Bandecchi lascia: non è una decisione (solo) di pancia
Bandecchi lascia. E non è una mossa mediatica. Non è una decisione presa d’impulso dopo quello che è successo a Terni domenica pomeriggio. O per lo meno non solo. Bandecchi, nonostante la sua tempra, il suo carattere combattivo, la sua voglia di riscatto vende la Ternana.
Non facciamoci illusioni, che possa ripensarci. Forse proprio per il suo carattere, per il suo modo di essere ha maturato questa decisione. Repentina? Probabilmente. In aperto contrasto rispetto a quanto era memerso negli ultimi giorni (primo incontro con il sindaco, più presenza con la squadra, progetti anche nella città)? Sicuramente. Ma non per questo meno deciso.
Bandecchi è un imprenditore. È entrato nel mondo del calcio (a Fondi) su suggerimenti (principalmente) di Ranucci e Pochesci che sebbene molto distanti fra loro hanno rappresentato nel breve periodo della sua esperienza calcistica le due anime, i due punti di partenza della sua avventura.
Ora, un anno e mezzo dopo il suo arrivo a Terni Bandecchi si ritrova con una squadra retrocessa dalla B come ultima in classifica che addirittura rischia di retrocedere in D dopo aver investito 10 milioni di euro. Per vincere.
Sarebbe uno dei più clamorosi fallimenti sportivi della storia recente del calcio. E se neanche noi sappiamo per quale motivo la Ternana rischia di retrocedere (attenzione: retrocedere non di non tornare in B) figuriamoci lui.
Ma ha capito una cosa: ha capito che continuare ad insistere in un mondo non solo che non conosce a fondo ma di cui non condivide i meccanismi non è assolutamente adatto alle sue competenze e inclinazioni.
La capacità di un imprenditore è anche capire quando una strada non va più percorsa: e questo è stato il pensiero di Bandecchi. Gli sputi di domenica appartengono a una dinamica in cui lui non vuole entrare. Molti di voi, molti di noi, hanno pensato che sarebbe bastato non andare sotto la curva per non prendere insulti e sputi. Ma Bandecchi non vuole nascondersi. Ragioniamo per assurdo: avrà anche sbagliato tutto ma – altrettanto sinceramente – ha speso tanto. Forse troppo, soprattutto per avere questi risultati. E magari si può meritare (insieme alla squadra) una contestazione: ma gli sputi no.
Da qui è partita la sua riflessione: non merito questo trattamento, in questo mondo io non c’entro nulla. Va al di là delle capacità. E va anche al di là dell’orgoglio.
Bandecchi è sempre stato molto lucido nelle sue analisi, pur non essendo uno “del mestiere”. E altrettanto lucidamente ha capito che non è il caso di continuare. Continuare a spendere soldi, a prendere insulti, a passare per idiota, a cercare di governare un mondo che ha delle regole non scritte che non sono le sue.
Ora la Ternana, la squadra, se vuole salvarsi, deve fare da sola. Garantirà, perché è un uomo d’onore, la fine della stagione. La società non ha debiti, attualmente. E la ridarà virtualmente al sindaco. Ci saranno delle trattative – e domani ne sapremo di più visto che ci sarà la conferenza stampa di Proietti e Tagliavento.
Tutti noi pensavamo che prima o poi la Ternana si sarebbe ripresa. Che avrebbe almeno salvato la categoria. Non c’erano dubbi. Ora invece tremiamo, come forse raramente è successo nella storia della Ternana. Qui siamo sull’orlo del precipizio.
Permetteteci di fare un’ultima considerazione: Agarini non andava bene, Longarini è stato una iattura, Bandecchi è un pagliaccio. Per non parlare di allenatori, dirigenti e giocatori passati a Terni negli ultimi 20 anni. Con il senno di poi è più facile ragionare: forse sarebbe anche il caso di cercare di utilizzarlo prima, un po’ di senno.
Il calcio è bello perché tutti pensano di poterlo fare, tutti hanno una ricetta.
Ora la ricetta per risollevare la Ternana non ce l’ha nessuno. Anzi chi ce l’ha si faccia avanti…