Longarini torna a Terni e spiega tutto. Dubbi e certezze del popolo rossoverde
Di una cosa bisogna dargli atto, a Simone Longarini. La faccia, come dice lui, ce la mette eccome. Può piacerti o meno quello che dice. Puoi pensare di essere d'accordo con lui o meno, potresti anche dire che alcuni passaggi li avresti gestiti in maniera diversa. Ma contrariamente a quanto era successo nei precedenti anni di gestione Longarini, stavolta la presenza c'è e si avverte. Non si è svincolato mai da nessuna domanda, ha cercato di rispondere (certo non tutte le risposte possono essere esaurienti) a tutti senza dire "no questo no". E per la maggior parte erano argomenti scomodi, delicati, spinosi. Si dice sempre: domandare è lecito, rispondere è cortesia. È Simone è stato cortese per più di due ore.
Tre i nodi fondamentali su cui vogliamo soffermarci di nuovo, alla luce di quanto ha detto, confermato o svelato il proprietario della Ternana. Gli addii, la squadra e il futuro. Gli addii sono tanti e tutti pesanti. Partiamo dal primo, quello di Toscano. Lui lo ha definito una fuga, lo ha accusato di essere andato via senza preparare la partita di Salerno, di spostare un allenamento per dimettersi. Punto di vista comprensibile: questa è la sua verità. A prendere le parti dell'uno o dell'altro non solo non è nostro compito, ma non ne usciremo mai. Unica cosa che non avremmo fatto al suo posto è non parlarci mai. Non confrontarsi. Longarini dice di lavorare 20 ore al giorno e di non avere tempo per andare a mangiare una pizza. Se fa il presidente di calcio, andare a cena con il proprio allenatore di sicuro non è obbligatorio, ma confrontarcisi si. Fa parte degli "impegni" del presidente. Se non lo si fa, si possono creare incomprensioni, malumori, strani pensieri. Se si arriva alle dimissioni qualcosa di storto c'è per forza. La strada tracciata all'inizio deve rimanere una bussola su cui orientare magari le chiacchierate. Che a nostro avviso, non frequenti, ma se richieste dovrebbero esserci. Anche qui però punti di vista, speriamo altrettanto comprensibili.
Sugli altri addii (Cozzella su tutti), Longarini è stato molto chiaro, seppur impossibilitato dall'essere diretto quanto (forse) avrebbe voluto. Secondo la proprietà i comportamenti di Cozzella non sono stati professionali, non sempre almeno. E questo lo ha portato al licenziamento. La nostra sensazione è che la famiglia Longarini questo sospetto su Cozzella lo avesse dall'inizio (ecco perché la conferma è stata una sorpresa) e che ci sia voluto tempo per trovare le (eventuali) conferme. Ma la questione è molto delicata, roba da tribunali. Accuse (soprattutto se confermate) molto gravi. Quindi meglio andarci cauti.
In generale un gruppo di lavoro non è fatto soltanto di persone fidate, come quelle che oggi Longarini dice di aver scelto. Ma gruppo si crea anche con la condivisione (più o meno quotidiana) di idee, obiettivi, problemi. Insomma oltre a "metterci la faccia", qualche volta è necessario anche "sporcarsi le mani".
Sulla squadra Longarini è molto deciso ed entusiasta. Noi siamo molto contenti di questo. Un presidente che da forza ai propri ragazzi (anche come autostima) non è da poco. Lui è convinto di questo o per lo meno lo dice in maniera convincente. Probabilmente la Ternana non è così forte come dice lui, ma di sicuro non è cosi scarsa come dice la classifica. E soprattutto la squadra non è la somma dei valori tecnici dei giocatori ma influiscono tanti fattori. E di questi tanti a Terni pochi si stanno incastrando. L'obiettivo segreto (ma neanche troppo) sono i playoff. Molto ambizioso, almeno oggi.
Sul futuro Longarini ha le idee chiarissime. E noi ribadiamo che siamo con lui. A noi piace pensare che la Ternana possa aumentare gli utili, che possa pescare dal proprio vivaio che possa fare calcio per esportare buoni giocatori. Piace che possa diventare autosufficiente. Questa è la più grande sfida di Longarini. È dura. Durissima. E veramente ha bisogno dell'aiuto di tutti. A patto che degli aiuti o dei consigli (disinteressati, ovvio) ne tenga conto. E che si renda conto che soprattutto il primo che può aiutarlo è proprio lui.
PS due ultime considerazioni: a noi piacerebbe che le spiegazioni del presidente (o della famiglia) fossero più frequenti. Capiamo gli impegni di lavoro, ma i silenzi (a volte) sono troppo lunghi. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo sulla vicenda Montemari: finora Longarini le sue parole le ha mantenute. Con i suoi metodi, ma le ha sempre mantenute.