Il derby si vince. La frase ricorrente e incancellabile verità. Come poco importa, anche rubacchiando. Per cui Ternana da bocciare senza rimedio visto che ne ha persi due nella stagione. Anche se in entrambe le gare ha giocato meglio dei rivali e meritato molto più dello zero incamerato.
Poi però c’è un’altra riflessione da fare, quella che riguarda il derby inserito nella cornice più ampia del campionato e del momento che sta vivendo la Ternana. E allora da un lato è più che giusto preoccuparsi visto che le partite perse, tre di fila, hanno aperto una crepa nelle certezze della squadra e reso la classifica meno rassicurante che in passato. Dall’altro però non possono essere cancellate di colpo le prestazioni dignitose (derby) e buone (Spezia) fornite da Coppola e compagni. Vuol dire quindi che la squadra continua ad avere una base solida sulla quale fondare le proprie ambizioni, ancorché ridimensionate.
Per questo ci sembra opportuno riportare il discorso in un alveo di equilibrio irrinunciabile soprattutto nei momenti di depressione o di esaltazione.
La Ternana non è diventata improvvisamente una squadra di brocchi. Nel ritorno ha messo insieme un buon bottino di punti (cinque in più che all’andata) e se non si farà travolgere dall’emotività del momento avrà le sue buone carte da giocarsi nella corsa alla salvezza che era e resta l’obiettivo prioritario. Perché è l’unico che garantisce la partecipazione ad un campionato importante, un livello di spettacolo accettabile e la possibilità di rigiocare il derby con la speranza legittima di rifarsi. Insomma, il mondo non è finito sabato scorso né finirà sabato prossimo anche se nessuno può negare l’evidenza di una situazione ambientale pesante e di una classifica meno rassicurante.
In questi casi, la storia insegna, ci vorrebbe la coesione massima di tutte le componenti per uscire dal guado: frase anche un po’ retorica ma che risponde comunque al vero. E la coesione dev’essere ritrovata soprattutto tra le componenti interne alla Ternana: società, squadra, staff tecnico. Per questo fa specie il distacco mostrato dalla società, almeno nella forma, nell’ultimo periodo. Un Longarini arrabbiato riusciamo ad immaginarlo facilmente. Ma non per questo possiamo concepirlo lontano dalla sua squadra, dai suoi interessi calcistici. Anche perché oggi sarà evidente anche a lui e ai suoi collaboratori che la società qualche errore l’ha commesso. I ritardi estivi e più ancora le scelte di gennaio: l’allontanamento del direttore sportivo e una campagna acquisti che di sicuro non ha posto rimedio a qualche problema strutturale dell’organico.
Gli errori quindi sono di tutti e soltanto una presa di coscienza impietosa quanto onesta, può essere la base sulla quale ricostruire un rapporto (squadra-società) che solo tornando ad essere costante e proficuo potrà consentire alla squadra di tornare a quei risultati che soltanto una settimana fa ci avevano fatto sognare.
Poi ci sarà il tempo per i processi, per le scelte che dovranno comunque avere quale obiettivo irrinunciabile il rafforzamento della Ternana. Quel percorso indicato dall’amministratore unico soltanto qualche mese fa. Un percorso che non può essere cancellato da qualche risultato negativo o dalla delusione cocente dei derby persi. Perché l’equilibrio di cui ha bisogno ogni squadra in campo dev’essere prima di tutto patrimonio di chi gestisce la società.
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