Forma e sostanza
Che Bandecchi non cambia idea l’abbiamo capito. La sua determinazione (ostinata e contraria) è anche la stessa che lo porta a continuare a coltivare il sogno della SerieA, che oggi a guardare non solo la classifica ma tutto il resto, sembra un miraggio.
Ad oggi però la Ternana è sulla bocca di tutti non per la SerieA, ma per gli sputi. Quello che dovevamo dire sullo scontro con i tifosi lo abbiamo detto, senza tanti giri di parole. A noi gli sputi non piacciono.
Non ci è piaciuto anche altro, ma soprattutto i modi. Bandecchi per esprimere le sue idee, secondo noi, non ha bisogno di questi modi. Non serve attaccare tutti (alle volte anche allargando la base dei destinatari senza motivo) se non si va d’accordo con pochi.
Alla base di tutto c’è da capire con chi non va d’accordo e perché. Ma posto che le cause non sono interessanti per nessuno, il problema sono le conseguenze di un’escalation senza fine, che sta avvelenando l’ambiente. E non bisogna essere per forza Gesù per porre fine a questo stato di tensione che nuoce in primis alla Ternana.
Partiamo dai fatti, incontrovertibili, e proviamo a togliere i modi, per un attimo dal tavolino. La Ternana è di Bandecchi e ci spende anche un sacco di soldi. Ha messo sul tavolo dei progetti importanti (centro sportivo e stadio/clinica), e per questi progetti ha ottenuto alcune vittorie politiche interessanti (e uniche). Ha creato una rete di welfare di altissimo livello (durante il periodo del Covid e non solo), ha investito anche sul territorio. La Ternana di Bandecchi prima è retrocessa in C, poi dopo tre anni ha raggiunto di nuovo la promozione in B con un campionato strepitoso, ora è da un anno e mezzo in B (con ambizione di A). Per rimanere presidente della Ternana ha rinunciato a 15 milioni di euro che sarebbero entrati nelle sue tasche (+8 risparmiati della gestione da qui a fine anno).
Questi fatti sono alla base di tutti i ragionamenti di Bandecchi. E lui ciclicamente tocca uno o più di questi punti. Vorrebbe essere giudicato dai fatti.
Il problema di e per Bandecchi che i fatti poi sono conditi dai modi. I modi da sempre possono diventare sostanza. Forma e sostanza non possono essere sempre scisse. E se c’è chi non riesce a scinderle, poi non bisognerebbe arrivare a comportarsi tutti allo stesso modo.
C’è un limite: l’educazione. E non è che se quel limite viene superato, poi è un liberi tutti. Una persona rimane educata, a prescindere dal contesto. Può succedere di perdere la bussola. Può succedere soprattutto in certe circostanze, in certi ambiti. Può succedere quando i fatti sono talmente incontrovertibili che non capisci come sia possibile che ci sia questo tipo di accanimento.
Non è certo comprensibile la contestazione feroce (con addirittura sputi) nei confronti del presidente. Gli sputi non sono comprensibili neanche se la situazione in campo fosse peggiore o addirittura drammatica. Sono delle logiche incomprensibili: anche quando succede alle squadre che devono chinarsi di fronte alla curva in virtù non si sa di cosa.
Si può comprendere il malcontento, si può fischiare, si può esprimere dissenso. Si può contestare. Anzi si deve. Il calcio è della gente. E’ lo sport più seguito del mondo perché muove passioni. Se non c’erano i tifosi era come le partite di golf. Oppure come le gare amatoriali. Il calcio è di tutti, sebbene poi a finanziarlo siano in pochi. Ed è una cosa strana, ma che va capita. E i tifosi naturalmente vanno rispettati. Se rimangono anche loro nei confini della civiltà. Ma se dovessero scavalcarla, bisogna ricordarsi del ruolo.
Essere il presidente di una squadra e cittadino onorario di una città significa non soltanto spendere dei soldi per la Ternana (o per Terni), non significa soltanto avere idee, progetti, candidarsi a sindaco. Comporta anche altri tipi di responsabilità. E questo Bandecchi lo sa benissimo, molto meglio di noi.
Questo non significa che deve abbassare la testa, che deve far finta che non sia successo nulla, o che non ci sia diritto a reagire o perché no anche a sbagliare. Anzi. Assolutamente no. Il presidente ha ragione. Sbaglia i modi, la forma. Ma la sostanza rimane un macigno. Non c’è bisogno che cambi idea, ma che – per primo – cambi i modi.