Regola da riscrivere, chi paga va rispettato

Aver giocato a Venezia con la nebbia un’offesa per i tifosi

Nessuno ha visto la partita, nemmeno quelli che l’hanno giocata. E’ quanto emerso nel dopo gara di Venezia. Ma per l’arbitro si poteva giocare. Soltanto per lui occhio di lince. Peccato che tra il signor Fabbri e i cinquemila del penso con oltre 350 ternani ci sia una profonda differenza. Per lui è un lavoro ben retribuito per gli altri una passione che costa denaro. E costa denaro anche a quelli che sottoscrivono abbonamenti televisivi per seguire le imprese dei propri beniamini.

Lui, l’arbitro, forse qualcosa ha visto, gli altri hanno potuto al massimo immaginare, tanto d’abbracciare uno che all’azione del gol non aveva neppure partecipato.

Chiariamo subito un aspetto: c’è una regola che fissa i termini del gioco in caso di nebbia. Si gioca se si vede da una porta all’altra. Una regola scritta decine di anni fa. Arcaica. Ormai la considerano così un po’ tutti, anche gli addetti ai lavori. Perché quella regola non tiene conto delle esigenze di chi paga per vedere. E’ legata soltanto al campo. Ma il mondo è cambiato, il calcio sta facendo i salti mortali per incassare denari che per gran parte arrivano dalle televisioni a loro volta tenute in vita dagli abbonati. Che siano sugli spalti o davanti alla tv sempre i tifosi pagano. Per questo vanno rispettati.

Quindi la norma va riscritta facendo leva sul buonsenso. Quello mancato sabato a Venezia dove sarebbe stato giusto non giocare rinviando la partita al giorno dopo. Certo, sarebbero stati penalizzati i tifosi rossoverdi in trasferta. Ma almeno l’avrebbero potuta vedere in televisione il giorno dopo.

Di regole riscritte negli ultimi anni ce ne sono state diverse, basta ricordare quella sul tocco di mano in area. Modificare, o meglio aggiustare questa che definisce i parametri in caso di nebbia, è un atto dovuto. Proprio le società potrebbero farsi portavoce di un’istanza legittima. I tifosi vanno rispettati. Non soltanto chiamati a sostenere il gioco con i loro denari.