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4 anni (e mezzo) da… Leone

Probabilmente qualcuno avrà detto “Era ora!”. Perché da quando era arrivato (Natale 2018) Leone nella Ternana ha cercato di costruire tutto ma l’unica cosa di cui non è mai stato capace era quella di comunicare quello che faceva.

E così la mancanza di “comunicazione” ha fatto in modo che alcune cose venissero viste attraverso un punto di vista diverso. Le altre non è possibile proprio cancellarle. Ma chi dice “era ora”, si sbaglia. E di grosso.

“Preferisco far parlare il campo”, “preferisco parlare con l’allenatore”, “preferisco parlare con i giocatori”. E’ per questo che difficilmente troverete delle sue interviste o conferenze stampa, sia a Terni che altrove. E il suo stile, prendere o lasciare.

Bandecchi (attraverso Ranucci, in uno dei suoi ultimi atti da presidente della Ternana) lo prende nel 2018, a Natale appunto. E subito viene investito dalla contestazione che c’era nei confronti della squadra, che con De Canio (sulla graticola) non stava facendo i risultati sperati. Provò a tenere De Canio, ma la situazione era ormai dura da tenere in piedi. Si affidò a Calori, non andò bene. Poi iniziò l’era Gallo: non arrivò comunque la promozione (l’anno successivo, quello del Covid) e si arriva a Lucarelli e al ciclo che – nonostante il ritorno dello stesso Lucarelli – si è definitivamente concluso.

Luca Leone è stato il direttore di Stefano Bandecchi. L’unico, in questi anni. Nel bene e nel male è stato lui a costruire questa squadra. E’ stato anche lui a dargli questo tipo di mentalità. E’ stato uno che ha sempre creduto nelle sue scelte e che ha sempre cercato di difendere i “suoi ragazzi”, anche sul mercato. Ha sempre creduto nella forza del gruppo, da Lanciano in poi. Ed è questo, insieme alla competenza, il suo biglietto da visita. Anche in rossoverde.

Ha portato a Terni alcuni dei suoi “fedelissimi” (Paghera, il suo primo acquisto, Marilungo e Mammarella tanto per citarne alcuni, con l’enorme rischio di dimenticarne altri!) se per fedelissimi intendiamo uomini con cui mettere il “pallone in banca”. Ha cercato di dare valore prima al gruppo e poi alla squadra. Ha costruito il gruppo vincente della C, partendo da lontano, credendo in quel gruppo (i sopracitati, Partipilo, Proietti) che poi – impreziosito – è riuscito nell’impresa, con Lucarelli in panchina di stravincere un campionato. Impreziosito dai ritorni straordinari (sia a livello emotivo che a livello tecnico) di Falletti e Palumbo (arrivato proprio all’inizio del 2019) ha creato una squadra che poi è riuscito sempre a migliorare, anche in B anno dopo anno.

Ha creato valore, come diciamo anche in nostri altri articoli. Gli hanno addebitato di fare affari solo con “giocatori abruzzesi”: ha sempre scelto invece chi sapeva poteva dargli qualcosa oltre alla giocata in campo. Ha cercato di ricostruire (insieme a Palladinetti e Mammarella, quando ha smesso) il settore giovanile.

Non è riuscito a centrare il sogno della A, neanche dei playoff. Ma non per questo non ci ha provato.

Terni è una città brontolona, non va bene quasi mai nulla. Lui a Terni ha predicato il calcio semplice, sapendo benissimo che invece il calcio è una questione molto seria. Di applicazione e di equilibri molto fragili. Ha saputo coniugare la capacità di andare a prendere giocatori di prospettiva con giocatori di sicuro affidamento in categoria. Parlano i fatti per lui, che non ha mai voluto spiegare e parlare.

Lo riteniamo un difetto solo perché – avendo avuto il piacere di parlare spesso con lui – abbiamo sempre trovato una passione straordinaria e un’applicazione costante, 24h su 24. Ha sempre agito nel completo interesse della società e della squadra: e questo se permettete è un valore non da poco. Raro in un mondo dove i personalismi sembrano dettare l’agenda, anche dei dirigenti di azienda. L’onestà e la dedizione alla causa hanno fatto in modo che resistesse anche alle tempeste, che inevitabilmente ci sono state.

Non tutti hanno avuto la stessa impressione di Luca Leone. Lui se ne farà una ragione, già lo sappiamo. 

Il suo progetto, durato 4 anni e mezzo, per le capacità economiche di Bandecchi avrebbe meritato risultati ancora più soddisfacenti. I fatti dicono che il sogno della A si è spendo sempre troppo presto. Rimangono anche gli altri fatti: come quello attuale avere 4/5 giocatori vendibili (a cifre importanti) e cercati sul mercato, avere vinto un campionato come è stato vinto dalla Ternana e aver cercato di costruire una società che funzionasse in tutti i suoi reparti. Questi rimarranno per sempre, anche per i detrattori.

Ora la Ternana cambia direzione, in tutti i sensi. E – forse – è anche giusto che sia così. Ma “era ora” lasciamolo dire ai brontoloni, ai superficiali. A chi non ha voluto o saputo andare oltre le apparenze. 

Ternananews Redazione

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