La confessione di Gianfranco Platto

Giocavo con un arto al settanta per cento

La confessione di Gianfranco Platto

Gianfranco Platto ha rilasciato una lunga intervista a Marco Barcarotti per TernanaNews Magazine, intervista che vi proponiamo in anteprima sul nostro sito. 

Per chi ha superato ormai “il cammin di mezza vita” sicuramente è sempre emozionante ricordare gli anni a cavallo dei ’60 e ’70, non solo perché significa ricordare la propria gioventù, ma soprattutto perché da tifoso ha vissuto “l’epoca aurea” della passione per il rossoverde, gli anni cioè che hanno visto le Fere conquistare prima la serie B e poi, per due volte consecutive, la serie A. Anni quindi che hanno significato passione, emozioni, senso di appartenenza, gioie e purtroppo anche qualche dolore. Erano però quelli, anni che vedevano il Liberati sempre pieno di tifosi, e si può senz’altro dire che la città si immedesimava completamente con la squadra che scendeva sul meraviglioso campo del Liberati, ed ogni vittoria veniva vissuta come la vittoria di una intera città.

E fu proprio in quegli anni che arrivò a vestire la maglia delle “Fere” un giocatore che abbiamo cercato, per farci questa chiacchierata che ora state leggendo. Stiamo parlando di Gianfranco Platto, difensore rossoverde dal 1973 al 1977.

Platto nasce a Castelcovati (BS) il 25 giugno 1950 e cresce calcisticamente nel vivaio dell’Atalanta, anche se non riesce ad arrivare a vestire la maglia della prima squadra. Vestirà successivamente le maglie della Cremonese, del Mantova e quindi, nell’estate del 1973 quella della Ternana. Rimarrà in rossoverde per quattro stagioni, quindi anche nella seconda serie A, per poi trasferirsi alla Lucchese, e successivamente Arezzo, Casale e nuovamente Mantova, dove chiuderà la carriera professionistica.

Oggi Platto vive ancora nella sua Castelcovati, e continua a vivere nel mondo del calcio professionistico lavorando nel settore giovanile della Cremonese.

Come comincia la sua passione per il calcio?

“Sono cresciuto giocando calcio all’oratorio e in strada. Poi successivamente, passai momentaneamente al Chiari e quindi subito dopo al settore giovanile dell'Atalanta”.

Come arrivò alla Ternana?

“Nonostante la non felice annata della mia Società di appartenenza, il Mantova, nella stagione precedente, io disputai comunque un buon campionato. E visto che la Società rossoverde aveva dei contatti con il procuratore Anconetani, il quale già mi aveva seguito con la Nazionale di serie C, approdai alla Ternana”.

Quando arrivò a Terni, chi conosceva già dei suoi nuovi compagni di squadra?

“Solo il “povero” Gritti, oltre a Panizza”.

Ricorda il suo esordio in maglia rossoverde contro l’Arezzo al Liberati (30-09-1973: 2-0), squadra in cui poi avrebbe anche militato?

“Si, ricordo bene quella partita contro l'Arezzo, ma ricordo ancora meglio la partita di esordio in serie A dell’anno successivo contro la Fiorentina al Liberati (0-1, il 06-10-1974): che emozione!”.

Nel suo primo anno in rossoverde, alla guida della squadra era stato chiamato Mister Riccomini. Lo conosceva già? Che tipo di allenatore era con voi giocatori?

“Al mio arrivo a Terni ancora non lo conoscevo. Devo dire che era un allenatore che, con il suo modo di fare, sapeva sicuramente fare gruppo. Ho avuto con lui un buon rapporto, tanto che mi avrebbe voluto portare poi ad Ascoli nell’estate del 1975, ma io preferii rimanere in rossoverde”.

Nel campionato 1973-74 lei arrivava da una stagione deludente con il Mantova, con la quale era retrocesso in serie C. Fu invece protagonista di una cavalcata a cui molti non avrebbero creduto. Ci parla di quel campionato esaltante per i colori rossoverdi?

