La Ternana che sta nascendo: una (piacevole) novità

La Ternana che sta nascendo: una (piacevole) novità

La Ternana sta prendendo decisamente forma, e la forma che sta assumendo, senza dover per forza cavalcare animi trionfalistici, ha dei contorni molto definiti e decisamente chiari. Al 10 luglio è raro trovare una squadra che abbia una fisionomia precisa, che abbia bisogno soltanto di alcuni ritocchi (e alcune occasioni da cogliere nel finale di mercato) per avere una faccia definitiva.

La Ternana ha dimostrato veramente di aver cambiato pelle e di aver cominciato le cose nella maniera giusta. Questo significa che ha imboccato la strada giusta? Sì. Significa che vincerà il campionato? No.

Ma c’è un disegno. Un disegno preciso, una linea direttrice che non si basa sull’improvvisazione del primo anno di Unicusano a Terni, quando si pensava di poter addirittura arrivare ai playoff con una squadra zeppa di scommesse e un allenatore tanto esordiente quanto personaggio. Non si è basata sulle idee (e la professionalità) di un gruppo di lavoro che si è sfaldato ai primi caldi della stagione, polverizzato poi dal caos (e vuoto di potere) nella seconda parte della stagione.

La squadra, lo spogliatoio, i giocatori respirano la società. Sono l’espressione della società.

Non è banale che Bandecchi abbia assunto in prima persona la guida della squadra. E’ letteralmente fondamentale. E non è una questione di soldi, ma di mentalità. La squadra lo conosce, lo ha conosciuto da subito e sa che non scherza. Bandecchi è persona seria, imprenditore di successo. Possono non piacere a parte della tifoseria alcuni eccessi del suo carattere, ma non si può mettere in discussione la sua coerenza e la sua forza di volontà.

Gallo e Leone sono stati confermati, dopo una stagione da dimenticare. E’ stato dato fiducia a un gruppo di lavoro che ha operato in mezzo a difficoltà non preventivabili. Un azzardo? Per chi conosce gli uomini no. Ma questa è la prima vera scelta che ha fatto Bandecchi, dopo aver lavorato al fianco di queste persone per 4 mesi. E probabilmente ne ha conosciuto prima i difetti che le virtù.

Da questo è partita la Ternana: dai suoi difetti. Che sul lato tecnico Leone ha cercato di limare, eliminare, levigare, togliere. Facendo leva sulla propria idea di calcio: un gruppo granitico di persone, di uomini, determinati. Pronti a mettere il noi davanti all’io.

La squadra tecnicamente è migliorata. I titolari dello scorso anno, quelli che sono rimasti, almeno sulla carta, non sono più tali. Come minimo dovranno sudare per arrivare a essere scelti. Si è creata competizione vera in ogni ruolo. Con giocatori di esperienza che però non inseguissero il contratto della vita. Nessuna comfort zone: voglia di riscatto. E uomini fidati, già conosciuti. Osservati anche durante l’ultima parte della stagione, altrimenti non arrivi a chiudere tutti questi giocatori in poco tempo.

Ora la parola passa al campo, come sempre. Ma alzi la mano chi si ricorda una Ternana così unita – negli intenti – e una rosa così pronta al 10 luglio.

Non era successo neanche sotto la gestione Cozzella-Toscano (altra filosofia di fondo), con una proprietà sempre lontana. Forse bisogna tornare a Capozucca-Beretta (con Agarini molto presente sul territorio) o Osti-Delneri (già con Gianni), almeno a memoria di chi scrive.

Il calcio non è fatto di fuochi di paglia. Di scommesse da vincere. Il calcio, fatto nel miglior modo, è fatto di programmazione. Di visione comune. Di investimenti intelligenti sulle infrastrutture. Di condivisione di idee e di strategie comuni. La presunzione di essere più bravi degli altri, più furbi degli altri, di avere la soluzione in tasca (magari guardando da osservatore esterno) è sempre stata una zavorra.

Lo ha capito anche Bandecchi. Che si è addossato anche troppe responsabilità in questi ultimi due anni, e che ha pagato sulla propria pelle la scottatura delle delusioni.

Quest’anno la Ternana vince il campionato? Non si può sapere, nessuno lo sa. Andrà ai playoff? Magari sì. Ma per l’impostazione che ha dato Bandecchi e poi trasmessa da Tagliavento, Leone e Gallo alla squadra non si camminerà senza bussola. CI vuole pazienza per costruire, non bisogna avere fretta. Bisogna soltanto avere le idee chiare.