Ecco l’Acri bis. Ritratto di un direttore a metà
Non gli hanno lasciato finire il suo lavoro. Ci credeva Acri che sarebbe andata sicuramente bene alla Ternana. E ci teneva talmente tanto a far bene a Terni che ci aveva messo tutto sé stesso. Voleva cancellare quella retrocessione di 10 anni fa sul suo curriculum. Voleva dimostrare a Terni (a cui comunque era rimasto affezionato) che era diventato grande. Ecco perché il 4 agosto scorso senza pensarci un attimo ha risposto sì alla chiamata di papà Longarini. Tutti si aspettavano Valentini dopo l'esonero di Cozzella. È arrivato Acri. Ancora lui? Nooooo. Quindi ora si rinizia: i Montemari, le divisioni, le critiche mal digerite… E invece giorno dopo giorno Acri ha remato in silenzio. Ha prima di tutto dovuto recuperare il terreno perduto: mercato fatto in 25 giorni. Qualcuno dice che sono arrivati troppi giocatori, qualcuno dice che in qualche parte bisognava fare di più. Ma basta ricordarsi da dove partivamo e come siamo arrivati. Quest'anno si doveva puntare su Avenatti e gli attaccanti da prendere dovevano essere un contorno di qualità: ecco Gondo e Belloni (che lo vuole il Crotone). A centrocampo (dove non c'era praticamente nessuno a parte Palumbo) esperienza e corsa (Busellato, Coppola, Grossi e Zampa su tutti) e la ciliegina Signorelli, celebratissimo quando venne preso. In difesa Gonzalez credo non si possa discutere, così come Zanon. E naturalmente Mazzoni.
Un'intera squadra costruita da capo (eccezion fatta per chi già c'era e per Furlan, Janse e Dugandzic che sarebbero arrivati a prescindere). La gestione del caso Toscano, allenatore non scelto da lui, che già stava cuocendo a fuoco lento dopo un ritiro pieno di promesse e povero di fatti. Chiedete a Toscano che persona è Acri: rapporto splendido. Nonostante questi Toscano decide di lasciare Terni e Acri, pur dovendo accettare le tempistiche particolari della Ternana, propone Breda per la panchina (dopo i tentativi per Di Carlo, anche da parte di Longarini). Scelta azzeccata: Breda risolleva la media punti, pur con una squadra non costruita per lui e la Ternana con una media quasi da playoff si tira fuori dalla zona retrocessione. Acri è sempre presente agli allenamenti. Si confronta con l'allenatore. Parla con i giocatori. A volta in maniera dura, a volte con una carezza. C'è stato. Sempre. Come forse mai era successo nell'era Longarini da parte di un direttore sportivo. Un modo completo di interpretare il ruolo. Magari non sarà il miglior ds sulla scena internazionale, ma nessuno aveva avuto modo di avere rimostranze. È riuscito a costruire un rapporto con la tifoseria, senza fare in modo che i ruoli fossero confusi.
Dopo il pari in casa con il Lanciano i primi segnali di insofferenza da parte della proprietà. La conferenza stampa in cui si è attaccato il lavoro del ds in maniera generica, ma precisa. Scricchiolii del rapporto. Un rapporto sempre strano, sempre attraverso i soliti interlocutori di via Aleardi: Callea e Dominicis. Il patron Longarini non ha praticamente più parlato da allora. Dai famosi comunicati sui risultati e prestazioni vergognose ha detto che avrebbe preso provvedimenti e non avrebbe più parlato di Ternana perché travisato fintanto che la squadra non fosse entrata nei playoff. Poi la Ternana prima vince con il Trapani. Tutto liscio. Poi perde a Cagliari in una partita strana, per la prima parte rinunciataria e gagliarda invece quando bisognava recuperare. La conseguenza è che il mercoledì Acri non è più il direttore sportivo della squadra. Voi sapete il perché?!
Ora agli onori della cronaca la Ternana è tecnicamente la squadra che in una sola stagione ha licenziato due ds e avuto tre allenatori diversi sulla propria panchina. Che in estate ha fatto mercato negli ultimi 25 giorni e che a gennaio (dove si poteva "riparare" a qualche mancanza) non ha ancora fatto nessun movimento in entrata. È la squadra che non ha attualmente un ds (e formalmente neanche un team manager). Il cui capitano e attaccante "principe" sono in scadenza di contratto e nessuno fa nulla per rinnovare. Di certo non è un bel quadro. Se poi ci si aggiunge che con la famiglia Longarini il feeling (da parte della città) non è mai stato buono ecco perché allo stadio non va più nessuno (o quasi).