“In quella stagione noi rappresentavamo sicuramente un’’incognita, visto i tanti giocatori nuovi che formavano quella rosa. Presto però capimmo che eravamo una squadra vera, di amici veri, e soprattutto di uomini veri, dove tutti si lottava per il posto da titolare, ma sempre nel rispetto della lealtà sportiva. Masiello, Rosa, Benatti, Agretti, nella stagione 1973-74, poi in serie A in quella successiva, Dolci, Biagini: tutti splendidi ragazzi di ventura! E poi, come potrei non menzionare quell'indimenticabile giornata finale, con tutta la città in festa per la promozione? Che emozione ragazzi!!!”.

E con gli altri allenatori che ha avuto a Terni (Galbiati, Andreani, Fabbri, Maldini) che tipo di rapporto aveva? Con chi legò maggiormente e perché?

“Come ho già detto, ho avuto un ottimo rapporto con Mister Riccomini, così come con il suo secondo, Giovanni Meregalli: gran bella persona! E poi anche con Mister Andreani, anche se devo dire che non fece nulla per trattenermi l'anno successivo. Per tutti gli altri preferisco non commentare, compreso il Direttore Sportivo Cardillo!”.

Invece il rapporto con i presidenti (Taddei e Tiberi) come erano?

“Di Taddei non posso dirne che bene, visto che era veramente un grande presidente e un grande uomo! Con Tiberi invece ho avuto poche occasioni per confrontarmi, ma ho capito subito che non c'era molto feeling tra noi. A tal proposito vi racconto questo piccolo aneddoto. Ritornando da Avellino, dove avevamo vinto una partita difficile e molto importante (0-1, il 06-02-1977), Biagini si alzò dal sedile del pullman e disse: “Presidente, darà la medaglia a Platto ora che ha superato le cento presenze?”

La sua risposta lapidaria fu: “Non ne ha bisogno!”

Ecco, questa era la stima del mio presidente!

Però mi sono consolato con quella dei miei tifosi, che sicuramente aveva molto più valore”.

In casacca rossoverde ha 114 presenze in campionato e 10 in Coppa Italia e nessuna marcatura. Ma era così difficile per un difensore all’epoca andare in avanti alla ricerca del goal?

“Per me era veramente difficile, in quanto nelle categorie importanti venivo impiegato spesso nelle marcature più impegnative, come nei confronti di D'Amico, Mazzola, Salvi, ecc., oppure a registrare la difesa, nel ruolo di libero. Nelle categorie inferiori invece, ho fatto qualche goal, come a Cremona, Lucca, e a Carpi. C’è da aggiungere infine che, al torneo di Viareggio del 1969, vinto dall'Atalanta in cui militavo, subii un gravissimo infortunio che ha condizionato la mia carriera, privandomi così dell'esordio in serie A a soli diciannove anni, e perdendo un anno di attività, ripartendo poi dalla serie D a Cremona. Da quell’infortunio ho potuto recuperare il mio arto sinistro solo al 70 per cento. E’ la prima volta che parlo di queste cose, non ho mai rilevato a nessuno pubblicamente questo fatto…”.

Le è mai capitato di perdere le staffe in campo?

"No, sinceramente non mi è mai capitato".

Anche nel secondo campionato di serie A ci fu la deludente retrocessione al termine della stagione. A suo modo di vedere, quali furono le maggiori cause?

"Senz’altro è molto difficile a dirsi, però c’è da dire che probabilmente, considerando le occasioni create, riuscivamo a realizzare troppo pochi goal. A questo fatto, aggiungiamoci anche che il nostro centravanti Traini ha avuto purtroppo qualche infortunio di troppo".

Nella sua carriera in rossoverde, si ricorda dei momenti di grande tensione nello spogliatoio?

“Tra noi giocatori sicuramente no. La situazione più delicata fu senz’altro quella che seguì l’episodio di Denis Mendoza, il quale diede un pugno a Cardillo durante una partita di allenamento del giovedì. Uno stato di tensione che durò fino all'esonero di Mister Fabbri”.

Qual è stato l’avversario che le ha creato più grattacapi in campo? E per quale motivo?

“Senz’altro Sormani del Vicenza. C’era troppa differenza fisica tra di noi. Ma nonostante questo finì comunque 0-0 (sia il 16-03-1975, sia il 28-03-1976: Ternana-L.R.Vicenza 0-0)”.

Nel suo ultimo campionato in rossoverde, quello del 1976-77, la Ternana si salvò grazie a tre vittorie nelle ultime tre partite del calendario. Che ricordo ha di quel vero e proprio miracolo?

