Non dite che non vi avevamo avvertito. Il primo giugno avevamo già ipotizzato come sarebbe andato a finire. Non avevamo capito che quell’instabilità dovuta ai pensieri (e problemi) presidenziali potesse diventare ancora più forte.
Perché da quel primo giugno, quando davamo per scontata la vendita, Bandecchi ha cambiato idea diverse volte su come affrontare il suo futuro.
Bandecchi sul suo tavolino ha due problemi: l’inchiesta della Guardia di Finanza e, appunto, l’incompatibilità. La soluzione, suggerita anche dal Consiglio d’Amministrazione dell’Unicusano e dai suoi legali, è una e drastica: vendere la Ternana.
Bandecchi però non si è arreso. Mai. E’ sempre stato il suo mantra, nella conduzione della sua vita imprenditoriale e ora anche politica. E’ stato quello che l’ha portato al successo. Ma, come in tutte le storie, c’è un ma.
Un conto è fare l’imprenditore un conto il politico. Le regole sono diverse. Bandecchi nella sua vita da imprenditore ha rischiato. Ha avuto ragione, ma ha rischiato. Ne siamo certi. Ha scommesso di avere un’idea vincente. E grazie a questa idea (anzi a queste idee) ha avuto successo. Avrà avuto dei contenziosi, anche pesanti (in proporzione) come quello della Guardia di Finanza. Ma convinto di aver ragione è andato fino in fondo. Ha creato i presupposti per vincere, agendo con grande risolutezza. Alle volte – per gli avversari – anche con troppa foga.
Nella politica il linguaggio e le modalità sono diverse: nessuno dice che siano migliori. Semplicemente diverse. E difficilmente un sistema funziona nel campo dell’altro.
Bandecchi dell’incompatibilità lo sapeva sin dall’inizio della sua campagna elettorale. Semplicemente pensava che non solo non era nei termini espressi dai suoi avversari politici ma che avrebbe trovato una soluzione. Anche stravagante, ma nei confini della legalità.
Le ha provate tutte. E le ha rese tutte pubbliche. Ha cercato di capire se cambiare stadio, ha lanciato l’azionariato popolare, ha cercato partner per dividere le spese, ha acquistato un terreno fuori dal proprio comune, ha lasciato (il giorno prima della votazione) la sua posizione di presidente sia in seno alla Ternana che in seno all’Unicusano. Ogni giorno una soluzione. Ma mai quella definitiva. Perché quella definitiva, quella che lo lascia tranquillo al 100% e non passibile di un esposto è la cessione.
Ne possiamo discutere quanto vogliamo ma alla fine a decidere non saremo noi. Né Bandecchi, né il segretario comunale, né il prefetto, né l’opposizione, né il consiglio comunale. Non si decide solo a maggioranza ma secondo l’interpretazione di una norma. E per farlo ci vuole un giudice. Solo che se poi il giudice da ragione a chi si oppone si decade dalla carica di Sindaco.
Bandecchi non vuole correre rischi. Più importante la città che la squadra. E quindi si vende. L’estrema soluzione.
Una cosa però ci auguriamo: che questo piano B sia stato portato avanti, segretamente, anche durante tutto questo tempo. Sin dalla decisione di candidarsi. Per avere più tempo per la scelta e per non trovarsi davvero con l’acqua alla gola.
Perché ora Bandecchi ha una doppia responsabilità: come proprietario uscente e come Sindaco di una città. Non permettere che la Ternana si dissolva, che passi in cattive mani o che venga abbandonata. E’ un compito morale da proprietario e un compito civile da Sindaco.
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