Il Bandecchi che non ci piace (e quello che ci piace)

Le dichiarazioni di Bandecchi, onestamente, stridono un po’ con l’aria che si respira in queste settimane intorno alla Ternana. Non perché non sia vero che la Ternana ha i conti a posto. E neanche che li ha grazie al suo operato e al suo management. Ma perché intanto – come spieghiamo a parte – non è certo, ancora, nulla. Troppe variabili e troppi cavilli legali separano la serie B dalla Ternana. Andrà a finire così, ma ancora non ci sono certezze.

Di sicuro la Ternana, grazie agli investimenti della proprietà farà domanda per il ricorso e i famosi 800mila euro a fondo perduto verranno investiti nel ripescaggio. Di sicuro la Ternana ha mostrato in tutte le sue componenti una grande solidità e una voglia di riscatto non indifferente e non per questo scontata.

Ma il fatto che la Ternana sia ripescata non toglie nulla alla passata stagione. Una stagione infarcita di errori, siamo convinti in buona fede, ma che hanno consegnato i rossoverdi all’ultimo posto in classifica.

Il patron Bandecchi lo sa meglio di noi: se la Ternana soltanto non fosse arrivata ultima ma terz’ultima nessuno ora starebbe facendo i conti per le classifiche di ripescaggio. E – Bandecchi sa anche questo – ci sarebbe stata anche la possibilità di salvezza qualora si fossero gestite le risorse diversamente: sia tecniche, che economiche che umane.

Ora che tutto sembra essere indirizzato per il verso giusto, ha sentito la necessità di rimarcare il proprio operato. Senza dubbio legittimo, senza dubbio umano. Ma, sempre dal nostro punto di vista, controcorrente rispetto alla nuova filosofia mostrata finora e non per forza centrata.

Se Bandecchi è ancora risentito per come una parte della tifoseria l’ha trattato (e criticato) ribadiamo che è umano. Come immaginiamo sia comprensibile che in caso di retrocessione ci sia una contestazione (anzi in alcuni casi deve essere messa in preventivo a prescindere.

Quindi va benissimo essere ancora arrabbiati per tutto quello che è successo lo scorso anno. Ma lo spirito che ci piacerebbe rivedere in Bandecchi è quello del combattivo che non molla mai: non quello che pensa seriamente a lasciare la società per 5 milioni di euro. Quello ambizioso che pensa intimamente alla serie A, non quello che invece sta riflettendo se gettare la spugna a “uno più bravo di lui”. Bandecchi con grande umiltà e intelligenza ha ammesso i suoi sbagli nella passata stagione e ha tracciato la strada per il riscatto. E il riscatto ci deve essere indipendentemente dalla categoria. È una questione di impegno morale: con la piazza, con la tifoseria, ma soprattutto con sé stesso.