Una partita dietro l’altra. Una settimana da cancellare calcisticamente parlando. Due sconfitte pesanti anche al di la dei demeriti e una dose abbondante di polemiche, di liti e mezze liti, di riappacificazioni vere o presunte che hanno gettato grosse manciate di pepe nero (o peperoncino, fate voi) sulla stagione della Ternana.
Si fa quasi fatica a rimetterle in fila. Però ci provo. Cinque gol a Ferrara, Lucarelli che diserta la sala stampa, Bandecchi che s’infuria più di quanto non lo fosse stato già dopo la vittoria di Parma. Summit romano tra i protagonisti massimi della vicenda e ennesimo instagram distensivo. O quasi. Perché Lucarelli resterebbe fino a maggio (ma ha il contratto fino al 2025) e Leone per altri due o tre anni. Eppoi se la prendono anche i tifosi sui quali si sono abbattuti gli strali del presidente.
Prendo fiato e vado agli ultimi eventi. Ovvero la replica dei tifosi con comunicati e striscioni e la chiusura del match da parte del Presidente che ha chiuso pure il proprio profilo social.
In mezzo, quasi a qualcuno fosse sfuggito, s’è pure giocata la partita contro la Cremonese che l’ha vinta e s’è guadagnata la testa della classifica.
A guardarla da fuori si direbbe che questo ternano è un clima rovente, che la crisi è dietro l’angolo, che tutto potrebbe succedere da qui alla fine immaginando chissà quali cataclismi. Oddio, sempre meglio andarci cauti quando i personaggi in ballo prendono facilmente cappello. Però, senza esagerare nel senso opposto, mi pare che oltre una comprensibile delusione non si va.
E’ deluso Bandecchi ma lo sono anche Lucarelli e Leone e probabilmente pure i giocatori oltre ai tifosi e all’ambiente in generale. Perché mancano un po’ di punti alla classifica della Ternana. Che, va detto, al momento non corre grossi rischi considerato il +8 sull’area play out. E quei punti pesano nella valutazione anche se non avrebbero cambiato la storia del campionato.
Ha torto Lucarelli quando afferma che non fa differenza arrivare noni o quindicesimi. Fa differenza, eccome. Intanto nell’immaginario collettivo. E poi anche nella valutazione di fine campionato: quella sul rendimento della squadra in generale e anche su quello dei singoli. Perché alla fine sarà proprio la valutazione il momento cruciale della stagione, quello delle scelte di fondo ma anche di quelle particolari. Arrivarci con sette-otto punti in più o in meno fa differenza. Eccome.
Però non voglio guardare troppo oltre. Mi fermo alla prossima uscita, quella interna col Pordenone. Non mi è mai piaciuto porre termini perentori ma stavolta faccio un’eccezione. Contro il Pordenone vale soltanto la vittoria. Giocando bene o male (altra eccezione al mio pensiero) poco importa. Servono tre punti in grado di frenare la serie negativa e rimettere in linea di galleggiamento la squadra.
Perché se non batti l’ultima in classifica allora sì che devi preoccuparti. Quindi, per favore, niente scherzi.
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