Lucarelli-Bandecchi: è (di nuovo) finito l’amore
Il rapporto fra i due è sempre stato burrascoso. Abbiamo scherzato a lungo sulla provenienza politica dei due livornesi della Ternana, anche loro ci hanno giocato su. Anche sul loro rapporto: entrambi caratteri forti e non inclini ad abbassare la testa rispetto a posizioni diverse.
Ognuno avanti per la propria strada e convinzione. E quando i due sono andati a braccetto le cose funzionavano. O viceversa: le cose funzionavano e quindi i due sono andati a braccetto.
Il rapporto è cominciato a cambiare in SerieB. In estrema sintesi Bandecchi ha sempre rimproverato a Lucarelli la prudenza. L’eccessiva prudenza. Come abbiamo avuto modo di dire è sempre stata una questione filosofica: il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Bandecchi vuole vincere, vuole provarci, anche quando tutto sembra remare contro. Forse prende anche forza da quello. Lucarelli è invece più realista del re, non si abbandona a voli pindarici, non spinge sull’acceleratore (almeno pubblicamente): sa che deve avere spazio di manovra. Uno è un uomo di calcio, ha sempre masticato calcio, è sempre vissuto di calcio. L’altro al calcio si è avvicinato da pochissimo, ma l’ha approcciato come tutte le altre cose della sua vita, cercando di vincere, soprattutto non seguendo le strade che battono tutti.
La prima divisione è stata proprio sul giudizio della rosa del primo anno? Si possono sognare i playoff? Ma quando mai siamo una matricola! Per dare “coraggio” all’allenatore è arrivato il contratto lungo, parole inizialmente di grande appoggio (e in qualche caso pungolo), una campagna acquisti per cercare di migliorare una squadra che aveva dominato in C. Il presidente voleva continuare a sognare, l’allenatore voleva portare a casa la pelle. Uno per seguire lo spirito dello sport, l’altro per non farsi male, con la consapevolezza del veterano. Si cerca una strada comune per far crescere anche la società: staff, campi di allenamento (la ricerca almeno), migliorie gestionali.
Ma il bicchiere rimane sempre mezzo pieno da una parte e mezzo vuoto dall’altra. Ed è una cosa che a Bandecchi non va giù. Anche da ultimo in classifica vorrebbe sempre avere la forza di rialzarsi e vincere. Sminuire non è nel suo vocabolario, il peso delle aspettative non lo disturba, cerca la rivalità, l’agone. E la distanza fra i due comincia a crescere sempre di più. La Ternana a fine anno scopre di essere una buona squadra e questo però fa scattare in Bandecchi altre considerazioni. Nel momento della conferma di Lucarelli tira fuori la famosa lettera. Più mediatica che altro. In cui c’è scritto che non deve essere pronunciata la parola “salvezza”. Il fatto che si sia sentita la necessità di scriverlo sottolinea la diversità di vedute fra i due e la voglia del presidente di mettere nero su bianco: un impegno formale.
A Bandecchi non piace la conduzione della squadra nel secondo anno di B. Nonostante il buon avvio i rapporti (professionali) continuano a logorarsi e arriva l’esonero. Da rientro in squadra la parola salvezza diventa praticamente un refrain per Lucarelli. Anche se i playoff sono più vicini dei playout, anche se lui era stato primo ed è stato definito come l’unico che poteva tirare fuori il meglio dalla squadra. Salvezza, salvezza, salvezza. E questa parola nella testa di Bandecchi continua a frullare.
Benintesi: Lucarelli non è pazzo. Ha individuato delle criticità. Sa che questa squadra non riesce ad essere continua. Ha visto il trend (dal Genoa dell’andata in poi la Ternana se togliamo le prime 9 della stagione sarebbe terz’ultima) e ha capito che sarebbe stato difficile darle un verso. Ma questo non è bastato a Bandecchi: doveva provarci, aveva tutti gli strumenti per farlo. E soprattutto non trovare le colpe sempre all’esterno.
Perché anche Bandecchi non è pazzo. Vuole che chi lavora per lui e con lui abbia la stessa visione, la stessa perseveranza, che a costo di arrendersi magari scoppia. E se i playoff sono a tre punti non capisce perché bisogna parlare di limiti invece che di opportunità.
Non sono destinati a stare insieme. Inconciliabili le loro posizioni: non si trova una linea mediana, perché non si è mai trovata nel tempo. Sembra quasi – ormai – una guerra di posizione, di principio. Che ha polarizzato anche i tifosi: ora o sei pro Bandecchi o pro Lucarelli. Ma i tifosi hanno un solo pro: la Ternana.
I tifosi vorrebbero vincere, sempre. Vedono la classifica, conoscono i loro giocatori: vizi e virtù. Alle volte fischiano, sono “nati per tribbolà”, vanno allo stadio anche con il freddo e la pioggia. Quello che li contraddistingue è l’amore per la propria squadra: colori amati anche nelle difficoltà, sempre. Ecco: forse da questo si potrebbe prendere spunto. Quell'amore che non c'è più (ora) fra i due. Continueranno a volersi bene e a stimarsi. Ma ora è meglio che rimangano solo amici.