Ternana e risparmi: ne valeva la pena?
Quando la nuova proprietà si è presentata a Terni tutti erano concordi nel dire che per le spese che aveva avuto la gestione Bandecchi non solo i risultati potevano essere diversi ma che si poteva raggiungere comunque un obiettivo importante anche spendendo meno.
E così è partita la rivoluzione rossoverde. Non era tanto una questione di disponibilità economica (per quanto la disponibilità di Bandecchi è certamente diversa da quella di Guida) ma proprio di gestione di società e di bilancio. Riuscire a fare le cose con il passo giusto.
Che Bandecchi non si sia risparmiato per le spese è sotto gli occhi di tutti. E la chiave proposta dalla nuova proprietà non è campata per aria. A patto che possa andare di pari passo con i risultati, altrimenti poi si va incontro a quello che sta succedendo adesso: il rischio di fallimento.
Non abbiamo mai fatto (e mai faremo) i conti in tasca a Guida. Ma alla Ternana sì, nel senso che ci piace capire e controllare.
Dai dati che abbiamo letto stamattina e che abbiamo controntato con quelli delle altre stagioni, il risparmio rispetto alla passata stagione è importante, ma non della misura in cui ci si poteva aspettare. E’ un taglio intorno al 25%, in realtà qualcosa in mano, con una Ternana che più o meno rimane nella stessa zona della classifica degli stipendi: al centro. Lontana dai paperoni, lontana dal fondo. Come la passata stagione.
Ma allora perché Bandecchi diceva di spendere di più? Intanto perché questo è il lordo e non il costo azienda. E poi perché in queste tabelle non sono considerate le parti variabili (ovvero i bonus) che immaginiamo possano essere stati un’altra fetta importante, ma che non sappiamo quantificare, ne per il passato ne per i presente.
Ma quello che potrebbe ridurre la differenza dall’anno passato a quest’anno sono le buoneuscite o le contribuzioni agli stipendi di chi non gioca più a Terni. Neanche questi sono conteggiati e in moltissimi casi l’apporto dato dalla società rossoverde è stato molto importante: del 70%, dell’80%. In qualche caso anche 90%. Non per tutti, ma per molti. E nessuno (a parte Partipilo e Palumbo) è andato senza avere una contribuzione. E quindi ecco che la quota “fissa” sale: si sono pagati giocatori perché non facevano più parte del progetto e conveniva risparmiare (anche poco) ma cederli. E’ la vecchia legge del mercato che peraltro ha utilizzato anche la Ternana per molti dei suoi giocatori in prestito che (in qualche caso) guadagnano molto di più di quanto la Ternana paga.
Quindi la domanda è: per un risparmio del 15% (più o meno e molto a spanne, magari sarà un po’ più alto) delle spese per gli stipendi della società, valeva la pena fare un salto così grande nel vuoto? Cambiare così tanti giocatori, invece di accompagnare la società verso questo nuovo corso senza tutta questa frenesia? Anche perché – non avremo mai la controprova – cambiando tanto il risultato è quello di una squadra ultima in classifica. Che ha risparmiato un po, ma si è trovata con un sacco di punti in meno. Con il rischio di retrocedere e di perdere ancora più soldi e di infilarsi in un vortice negativo deleterio.
La domanda è spontanea, la speranza è che proprio per questo ci si possa risollevare. Lucarelli – che aveva accompagnato questa rivoluzione – è già stato esonerato e ha già trovato una nuova squadra. Ora tocca a Breda risollevare la classifica e dare un senso al quel 15%. Ma anche se spontanea la domanda rimane, con il dubbio che si porta dietro: era necessario avere tutta questa fretta?