Stavolta è stato un monologo. Sedici minuti di "messaggi", così li ha chiamati il presidente, meglio l'amministratore unico, Simone Longarini. E ne ha avuto per tutti. Dai giocatori, al ds, passando per allenatore (vecchio e attuale), ai tifosi, ai giornalisti. Sedici minuti di sfogo. Senza domande, senza confronto. Senza la possibilità di approfondire. E di domande invece ce ne sarebbero state tante da fare a Simone. Ci sarebbe piaciuto confrontarci su tanti argomenti.
Dalla percezione della squadra che lui definisce da playoff. Anche noi siamo convinti che la squadra sia una buona alchimia, ma per esempio siamo convinti che partire in ritardo e aver cambiato guida tecnica non ha aiutato nella continuità. Forse lui per primo dovrebbe tenerne conto, visto che conferma che la Ternana è stata sull'orlo del baratro.
Ci sarebbe piaciuto approfondire il suo rapporto con Acri, visto che è di sicuro il referente tecnico che è stato scelto nel momento più difficile e confermato nel momento più delicato. A noi per esempio non è risultato elegante mettere in piazza le pieghe (o alcune delle pieghe) del loro rapporto (professionale ovvio).
Ci sarebbe piaciuto fargli capire che l'amore che lui dice di avere per la Ternana, sinceramente pensiamo di averlo anche noi. Siamo convinti che lui sia sincero e la sincerità si vede dalla foga che ci mette nell'esprimere concetti. Magari abbiamo semplicemente modi diversi di dimostrarlo.
Ci sarebbe piaciuto confrontarci magari per fargli capire che non è vero che è solo: basta ascoltare le necessità, le voglie e le passioni di Terni per capire come poter entrare in sintonia.
Simone Longarini è il proprietario della Ternana. E con la Ternana della Ternana può dire e fare quello che vuole. Noi (come giornalisti) abbiamo il dovere di riportare quello che dice ai tifosi e nei limiti dell'educazione criticare o commentare quello che succede nell'universo rossoverde. Ci dispiace soltanto che ultimamente questo non è stato possibile. Longarini si era presentato stilando un programma molto chiaro e di difficile realizzazione che la piazza ha recepito.
Essere esenti da critiche però non fa il bene della Ternana. Noi crediamo che il confronto (quello costruttivo e civile) a patto che ognuna delle parti abbia la pazienza e l'umiltà di ascoltare l'altro non possa che migliorare la situazione. In questa circostanza sembra invece quasi che Longarini abbia cercato di spaccare l'opinione pubblica.
Lui fa riferimento al famoso comunicato di Ascoli, che secondo lui non è stato capito. Ci permettiamo di dissentire: noi abbiamo criticato il comunicato ma il sondaggio che abbiamo fatto pone invece Simone con l'80% della tifoseria. Insomma la minoranza è chi – come noi – l'ha ritenuto eccessivo.
Ma tutto questo è nulla. A confrontarsi con la piazza, con la stampa, con la squadra non è obbligato Longarini. Ognuno agisce come meglio crede e secondo la sua natura. Sono opinioni diverse, modi di comportarsi diversi. Non esiste una ricetta. Magari noi non ci saremmo comportati così o colà, ma importa poco. Importa poco anche che Simone Longarini decida di non avere rapporti con "il tifoso Tonino" per ché un settembre (il 5 per la precisione) di 10 anni fa venne duramente criticato, contestato e sbeffeggiato di fronte a una tifoseria inferocita (sul palco c'era anche Fioretti) in una serata al Fiamma. Dopo 10 anni Simone ancora si ricorda quella serata, forse se la ricordano anche altri. Si può anche essere ancora arrabbiati per tutto quello che successe quella sera, ma forse conviene ricordare che la Ternana era reduce da una retrocessione in C1 e che quindi ci fossero animi tesi era probabilmente inevitabile.
Di tutto questo si può ragionare, si può dissentire. Si può dire bravo Longarini o basta Longarini. Si può dire che è stato arrogante, come che invece era proprio ora che qualcuno dicesse le cose come stanno. Si può dire che una società andrebbe gestita magari con più equilibrio o pacatezza o invece giustificare l'irruenza con la giovane età, la passione e la capacità decisionale. Si può dire che così si aggiunge tensione a tensione oppure che bisogna tenere tutti all'erta perché solo così questa squadra rende.
Non ci va bene però una cosa. Una bugia ammessa su un argomento per Terni importante. I Montemari. Sono stati quanto di più lontano dalla piazza, dalla tifoseria e dalla città ci si possa immaginare. Sono il simbolo della lontananza della famiglia Longarini dalla loro Ternana (quella che hanno detto più volte pubblicamente di amare). Sono quelli che hanno creato la frattura. Sono quelli della doppia retrocessione: dalla B alla Seconda Divisione. Terni non avrebbe più voluto sentirli accostati alla Ternana. E invece Simone Longarini non più di 3 mesi fa (il 30 settembre in conferenza stampa disse "I Montemari? Io sono l'amministratore unico della Ternana e sono un Longarini: le persone che lavorano nella Ternana sono quelle che vedete, c'è un organigramma sul sito. C'è un vostro collega che dice di fare il mercato per tre squadre: bisogna avere onestà intellettuale") rigettava qualsiasi tipo di collaborazione (nonostante ci fossero dei segnali che riconducevano a questo tipo di soluzione) mentre ora lo dichiara. Come fosse una provocazione. Come per voler ferire nell'animo la tifoseria. E allora ci chiediamo: perché?
Ecco: su questo ci farebbe piacere veramente capire. Più di sapere che pensa dei playoff, dei giocatori, dell'allenatore o del direttore. O di Deodati. Perché si è avvalso della loro collaborazione? E perché l'ha voluto rendere pubblico (dopo averlo nascosto). Simone Longarini è una persona intelligente e non parla a caso. Forse nulla di quello che ha detto è lasciato al caso. Ha voluto lanciare dei messaggi. Anche quello sui Montemari lo era?
Questo sì, ci ha fatto pensare. Sale su una ferita ancora non rimarginata. Se facesse un sondaggio sul sito, non ci sarebbero maglie che tengano. Non ci si meravigli (troppo) se allora allo stadio ci va molta meno gente di quanto la Ternana meriterebbe. Il presidente ricorda una serata difficilissima di 10 anni fa. Noi ci ricordiamo 10 anni difficilissimi.
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