E' un Serse Cosmi che cerca comunque la battuta pre sdrammatizzare, quello intervistato dalla Gazzetta dello Sport, anche se si intuisce quanto sia prevedibilmente e comprensibilmente scosso da quanto accaduto la notte fra martedì e mercoledì, quando la sua auto è stata avvolta dalle fiamme per cause ancora da accertare.
"Non sono fuggito. Il presidente Morace – continua Cosmi – mi ha consigliato di tornare qualche giorno a casa. Mi sta a cuore la tranquillità della famiglia e dopo quella rapina siamo molto preoccupati, viviamo ogni cosa con angoscia. Quando ho telefonato a casa per dire dell’auto bruciata mi hanno chiesto di tornare, avevano paura per me. La rapina è impossibile da dimenticare. Quando a mezzanotte è venuta a picchiare alla mia porta la mia vicina di casa urlando che l’auto bruciava, mi sono spaventato. Ero stato a cena con la squadra e poi sono tornato a casa. A un certo punto la vicina mi ha svegliato e sono corso fuori, stavano già arrivando i pompieri: l’auto, che solo pochi giorni fa avevo portato a fare il tagliando, era avvolta dalle fiamme, sotto si è sciolta. Dentro invece è rimasta intatta: i miei cd sono salvi… La Scientifica mi ha detto che per loro non è stato un fatto doloso, mi hanno tranquillizzato. Io ho detto loro di non tranquillizzarmi per forza, invece era proprio così, mi hanno tolto un peso. La Digos ha dato parere opposto. Quella notte non ho dormito. Al mattino sono andato in sede e sono stato convocato in Questura. Mi hanno fatto presente che l’ipotesi dolosa non era da escludere. Ne ho preso atto, ho cercato di capire cosa potesse essere successo. Ne ho parlato con la società, la mia famiglia era preoccupata perché da lontano non si conoscono le dimensioni dei fatti e sono tornato qui. La mia idea? Non lo so, ma non penso male. Non ne ho motivo. Aspettiamo le perizie, cerchiamo di capire. Posso solo fare ipotesi. Io a Trapani sto benissimo e sono trattato benissimo. Mi sento un figlio di Trapani. La gente che ho incontrato dopo il fatto quasi abbassava lo sguardo per la vergogna, erano in imbarazzo davanti a me. Non era certo il caso, non c’era motivo, la città non merita discredito. Sgarro? Non lo so, non credo. Non capisco a chi potrei aver pestato i piedi. Qualcuno forse potrebbe avere male interpretato qualche mio comportamento, qualche mia battuta, ma nulla può essere riconducibile alla gravità del gesto. Se avessi fatto uno sgarro, mi avrebbero avvisato in un altro modo: mi hanno spiegato che un atto del genere non è normale. Sabato ci hanno fatto cori di scherno che i ragazzi non meritavano. Ma da questo a un fatto del genere ce ne passa… La tifoseria è stata premiata per il fair play, lo stadio non ha barriere… Non di sicuro una cosa organizzata. Con la curva era previsto un chiarimento dopo quella partita, non ci sono problemi. Se di atto doloso si deve parlare, chi l’ha compiuto l’ha fatto con un odio e una rabbia verso di me del tutto minore rispetto a quello che ha per la propria città, perché i veri danni li ha fatti alla propria gente. Se un tifoso deluso arriva a tanto sarebbe una cosa allucinante, ma comunque figlia di una società rovinata. Ci manca qualche punto, l’avremmo meritato. Ma la squadra risalirà. Abbiamo trattenuto giocatori importanti come Citro, Scozzarella, Coronado e Petkovic che non abbiamo ancora avuto al top. Siamo ripartiti da zero, con tanti giovani. I tifosi sono rimasti scottati da alcune partenze, ci hanno fatto capire che per loro conta più l’attaccamento alla maglia che alle persone. Non nei miei confronti comunque. Non c’è più quel clima magico della scorsa stagione. Ma non c’entra nulla con quanto accaduto. Io a Trapani sto benissimo. Posso fare una battuta? Diciamo che ho sempre avuto calore, ma non pensavo fino a questo punto… L’intenzione è continuare, ma non ho ancora deciso. Prima voglio che tutto sia sereno qui a casa. Il calcio viene dopo".
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