“Senza ombra di dubbio posso affermare che molto merito fu di Mister Omero Andreani, il quale riuscì a compattare la vecchia guardia. Puntammo tutto sulla trasferta di Catania, alla penultima giornata di campionato, dove andammo a vincere (0-1, il 12-06-1977, con goal di Mendoza) e ci salvammo così, proprio a spese della squadra etnea”.

C’è una partita in maglia rossoverde che solo a ricordarla gli scende una lacrimuccia sul viso?

“Non ce n’è una in particolare. Le partite con le Fere, belle o brutte, vinte o perse, sono state tutte delle splendide avventure!”

Dei suoi ex-compagni in rossoverde, con chi legò maggiormente? E’ ancora in contatto con qualcuno di loro?

“Ultimamente ho sentito con molto piacere, Casone, Masiello e Prunecchi. Invece vedo spesso Valà, visto che facciamo le vacanze estive nello stesso luogo. Purtroppo però, la lontananza prolungata rende flebili anche le amicizie più sentite”.

Quando nell’estate del 1977 lasciò la Ternana, ci fu delusione o fu una sua scelta? Ci può dire quali furono i motivi?

“Dico subito che se fosse dipeso da me, non sarei mai andato via da Terni! Il mio desiderio sarebbe stato quello di finire la carriera a Terni, ma il D.S. Cardillo decise di puntare su un giovane. A quel punto io, nel bel pieno della maturità ed esperienza nel ruolo di libero, fui costretto a trasferirmi alla Lucchese, dove ritrovai un grande allenatore: Giovanni Meregalli”.

Un’ultima domanda: che rapporto ha ora con la città di Terni e con i tifosi rossoverdi?

“Nella vostra città ho ancora molti amici, e sono molto legato alle famiglie Piacenti, Francesconi, Rapanelli, Vespasiani.

Il mio rapporto con i tifosi sta tutto in questa storiella che vi sto per raccontare:

Partita Ternana-Brescia, 0-1 del 19-12-1976; gol di Aristei (militava nella squadra lombarda) al 69°. Contestazione feroce dei tifosi, e conseguentemente noi giocatori chiusi negli spogliatoi per ore. Con coraggio alcuni miei compagni escono, prendendo qualche ceffone, oltre ad alcune macchine ammaccate. Anche io decido di uscire, pronto a prendermi qualche sberla, ed invece in mezzo a questa massa di gente inferocita un tifoso urla: “A te portiamo anche la borsa, perché hai sempre lottato per i nostri colori!”.

Che emozionante attestato di stima! Però voglio precisare che anche tutti miei compagni si erano impegnati.

Questo mi fa affermare quindi che i tifosi rossoverdi mi hanno sempre molto apprezzato. Certo che, dopo tutti questi anni, mi piacerebbe sapere chi fosse quel tifoso!

Recentemente ho fatto una fugace capatina in città, andando in centro a cena con degli amici. Con mio grande stupore ho constatato che ancora molti tifosi mi riconoscono!

Voi ternani siete semplicemente straordinari! Ed è per questo che vi ricordo con molta nostalgia e vi abbraccio tutti”.

La carriera di Platto in rossoverde:

1973-74(Serie B):Presenze in campionato:29,Goal realizzati:0 Presenze in Coppa Italia: 3, Goal realizzati: 0

1974-75(Serie A):Presenze in campionato:24,Goal realizzati:0 Presenze in Coppa Italia: 2, Goal realizzati: 0

1975-76(Serie B): Presenze in campionato:36,Goal realizzati:0 Presenze in Coppa Italia: 3, Goal realizzati: 0

1976-77(Serie B): Presenze in campionato:25,Goal realizzati:0 Presenze in Coppa Italia: 2, Goal realizzati: 0

La carriera di Gianfranco Platto:

1967-’69: Atalanta (giovanili)

1969-’72: Cremonese (serie D e C)

1972-’73: Mantova (serie B)

1973-’77: Ternana (serie B e A)

1977-’79: Lucchese (serie C1 )

1979-’80: Arezzo (serie C1)

1980-’81: Casale (serie C1)

1981-’82: Mantova (serie C1)

1982-’84: Carpi (serie D)

 

Marco Barcarotti

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