Stavolta non siamo d’accordo con Longarini. Ecco perché…
Generalmente quello che dice il presidente non si discute, si esegue.
E’ così. Nel mondo del lavoro, esattamente come nel calcio. Tanti presidenti, giudicano, parlano, esaltano, criticano. Spesso è più evidente dopo una sconfitta, ma forse solo perché a livello mediatico fa più “rumore”. E spesso risponde a delle necessità di pancia, di umore, di tifoseria.
Basta guardare il nostro sondaggio: al momento neanche il 20% dei tifosi ritiene che le parole di Simone Longarini siano state eccessivamente dure. Insomma è come se il presidente (per “convenienza stilistica” lo chiamiamo così) avesse interpretato la piazza.
Ma ci permettiamo di dissentire. Lo dichiariamo da subito: siamo con la minoranza. Nonostante la premessa (il presidente può dire quel che vuole) ci sentiamo però di dire la nostra anche noi, pubblicamente.
Ci sono alcuni passaggi (“atteggiamento non professionale”, “vergogna”) e il tenore generale del comunicato stampa che non condividiamo. Siamo amareggiati e delusi anche noi per la sconfitta di Ascoli. Non ce l’aspettavamo. Sia prima della partita che dopo averla vista. Si parlava di un Ascoli in crisi, di liti nello spogliatoio, divergenze fra i direttori: insomma sembra una squadra allo sbando. Invece è andata in campo con un vigore (forse) inaspettato e ha buttato in campo tutto quello che aveva. Ed è riuscito a vincere la partita, anche con un po’ di fortuna.
Di sicuro la Ternana non ha espresso il miglior calcio stagionale, ma – senza dover scomodare i ritardi, le assenze, le partite ravvicinate o altri alibi tipo l’arbitro – non ha comunque sfigurato. Anzi. Volendo tralasciare i commenti della stampa locale basta guardare chi in nazionale ha analizzato e commentato la partita. Gazzetta dello Sport e Corriere dello Sport parlando di una Ternana sciupona, che ha avuto diverse palle gol che non è riuscita a concretizzare, di pallino di gioco in mano per oltre un’ora. Insomma una partita tutt’altro che vergognosa: magari imprecisa, magari poco cattiva, magari poco concreta, oppure sfortunata. Ma non vergognosa. Una sconfitta, non una disfatta.
In virtù (forse soprattutto) della giornata top dell’avversario. L’Ascoli ha tirato fuori una prestazione gagliarda (anche troppo in molti casi): ha picchiato duro e difeso bene. Ha chiuso moltissimi spazi alla Ternana e ha provato a ripartire. I rossoverdi hanno certamente faticato nella fluidità della manovra (e Breda ha provato anche a invertire la tendenza con i cambi tattici) e soprattutto non è stata precisa nelle conclusioni. Fosse entrato (per esempio) il tiro di Gondo, siamo sicuri che l’umore della piazza, il nostro e quindi anche quello del presidente sarebbe stato diverso.
Ecco perché non ci sono sembrati congrui alcuni termini, o una durezza nell’esposizione così marcata. L’analisi di una prestazione non può dipendere da un solo risultato, soprattutto se arriva dopo una gara comunque giocata (almeno) alla pari e dopo due vittorie consecutive.
Longarini è stato presente agli allenamenti durante la scorsa settimana, era nella panchina aggiuntiva nei novanta minuti contro l’Ascoli e sicuramente si è fatto un’idea personale di quello che è successo in campo. E se vuole rimproverare (anche aspramente) i suoi ragazzi per sfumature che lui ha colto e noi no, non possiamo certo noi ergerci a giudici. Ma il confronto diretto con i protagonisti in questi casi (almeno secondo la nostra opinione) sarebbe molto più efficace.
E soprattutto non aiuterebbe a rinfocolare (nella tifoseria) venti di polemica in un momento in cui le cose sembravano essersi risolte e “normalizzate”. Questa squadra (come tutti) ha bisogno di carota e di bastone. Stavolta, a noi, il bastone è sembrato decisamente troppo duro.