dopo 6 mesi tornai in campo, nella partita contro il Napoli.
17) In seguito a quell’episodio la sua carriera prese purtroppo un’altra direzione. Quanto rammarico c’è ancora? Ho giocato ancora due anni nel Bologna, poi nel Foggia in prestito, ancora in serie A, quindi sono a tornato a Bologna ed a metà stagione sono stato ceduto al Brindisi in serie B, dove ho militato per due anni.
Il rammarico consiste nel fatto che quell’incidente non mi permise di sapere dove sarei potuto arrivare nella mia carriera calcistica.
18) Dopo l’esperienza Bologna la sua carriera continuò in società di serie A e B. Erano gli anni ’70 e la Ternana militava in quella categoria. Non le è mai capitata l’opportunità, o avuto comunque il desiderio, di tornare a vestire la maglia delle Fere?
Non è che io non avessi quel desiderio ma il fatto fu che la Ternana non mi volle. Addirittura la Società prima mi prospettò il ritorno in maglia rossoverde e per questo motivo io acquistai il mio cartellino alla cifra di dieci milioni di lire, il prezzo di un appartamento all’epoca, poi mandò tutto all’aria!
Per la delusione di questo comportamento decisi così di chiudere la mia carriera di calciatore.
Una ferita ancora non rimarginata! E purtroppo non l’unica da parte della Ternana.
19) Una volta chiuso con il calcio giocato lei inizia una lunga carriera di allenatore che la porterà a sedersi su molte panchine d’Italia. Come giudica oggi questa esperienza?
Un’esperienza fantastica, probabilmente la più bella della mia carriera nel mondo del calcio. Credo di essere nato allenatore, tanto mi piaceva! Dedicavo 24 ore su 24 del mio tempo alla squadra che allenavo e la cosa più appagante era il rapporto che instauravo con i miei giocatori, con moltissimi dei quali ancora sono in contatto.
Quando smisi con il calcio giocato la mia famiglia mi chiese cosa avessi intenzione di fare a quel punto della mia vita. Avevo la possibilità di entrare a lavorare in banca, però non ebbi dubbi e dedicai tutto me stesso alla professione di allenatore. Dopo tanti anni non ho nessun tipo di rammarico per la scelta che feci all’epoca.
Il ruolo dell’allenatore è molto più complicato di quello del calciatore. Quest’ultimo deve “solo” pensare a dare il massimo in campo, invece un allenatore ha mille aspetti da dover seguire: il rapporto con i giocatori, con i dirigenti, con i tifosi, ecc. Molto più impegnativo, ma anche per questo molto più soddisfacente.
20) Proprio nel ruolo di allenatore in seconda lei ricoprirà per tre stagioni questa carica nella Ternana, alla fine degli anni ’70, con i mister Marchesi, Ulivieri e Santin. Un’esperienza dove per lei prevalse più l’amore per la maglia o la voglia di emergere in quel ruolo, od entrambi?
Naturalmente la soddisfazione di iniziare la mia nuova carriera nella Ternana era grande, ma io avevo tutta l’intenzione soprattutto di fare l’allenatore.
Fu Marchesi a volermi nella Ternana come suo vice e l’esperienza fu molto positiva. Molto meno con Ulivieri, il quale mi considerava pochissimo.
21) Nella stagione 1992-’93 lei farà ritorno sulla panchina rossoverde per undici partite in qualità di allenatore titolare, subentrando a Mister Claguna, a sua volta poi sostituito dallo stesso. Purtroppo quella fu una stagione maledetta con una Società in dissolvimento. Che esperienza ne trasse come uomo e come professionista?
Tutto il discorso era cominciato nella stagione precedente perché quando Gelfusa rilevò la Ternana da Gambino la trattativa la feci io, visto che avrei dovuto assumere l’incarico di Direttore Generale e scelsi Clagluna come allenatore, con il quale c’era un rapporto di amicizia fin dai tempi della Sambenedettese negli anni ‘80. Andammo a Roma a firmare il contratto con Gelfusa, il quale mi offrì un contratto con una cifra più che generosa, ma in quella occasione Clagluna pretese che io, come Direttore Generale, non mi sarei mai dovuto far vedere al campo. A quel punto mi alzai e me ne andai lasciando tutti lì. Poi come andarono successivamente le cose ormai è storia.
Nella stagione successiva, dopo aver vinto il campionato di serie B, la Società fece dei contratti a diversi giocatori con cifre astronomiche ma i risultati furono quelli sotto gli occhi di tutti. Fu a quel punto che il Presidente Gelfusa mi cercò proponendomi la panchina, che io accettai molto volentieri, però feci l’errore di accettare la conferma dell’intero staff tecnico che c’era e questo si dimostrò poi un errore imperdonabile.
Ad un certo punto, quando mi venne chiesto pure chi far scendere in campo, mi rifiutai ed al termine di quella partita (Ternana-Cremonese 1-2, il 17-01-1993) decisi di mollare: la misura era più che colma!
22) Nell’estate del 1993, dopo il fallimento societario del Presidente Gelfusa, lei si impegnò in tutte le maniere per salvare la Società. Ci vuol ricordare come si svolsero gli eventi che portarono purtroppo alla cancellazione dai campionati con successiva ripartenza dalla serie D?
Fui coinvolto da Pileri, cugino di mia moglie, il quale aveva intenzione di prendere la Ternana per salvarla e farla partecipare al campionato di serie C. Io avrei dovuto rivestire, anche in questo caso, il ruolo di Direttore Generale e presi Tobia come allenatore e Janich come Direttore Sportivo, con il quale andammo a Milano per il mercato estivo.
