E’ già finita l’era Foresti

“Sono venuto per vincere: se la Ternana aveva intenzione di vivacchiare me ne stavo a casa con mia figlia e mi prendevo un anno sabbatico”

E’ entrato con grande decisione e con altrettanta voglia nel mondo rossoverde. La prima conferenza stampa, fatta dopo almeno un paio di settimane dal suo arrivo, era attesa come quella di un calciatore. Del cambiamento che la Ternana aveva voluto fare dopo la retrocessione era il primo acquisto. E subito ha impresso il suo marchio. In campo e fuori da campo. Prendendo in mano, fisicamente, la società.

Se ne va con altrettanta velocità, certamente in anticipo: sia rispetto al suo contratto, sia rispetto al progetto che aveva in mente.

Foresti, nel suo ruolo, ha gestito la Ternana in tutti i suoi ambiti. Sia dal punto di vista amministrativo e finanziario che da quello sportivo. Ha lavorato contemporaneamente sia alla scrivania che al campo, supportando in tutto e per tutto il lavoro di Mammarella. Non ha mai nascosto la propria ambizione, che doveva essere anche quella della Ternana: riandarsi a prendere di nuovo la Serie B.

Ora – dopo un confronto con la nuova proprietà – il suo posto di fatto non c’è più. E’ ereditato dal nuovo amministratore unico. Formalmente non è previsto più il ruolo di direttore generale, visto che sarà tutto gestito dalla nuova proprietà in prima persona. Sicuramente la nuova proprietà aveva bisogno, come figura dirigenziale di riferimento, altri uomini. La motivazione ha una sua logica aziendale: in ogni cambio di proprietà si vive un periodo in cui i dirigenti cambiano. E’ raro vedere il contrario. 

Questa nuova proprietà è subentrata, con grande velocità, a Guida. Saldando subito le pendenze, garantendo i soldi necessari per far fronte alle spese e quindi garantendo il futuro alla società. Per continuare a sognare la Serie B. Questo non va dimenticato. E le scelte, anche improvvise, vanno rispettate. Saprà spiegare meglio, in conferenza, quali sono stati i motivi che hanno portato a questa conclusione. Possiamo immaginare che sia una questione di fiducia, di conoscenza, di voler incidere in prima persona, di prendere in mano la società nel più breve tempo possibile, dal momento in cui c’è stato il passaggio di quote. 

Non sappiamo se è stato preso in considerazione un ruolo diverso, rispetto a quello originale, per Foresti.

A prescindere dalla motivazione e dalle logiche, rimane una scelta forte. Non era impronosticabile, questo finale. Probabilmente anche lo stesso Foresti si aspettava di vedere conclusa la sua esperienza anzitempo. Con questa scelta D’Alessandro assume (sia moralmente che concretamente) l’eredità in tutto e per tutto. A partire da oggi.