Diciotto mesi vissuti più nelle aule dei tribunali che sui campi di gioco, tra ansia ed incertezza per il futuro dell’Avellino Calcio che ha cambiato due volte padrone e categoria per ritrovarsi ora alla casella di partenza, come nel gioco dell’oca. «Scusate il ritardo», ha detto Angelo Antonio D’Agostino che, un anno e mezzo fa – con l’irpino Preziosi (patron del Genoa) e il facoltoso gruppo Marinell – con una manifestazione d’interesse migliore rispetto alle altre, voleva rilevare il titolo sportivo dell’Avellino costretto a ripartire dalla D dopo l’esclusione dal campionato di serie B per via di una fidejussione non rispondente ai requisiti della Figc. Il Sindaco assegnò il titolo alla Sidigas. Da lì a poco il caos, con la situazione societaria esplosa dopo pochi mesi, il sequestro preventivo per 97milioni di euro dell’azienda del gas facente capo al patron De Cesare. Lo scorso 6 dicembre sembrava tutto risolto, con la cessione – da parte dell’amministratore giudiziario del Tribunale – delle quote alla IDC s.r.l. composta da soci litigiosi i cui requisiti sono stati messi in discussione dalla Covisoc.
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