Bandecchi, le provocazioni e l’onore

Bandecchi, le provocazioni e l’onore

Il presidente Bandecchi non è mai banale, su questo non c’è dubbio. Ogni volta che parla dice quello che pensa, e non gli interessa se e quanto fa rumore. Probabilmente non farà mai l’ambasciatore, ma il suo pensiero è libero. Ha sempre detto quello che ha pensato, ha sempre fatto quello che ha detto.

Ora si è lanciato in un’analisi spietata del girone d’andata della Ternana. Un’analisi cruda, quasi splatter. “Abbiamo fatto schifo”, è il titolo. 23 punti non bastano. Non sono certo in linea con le silenziose ambizioni presidenziali di inizio stagione.

Bandecchi ha sempre detto di partecipare per vincere: aver dovuto assistere a 10 sconfitte non gli è andato giù.

Ne parlerà lunedì con lo staff e con la squadra. Non vorremmo trovarci nei panni dei giocatori rossoverdi (che comunque le strigliate presidenziali già le conoscono). Il presidente ha dimostrato di avere le idee chiare, di sapere dove colpire. Salvezza, no mercato, lavorare su e con questi giocatori, capire fino in fondo le dinamiche del professionismo. E peraltro viene fatto con uno spirito costruttivo: per raddrizzare una situazione che non è distrutta, ma soltanto compromessa.

Fin qui tutto d’accordo. E’ fondamentale confrontarsi fra le varie componenti per riuscire a capire come poter riprendere un cammino che è stato troppo ad intermittenza. Si può non essere d’accordo su una visione così cruda e dura, ma bisogna sempre partire dal punto di vista. Se pensi di poter lottare per vincere, non puoi essere contento. Se pensi che invece quest’anno potevi essere una sorpresa, puoi essere deluso, rammaricato, ma non affranto.

Qui sta la differenza. La Ternana ha bisogno di più tempo per diventare una certezza in B. Ha bisogno di trovare le sue di certezze, quelle che l’hanno resa invincibile lo scorso anno. Non è (solo) una questione di uomini, di campioni. E una questione di sicurezze, di lavoro, di convinzioni e anche di momenti. Bisogna considerare tutto all’interno dell’equazione.

L’unica cosa che a noi stona è il riferimento all’onore. Anzi al disonore. La Ternana ha perso. Ha perso male. Ha perso troppe volte in casa. Ma noi, almeno, non ci siamo sentiti disonorati. Ci siamo arrabbiati, delusi, incazzati. Abbiamo urlato, mandato a quel paese più di qualcuno, allenatore compreso. Abbiamo invocato il mercato. Abbiamo pensato a qualche maledizione. Ma noi – almeno noi – non abbiamo pensato mai al disonore. Sarà che vedere le squadre sotto la curva mentre gli ultras pretendono le maglie indietro non ci è mai piaciuto, anche quando i contorni ambientali erano decisamente più preoccupanti di questa e quando gli animi erano ancora più esasperati.

A Terni il clima di contestazione non c’è. I giocatori sono andati sotto la curva a fine partita: a testa bassa certo. Per scusarsi, in qualche modo, e per ringraziare del sostegno nonostante la brutta sconfitta. Questo è un segnale che ci piace sottolineare proprio perché è costruttivo e non distruttivo. E non incendiario.