Calma e sangue freddo, perché non c’è niente di peggio in questo momento che perdere (anche) la testa. Due sconfitte consecutive, due punti nelle ultime cinque partite sono un pessimo segnale per una squadra che sin qua ha dimostrato tutta la sua fragilità caratteriale, ma non possono bastare a farsi prendere dallo sconforto e dalla frenesia. Lo diciamo senza possibilità di fraintendimento: i toni di quest’ultima settimana non possono essere accettabili se riferiti ad una squadra che in estate era data per spacciata da quasi tutti i commentatori e che invece, ad oggi, non è mai davvero entrata nella zona bollente della lotta per non retrocedere. E’ persino assurdo, allora, leggere o ascoltare in giro i primi dubbi di chi inizia a mettere sul tavolo l’ipotesi di un esonero di Attilio Tesser. Come se il campionato più che sufficiente fatto sin qua dalla Ternana non fosse per buona parte merito del tecnico di Montebelluna, come se i 36 punti messi insieme sino ad oggi non fossero un bottino probabilmente ben superiore rispetto alla somma puramente algebrica delle qualità della rosa rossoverde. Come se fin dall’estate non fosse stato al mister che la tifoseria si è aggrappata nella speranza di una salvezza che in molti definivano “miracolosa” dopo i disastri combinati in sede di calciomercato.
Certo nessuno è cieco, e il cammino di quest’ultime due settimane mette a dura prova anche i più ottimisti fra i tifosi. Non tanto per la sconfitta di Livorno, quanto per quella casalinga contro l’Entella. Non certo per il buon pareggio di Avellino quanto piuttosto per l’assurda caduta del Liberati contro il Latina. Però, nonostante questo, i motivi per non farsi prendere dallo sconforto ci sono e sono molteplici. Partiamo dalla classifica. In questo girone di ritorno la Ternana ha messo insieme 11 punti (tre vittorie, due pareggi e quattro sconfitte), un bottino magro certo, ma comunque superiore di un punto rispetto a quello conquistato nelle prime nove partite del girone di andata (due vittorie, quattro pareggi e tre sconfitte). Oggi come cinque mesi fa, inoltre, la Ternana è stata sconfitta tanto dall’Entella quanto dal Livorno, solo che nel girone di andata in mezzo la Ternana era caduta in casa con il Trapani e poi anche a Carpi prima del mediocre pareggio casalingo con il Cittadella (a Chiavari si recuperò dopo il rinvio per il maltempo) mentre contro il Livorno al Liberati si era assistito alla peggior prestazione dell’intero campionato. Al Picchi, invece, i rossoverdi hanno sì perso ma sono usciti comunque dal campo a testa alta recriminando per non essere riusciti a capitalizzare il vantaggio iniziale e per aver fallito tanto le occasioni per il raddoppio quanto quelle per il pareggio dopo il sorpasso del Livorno. Veniamo al calendario. In queste prima dieci partite del girone di ritorno, la Ternana ha affrontato cinque delle otto squadre che in questo momento occupano i posti che valgono promozione in serie A e play off (Bologna, Avellino, Vicenza, Livorno e Pescara) mentre la sesta, la capolista Carpi, sarà di scena nella prossima gara al Liberati. Tre, invece, le squadre coinvolte nella zona retrocessione play out affrontate sin qua: Crotone, Brescia e Entella. Battute le prime due (negli scontri diretti siamo due vittorie a zero con i calabresi, una vittoria e un pareggio contro le rondinelle) la Ternana è invece caduta contro la Virtus, che negli sconti diretti contro i rossoverdi può contare su due vittorie. In una serie B dalla classifica così corta, anche questi numeri possono pesare nella volata per la salvezza. Ultimo punto lo stato di forma. Fra infortuni (due su tutti: Avenatti e Brignoli, per tacere di Bojinov), squalifiche e giocatori in evidente difficoltà (ad esempio Gavazzi) questo è senza dubbio il momento più difficile del campionato rossoverde. La coperta è corta, si sa, e quando mancano tre o quattro giocatori fondamentali a disposizione di Tesser ci sono ben pochi sostituti la cui qualità non faccia precipitare ulteriormente il tasso tecnico di una squadra che già difetta in piedi buoni, esperienza e carisma. Lo si sapeva in estate, quando sul mercato si è scelto di procedere come se nulla fosse. Lo si sapeva a gennaio, quando al posto di mettere pezze “importanti” si è optato per due scommesse straniere come Milinkovic e Dugandzic la cui utilità alla causa rossoverde è tutta da dimostrare. Se a tutto questo si aggiunge che, in una rosa già risicata, Tesser non ha praticamente mai potuto contare su tre giocatori (Masi, Ferronetti e Piredda) il conto dell’emergenza è facile da fare. Per questo la speranza è che con il rientro degli infortunati, a partire dall’imprescindibile Avenatti che guarda caso saltò per infortunio più di una gara anche in questo stesso periodo del girone di andata, la situazione non possa che migliorare dando a Tesser più soluzioni e cambi per far rifiatare chi ne ha bisogno. Un appunto al tecnico di Montebelluna, però, ci sentiamo di farlo: perché continuare a non vedere Salif Dianda? Sicuro che il ragazzo, per quanto lontano dai campi da due anni, non possa utiler più di qualcuno che in questa fase meriterebbe di accomodarsi in panchina?
Fra tanto ottimismo, per quanto ci si possa sforzare, c’è un dato che invece preoccupa e che potrebbe rendere ancora più ardua la missione salvezza della Ternana. In un momento così difficile con una squadra giovane e in evidente difficoltà psicologica, una società seria farebbe quadrato sui giocatori, metterebbe l’allenatore al riparo dalle polemiche e si caricherebbe sulle proprie spalle critiche e difficoltà. A via Aleardi invece, dove da anni manca una figura che per ruolo svolga il compito di “raccordo” fra giocatori e società, regna il silenzio e quando la dirigenza si fa sentire attraverso la stampa è per ricordare che la Ternana è in vendita e che la proprietà ha scelto la via del disimpegno. Se chiedere di aiutare Tesser e i ragazzi è troppo, cercate almeno di non rendere il loro compito più difficile.
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