Resta l’incognita sul futuro dei campionati: serie C non può decidere in autonomia

Quello che emerge dall'Assemblea di LegaPro di quest'oggi, tenuta in videoconferenza dal momento che è ancora in atto l'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 con conseguente isolamento e distanziamento sociale, è che certamente la serie C non deciderà (perchè non è possibile) il futuro della sua stagione in autonomia. 

Per il momento, infatti, l'unica decisione in tal senso è quella di prorogare lo stop ad ogni attività sportiva, ivi compresi gli allenamenti, al prossimo 13 aprile, in conformità all'ultimo Decreto Legge del Presidente del Consiglio, emesso i giorni scorsi. Ovviamente la decisione sulla possibilità di chiudere anzitempo e in maniera definitiva i campionati calcistici italiani spetterà, nel caso, alla Figc, il tutto mentre il presidente del Coni Giovanni Malagò annuncia che il calcio italiano sarebbe, secondo le sue fonti, orientato a tornare in campo il 20 maggio, sempre se l'emergenza per la pandemia sarà rientrata per tale data. 

Una affermazione che, a quanto emerge dalle prime indiscrezioni provenienti dall'Assemblea di LegaPro, non andrebbe di pari passo con quello che auspicherebbero le società di serie C. Il presidente del Potenza Salvatore Caiata, ai microfoni di TuttoC, ha dichiarato chiaramente che i presidenti della serie C sembrerebbero tutti convinti dell'impossibilità di tornare in campo: "Tutti i presidenti hanno preso una netta posizione, rilevando l’impossibilità di tornare a giocare". Indiscrezioni da Caiata anche circa la cassa integrazione per i calciatori e il taglio degli stipendi: "Gli stessi (presidenti delle società, N.d.R.) si sono schierati duramente contro l’Aic che nelle parole del suo massimo rappresentante aveva rifiutato la cassa integrazione per i calciatori. Offriremo un mese di stipendio ai calciatori se non si gioca più, due mesi invece se si dovesse tornare a giocare".

Insomma, al momento non è dato conoscere il futuro del campionato di serie C.