Basta con la confusione attorno alla società: si faccia chiarezza o si taccia
Nato a Spoleto nel 1977, è giornalista professionista dal 2002. Vicecaposervizio dello Sport e della Cronaca a L’Unità, attualmente in attesa di riaverla in edicola.
Adesso per favore silenzio. Basta comunicati e smentite, basta dichiarazioni alla stampa, correzioni in corsa e versioni da ribaltare a stretto giro di telefonate. Questa Ternana ha un destino strano che il balletto societario di quest’ultima settimana sta rendendo beffardo. Gli avversari da battere dentro il campo, una classifica da puntellare fra le assenze e un mercato che sembra destinato a non partire mai, e fuori dagli spogliatoi una confusione che potrebbe far perdere la bussola anche al più navigato dei professionisti .
Cordate alla porta, una società ansiosa di passare la mano, comunicati beffa e un presente nebuloso fra labirinti burocratici, quote sequestrate e misteriosi abboccamenti. Quanto può durare questa situazione? Per quanto tempo mister Tesser riuscirà ad isolare i suoi ragazzi dal caos che gli ruota attorno e mantenerli concentrati su un campionato ancora lungo e difficile? Chi farà il mercato ora che questa squadra, ma questo non è una novità, deve fare i conti con una coperta sempre più corta che costringerà ai salti mortali per mettere assieme l’undici da far giocare a Pescara? Il direttore sportivo Cozzella riuscirà a puntellare questa rosa con la necessaria premura (serve un centrocampista e probabilmente anche un difensore stante la perdurante assenza di Ferronetti) oppure il mercato resta bloccato in attesa di sviluppi sul fronte societario e dal budget azzerato della gestione Longarini?
Più dei tre punti conquistati alla ripresa contro il Crotone, più di quelli in palio a Pescara sabato, la Ternana ha bisogno di queste risposte. Perché la storia dei nostri campionati è piena di squadre naufragate nella confusione societaria. Perché nessuno ha mai dimenticato l’incubo recente dell’ultima Ternana di Beretta, esplosa quando la serie A era a portata di mano guarda caso al momento del misterioso e avvicendamento fra Agarini e Longarini (senza dimenticare i misteriosi personaggi apparsi e poi scomparsi in quell’interregno che nessuno ha mai chiarito).
E’ arrivato il momento, allora, di fugare le nebbie o tacere. Tacciano i rappresentanti, più o meno occulti, della fantomatica cordata romana che starebbe trattando con Longarini. Almeno fino alla definizione della vicenda. Taccia, sull’argomento, anche il presidente Zadotti a meno che non abbia da dichiarare qualcosa che sia finalmente una notizia e non una versione da autosmentire dopo due giorni (nessuna trattativa, anzi sì. Nessuna offerta, anzi una che abbiamo rifiutato perché non congrua). Se Longarini ha deciso di cedere, come sappiamo tutti, faccia la sua trattativa, concluda e poi dia l’annuncio. Se invece non ci sono le condizioni, lo dica chiaramente una volta per tutte e vada avanti con convinzione. In mezzo non si dia più visibilità a personaggi in cerca di autore, tifosi folgorati sulla via che porta al Liberati (vecchi e nuovi) prodighi di dichiarazioni d’amore ma mossi soltanto da interessi privati.
Di questo teatrino i tifosi, quelli veri, sono spettatori incolpevoli e stanchi che dopo dieci anni di bocconi amari non hanno più cuore e voglia di ingoiare altre barzellette. Di questo caos i calciatori e il mister sono vittime, anche se non le prime, abbandonati a se stessi e in balia delle notizie che filtrano sui giornali e delle indiscrezioni rilanciate da fantomatici ganci. E se la testa dovrebbe essere rivolta soltanto a Pescara, è assurdo che concentrazione e fiducia debbano essere legate a questi spifferi a getto continuo.
Sia fatto silenzio una volta per tutte, allora. Da chi dice di avere a cuore la Ternana, da chi cura soltanto i propri interessi e da chi lavora per gli interessi altrui. Magari di personaggi nascosti ancora nell’ombra. Questa squadra e il suo allenatore si meritano tutto il sostegno possibile, e questo non può che passare anche dal metterli a riparo da queste situazioni. Il pubblico, vorremmo dire, si merita tutto il rispetto del mondo. E anche se la storia recente ci ha già dimostrato che è una speranza vana, si cerchi almeno di non peggiorare ancora la situazione.