Serie B bella e impossibile: solo in 6 non hanno cambiato allenatore
Dopo quattro giornate del ritorno con 20 cambi in panchina c’è una sola certezza: la fuga del Frosinoe. Tutto il resto è indecifrabile
Ci sarebbe da fare un applauso a sei società. Le uniche che in questo campionato di serie B hanno tenuto duro confermando, almeno fino ad ora, le scelte tecniche fatte in estate. D’accordo, scelta facile per Frosinone, Reggina e Bari che viaggiano veloci. I laziali verso la serie A diretta con Grosso alla guida, i calabresi con Pippo Inzaghi cercano di guadagnarsi il secondo gettone e il Bari che da neopromossa sta facendo meraviglie con Mignani. Ma il Parma che era tra i favoriti e ancora naviga fuori dalle acque dolci dell’alta classifica ha tenuto duro con Pecchia. Lo stesso ha fatto il Modena con Tesser e più ancora il Cittadella che, con risultati inferiori alle attese ha mantenuto in sella Gorini.
Tutti gli altri hanno cambiato. Pedaggio ad un torneo che al via metteva in griglia più di dieci società convinte di poter salire in serie A. Un torneo equilibrato come recita la classifica. 40 punti il Genoa secondo, 33 Parma e Ternana che chiudono la fila della zona play off. Sette punti sotto la promozione diretta ma soltanto otto di vantaggio sull’area a rischio che vede Brescia e Spal con 25 e 24 punti e con il Cosenza ultimo a quota 22. Undici punti tra l’ultima della classifica e l’ultima dei play off. Dal dramma all’entusiasmo 11 punti. E’ la serie B, si dirà. Vero. Però mai come quest’anno con 20 cambi di allenatore per 14 società. C’è chi ha cambiato una volta sola, chi due, chi addirittura tre. Il Brescia è il caso limite con Clotet licenziato due volte, con Aglietti chiamato a sostituirlo per due sole partite e adesso con la squadra affidata a Possanzini, allenatore della Primavera.
C’è qualcosa di sclerotico, qualcosa che è di difficile comprensione. Ma è la realtà di un campionato che prospetta la ricchezza della serie A, tante volte soluzione ad ogni male (economico) ma anche musa ammaliatrice che può farti sprofondare nei gorghi della crisi più nera se per raggiungerla, senza riuscirci, ti indebiti in modo esagerato. Anche pagando allenatori e staff a profusione.
Per qualcuno un rischio anche calcolato. Per altri l’inizio della fine perché la serie B è quello splendido limbo dove puoi goderti esempi di buon calcio. Dove puoi assistere alla crescita impetuosa di squadre che poi sapranno far bene anche in serie A. Ma anche dove puoi incappare in retrocessioni inaspettate e per questo ancor più traumatiche.
A guardarlo da fuori, questo torneo cadetto, sembra essere la palestra di tanti “vorrei ma non posso”, fucina di illusioni, di errori gestionali e di programmazione che possono costringere a pedaggi salatissimi. Però, lasciatecelo dire, proprio questa sua follia finisce col farlo diventare bello e impossibile. Eccitante ed emozionante. Negato a ogni pronostico. Dopo quattro giornate del ritorno con 20 cambi in panchina c’è una sola certezza: la fuga del Frosinone. Tutto il resto è indecifrabile. Impronosticabile. Per questo viverlo è un privilegio. Se tutti lo capissero però gli toglierebbero un po’ di fascino. E allora prendiamolo così com’è. Bello da vivere fino in fondo.