La storia del “Maestro” Viciani e della sua Ternana: gli operai, l’acciaio e il tiki-taka

La storia del “Maestro” Viciani e della sua Ternana: gli operai, l’acciaio e il tiki-taka

Anni 70. L’Olanda e l’Ajax facevano tremare il mondo con il loro calcio totale. La storia che vi stiamo per raccontare è di quel periodo ma non ha riempito le prime pagine dei giornali né attirato miriadi di spettatori in mondovisione. Oggi vi raccontiamo infatti la favola di Corrado Viciani, definito “Il maestro del gioco corto” e della sua Ternana, il “L’Ajax de noantri” che incantò tutti arrivando fino in Serie A.

Tutto nasce a Terni, il capoluogo umbro che tra i ’60 e i ’70 stava vivendo a pieno regime il boom economico del Belpaese. Città considerata da oltre un secolo a questa parte un grosso polo industriale, famosa soprattutto per le acciaierie e non a caso soprannominata “La  Manchester italiana”.

LA CRESCITA – A fine anni sessanta la squadra cittadina, la Ternana, galleggia apaticamente in Serie C. La società decide quindi di affidare la guida tecnica ad un certo Corrado Viciani, un giovane tecnico fin qui con poca esperienza. La prima stagione si rivela però un successo. La Ternana conquista subito la promozione accendendo alla Serie B. Il campionato viene vinto anche grazie a giocatori poi rivelatisi storici per le Fere ternane, come il mediano Francesco Liquori, la mezzala  Romano Marinai e  l’attaccante Giovanni Meregalli. La stagione si chiude con l’inaugurazione dello stadio Libero Liberati, l’attuale impianto di Terni, con una storica amichevole contro il Palmeiras. La piccola Ternana comincia a crescere ma si rivela ancora immatura per il grande salto, che poi farà, nella massima serie. Viciani nell’anno successivo ottiene solo un decimo posto e decide di cambiare squadra. Questo sarà solo il primo degli arrivederci tra il “Profeta” e la sua beneamata, che si lasceranno e riprenderanno più volte per almeno vent’anni.

LO SPETTACOLO – Ecco che quindi nell’estate del 1971 il presidente di allora Giorgio Taddei lo chiama di nuovo alla Ternana, per quello che sarà il ciclo più prolifico della storia del club. E’ qui infatti che Viciani cuce  un gioco su misura per i rossoverdi capace di conseguire grandi risultati in poco tempo. Al primo anno dopo il suo ritorno la Ternana vince il campionato di Serie B e ottiene la storica promozione in Serie A. Un anno letteralmente fantastico. I rossoverdi si piazzano primi in classifica con 50 punti davanti alla Lazio di Giorgio Chinaglia e del tecnico Maestrelli. Il gioco ideato da Viciani incassa notevoli complimenti. E’ il cosiddetto gioco corto, una fitta rete di passaggi di breve misura ma di efficace rapidità. Ci sono tutti gli ingredienti del calcio totale in salsa olandese: possesso palla asfissiante, pressing alto, passaggi corti e sovrapposizioni, tanto da assomigliare molto, e questo non lo dicono solo gli estimatori di Viciani, al moderno tiki-taka  “spagnoleggiante” del Duemila.  Pur non trovando nei suoi calciatori qualità tecniche sopraffini, il “Maestro” si è immerso completamente sulla preparazione atletica, portando in dono ai propri uomini una condizione fisica tale da poter correre intensamente per 90 minuti. Gli interpreti  del gioco rossoverde (tra i quali i già citati Liquori, Marinai e Meregalli ma anche Benatti, Agretti e Rosa) non sono solisti in grado di fare la differenza, ma operai di fatica che rispecchiano appieno la filosofia e lo stile di una città intera: lavoro e sudore.

SERIE A E ADDIO – L’euforia della Serie A dura però soltanto un anno. Alla fine delle stagione ’72-’73 la Ternana conclude ultima in classifica. La squadra di Viciani si misura con compagini molto più attrezzate e di qualità, anche se più di uno spiraglio di luce si è visto nella prima stagione nella massima serie. Lo 0-0 con il Milan di Gianni Rivera  al Liberati, per esempio, ha visto le Fere addirittura sfiorare la vittoria.  Dopo la partita contro la Lazio all’Olimpico, finita 1-1, il giornalista Francesco Rossi del Messaggero invece scrisse: “il gioco della Ternana dava la sensazione di fluire con la semplice naturalezza di una forza della natura, come il salto d’acqua della cascata delle Marmore, e la squadra di Viciani ha finito per incantare tutti”. Da ricordare anche il debutto in quell’anno di Franco Selvaggi in maglia rossoverde, lanciato da Viciani, poi laureatosi campione del Mondo con l’Italia nel 1982.

Finita quella stagione, la magia tra la Ternana e il suo tecnico anch’essa finisce. Le due parti decidono quindi di separarsi per cercare nuova fortuna da soli, ma anche questo sarà solo un arrivederci. Nel frattempo Corrado Viciani passa al Palermo, dove otterrà molti successi tra cui una finale di Coppa Italia e la promozione in A, mentre anche la Ternana guidata da Enrico Riccomini tornerà nella massima serie nel 73-74. Ma dopo quest’ultimo picco di successo la Ternana non raggiungerà più l’apice, complice anche molti problemi economici. Viciani ritorna a Terni due altre volte: nel 1982-83, salvando il club dal baratro della C2 e nel 1987-88, anno in cui divenne l’allenatore più presente della storia della società umbra con ben 256 panchine totali.

VICIANI DIXIT – La favola della Ternana di Viciani, seppur di breve durata, va ben oltre i semplici risultati. E’ il nuovo conio di un gioco rivoluzionario applicato a degli interpreti “normali”, non dei campioni, facendo di necessità virtù. «Avevo degli asini come giocatori, non potevo permettermi lanci lunghi, invenzioni, fantasie. Bisognava correre, fare passaggetti facili facili, sovrapporsi. A passare la palla a quattro-cinque metri sono capaci tutti, invece i lanci lunghi non servono a nulla, hanno inventato il libero proprio per intercettarli. se la palla ce l’hai sempre tu, è più facile che riesca a far gol». disse una volta il maestro di Castiglion Fiorentino. E’ ovvio poi che dal punto di vista del movimento il calcio, soprattutto con il tiki-taka di Barcellona e Spagna, si è evoluto molto. Nel calcio di Viciani il lavoro sporco lo facevano i calciatori, che dovevano correre in maniera perpetua, aprendosi in attacco e raddoppiando (o addirittura triplicando) le marcature in difesa. Il calcio “alla spagnola” del nuovo millennio invece ha dato più importanza al movimento della palla: è la sfera ora che deve girare costantemente rendendo così gli scambi di palla tra giocatori molto frequenti.

AMALGAMA UNICO – L’aspetto più affascinante di questa storia è però l’incredibile e interessante legame da trovare tra il gioco delle Fere di Viciani di allora e la propria terra di appartenenza, la città industriale di Terni e la “working class” che la viveva. “Poche volte si è visto assomigliare una squadra al proprio ambiente come è avvenuto a Terni” non poteva esprimere concetto più chiaro Maurizio Barendson, responsabile servizi sportivi Rai dell’epoca. Una dimostrazione palese di quando il calcio e il proprio territorio si amalgamo in un corpo unico che difficilmente potrà ripetersi. Questo è anche il bello del calcio. Questa è la storia di Corrado Viciani e della sua Ternana operaia.

Tratto da www.maidirecalcio.com