Fa strano scrivere che è arrivato il momento di smettere di giocare, dal momento che la Ternana, intesa come squadra, non riesce a giocare una partita ufficiale dallo scorso 12 agosto, contro il Sassuolo, e vede a rischio anche l'esordio di domenica contro la Vis Pesaro. Eppure è quello che ci sentiamo di dire, dopo tre mesi di passione: adesso basta giocare!
Il gioco a cui ci riferiamo non è quello che si gioca col pallone, ma è quello che si sta portando avanti sulla pelle dei tifosi, dei giocatori, degli staff tecnici e delle società coinvolte in questo caos che non sembra avere una fine ma che, al contrario, diventa sempre più contorto man mano che si cerca di dipanare la matassa. Tribunali che si riuniscono, memorie depositate, ricorsi presentati senza sosta e in tempi che definire ristretti sarebbe riduttivo, e poi succede che le decisioni slittino, che non si riesca a capire quale sia l'organo competente a decidere del format della Serie B, che si rimandi tutto al primo grado di giustizia sportiva e che, anche in questo caso, non si possa sapere nulla fino alla prossima settimana. E allora si arriva al Consiglio di Stato, si chiede nuovamente l'intervento di qualcuno che possa finalmente mettere ordine in questa infinita diatriba, qualunque ordine esso sia, si chiede ancora di rinviare partite, di recuperarle un giorno, quando qualcuno riuscirà finalmente a capire dove si dovrà giocare, quando e contro chi.
E non è perchè non si vede ruzzolare un pallone in campionato dallo scorso maggio, non è perchè le società hanno contratti in essere coi propri tesserati che comportano comunque dei costi, non è perchè i giocatori avrebbero voglia di tornare in campo, o almeno di essere certi della categoria in cui dovranno giocare. Quello che c'è in ballo è solo rispetto, una bella parola che per tanti anni ha campeggiato e campeggerà in ogni stadio e sulle maglie di tante squadre, ma che nella pratica delle cose non viene applicata. Il continuo rimbalzarsi addosso le responsabilità di una decisione, qualunque essa sia, lo ripetiamo, è sfiancante per chi ci si trova coinvolto, a volte toglie perfino la voglia e la forza di continuare a sbattere la testa contro quel muro che improvvisamente si è alzato fra le normative e chi dovrebbe applicarle.
Non sappiamo se la Ternana giocherà, ne' quando e perchè. Quello che sappiamo, però, è che servirebbe maggiore rispetto per chi, a qualunque livello, in questo gioco chiamato calcio investe, soldi, speranze, passione. E non è solo una questione di Ternana, o Pro Vercelli o chi per loro, perchè quello che è successo in estate, e che si sta protraendo in questo inizio di autunno, potrebbe succedere a chiunque, a qualsiasi società, a qualsiasi piazza e tifoseria.
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