A quel punto però ci fu l’ingresso in Società di personaggi non molto graditi dal sottoscritto e cominciai ad avere dei forti dubbi sul proseguimento di quell’impegno preso. Pochi giorni dopo mi arrivò una lettera di Pileri che mi diceva che la Società era stata ceduta all’imprenditore Fedeli, il quale decise di farmi fuori.
Fu in questo modo che finì la mia avventura in rossoverde.
23) Dal 1996 al 2005 lei entrerà anche a far parte della Nazionale Under 21, prima come assistente dell’allenatore e poi come osservatore. Che esperienza è stata questa per lei?
Un’esperienza fantastica! Io vivevo lo spogliatoio ed il campo durante i raduni e le partite, mentre durante la settimana andavo a vedere le partite di serie A e B, in Italia ed in Europa, per osservare i giovani più interessanti. In quei dieci anni ho collaborato con i diversi mister che si sono succeduti sulla panchina: Giampaglia, Tardelli e Gentile.
Ho partecipato anche a due Olimpiadi, a Sydney (Australia) nel 2000 e ad Atene (Grecia) nel 2004.
24) Sempre nel 1996 lei fonderà nella nostra città la “Scuola Calcio Franco Liguori- A.S.D Terni Est”, di cui ancora oggi è il Direttore Responsabile. Si può senz’altro dire che ha il polso della situazione per quanto riguarda il calcio giovanile odierno. Come e quanto è cambiato da quello dei suoi tempi? Pregi e difetti: dove si può migliorare?
Il mondo del dilettantismo è completamente diverso da quello del professionismo. Il problema spesso non sono i bambini ma sempre più spesso i loro genitori, i quali non vedono il calcio come un modo per far divertire i propri figli ma piuttosto per vederli sempre protagonisti, non accettando così la panchina o l’esclusione per qualche minuto in più dal campo di gioco.
Io ho sempre seguito una linea di condotta per cui ad inizio stagione parlo chiaro con i genitori su questo aspetto e di conseguenza ho spesso prevenuto tali problematiche.
A questo c’è da aggiungere che a volte può capitare anche di avere delle incomprensioni con gli allenatori di questi bambini, i quali si sentono degli allenatori “arrivati”, creando ulteriori problemi.
Tutto questo un tempo invece non accadeva perché era sufficiente avere un piccolo spazio per poter dare quattro calci ad un pallone per far felice un bambino.
25) Oggi, a quasi 50 anni dal suo addio come calciatore alla maglia delle Fere, qual è il primo pensiero che le viene in mente quando sente nominare la parola “Ternana”?
In questi ultimi anni mi sono molto distaccato rispetto alla Società e quello che mi rimane sono solo i ricordi ed il buon rapporto con molti tifosi dell’epoca. Fino a qualche anno fa a noi ex-calciatori rossoverdi residenti a Terni e circondario veniva offerto l’abbonamento, grazie all’interesse della Signora Manini, all’epoca Responsabile alle Relazioni Esterne della Società. Oggi questo non accade più.
Tutto questo mi dà la triste sensazione di essere stati dimenticati e che quello che abbiamo fatto noi calciatori della Ternana di 50 o 40 anni fa sia caduto nell’oblio.
Veramente molto triste.
La carriera di Liguori in rossoverde:
1963-’65: (giovanili)
1965-’66(Serie C): Presenze in campionato:15,Goal realizzati:2
1966-’67(Serie C): Presenze in campionato:19,Goal realizzati:1
1967-’68(Serie C): Presenze in campionato:29,Goal realizzati:3
1968-’69(Serie B): Presenze in campionato:36,Goal realizzati:5 Presenze in Coppa Italia: 3, Goal realizzati: 0
1969-’70(Serie B): Presenze in campionato:33,Goal realizzati:3 Presenze in Coppa Italia: 0, Goal realizzati: 0
La carriera di Franco Liguori (calciatore):
195?-‘60: Verona (giovanili)
1960-‘61: Sole Nascente Terni (giovanili)
1961-‘63: Virtus Terni (Promozione Regionale)
1963-’65: Ternana (giovanili)
1965-’70: Ternana (serie C e B) Presenze: 130 Goal: 13
1970-’73: Bologna (serie A) Presenze: 23 Goal: 0
1973-’74: Foggia (serie A) Presenze: 26 Goal: 0
1974-’76: Brindisi (serie B) Presenze: 43 Goal: 0
La carriera di Franco Liguori (allenatore):
1976-’77: Elettrocarbonium Narni (serie: Promozione regionale)
1977-’80: Ternana (vice-allenatore)
1980-’81: Pisa (responsabile settore giovanile)
1981-‘82: Bologna (responsabile settore giovanile e poi allenatore prima squadra serie A)
1982-‘83: Bologna (responsabile settore giovanile)
1983-‘84: Benevento (serie C1)
1984-‘85: Sambenedettese (serie B)
1985-‘86: Cavese (serie C1)
1986-‘87: Cosenza (serie C1)
1987-‘88: Casertana (serie C1)
1988-‘89: Torres (serie C1)
1989-‘91: Palermo (serie C1 e B) (promozione in serie B nel secondo anno)
1991-‘92: Monopoli (serie C1)
1992-‘93: Ternana (serie B)
1995-‘96: Cavese (serie D)
1996-‘99: Nazionale Under 21 (assistente allenatore)
1999-‘05: Nazionale Under 21 (osservatore)
Il palmarès di Liguori calciatore:
1 campionato di serie C vinto con la Ternana (1967-’68)
1 Coppa di Lega Italo-Inglese con il Bologna (1970)
Il palmarès di Liguori allenatore:
1 campionato di serie C vinto con il Palermo (1990-’91)
Marco Barcarotti
(intervista realizzata nell’Ottobre 2018)
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