Chi non risica non rosica. Sotto tanti punti di vista può essere questo o slogan del derby. E allora andiamo per gradi.
Forse non hanno voluto rischiare nulla l’arbitro Guida e il VAR, quando all’ultimo minuto della partita il tiro di Sorensen è stato fermato con la mano. Ora viene da chiedersi come mai neanche sia stato mandato al video, l’arbitro. Per poter valutare un fallo di mano in area, netto, su un tiro diretto in porta. Cosa bisogna fare di più per prendere un calcio di rigore? Non ha rischiato neanche di farselo venire il dubbio, con l’on field review. In tempi di VAR probabilmente è il più grande abbaglio mai subito dalla Ternana. Più grande addirittura di quello dello scorso turno quando Improta venne beccato a strizzare le parti basse di Diakité ma anche in quel caso, nonostante la comunicazione fra arbitro e VAR, non fu deciso nulla. E così in Italia mentre si viviseziona la posizione più o meno influente in fuorigioco di Palomino, non si riesce a fischiare rigore per un colpo di mano che si vedeva ad occhio nudo. Da parte nostra c’è doppio errore: prima da parte di Guida che non vede la mano in diretta e poi da parte del VAR, che non lo richiama. Questo lascia l’amaro in bocca per un derby che forse sarebbe stato da X, ma che come sempre è deciso da episodi.
L’1-1 in effetti accontenta tutti e infatti la parte finale della partita, vuoi per la stanchezza, vuoi per il risultato, vuoi perché certe partite se non puoi vincerle meglio pareggiarle (così avranno pensato i cuginetti), non è stata esaltante. La Ternana ha fatto possesso palla, ha provato a trovare il varco giusto. Ma non certamente con la rabbia dei primi 20 minuti del secondo tempo. Ci sta. Ha avuto due o tre fiammate importanti nel finale, rigore non concesso compreso.
Insomma nella fase centrale ha deciso di non rischiare (troppo). E’ mancata in qualche occasione quella feroce determinazione che a ha caratterizzato la Ternana di Lucarelli in questi due anni.
Chi non risica non rosica, avrà pensato proprio l’allenatore della Ternana durante questa settimana. Ha cambiato tutto: sistema di gioco, ha cercato di trovare quell’equilibrio che era mancato alle volte in passato. Un difensore in più ma le due punte vicine. Sulle fasce un solo giocatore, anziché le catene, ma con i due centrali difensivi pronti ad appoggiare l’azione sull’esterno. Ha però voluto tenere i due bomber e il trequartista: per la prima volta insieme, proprio al derby. Ma quell’effetto sorpresa non c’è stato. Né nei confronti dell’avversario, né come approccio alla gara da parte dei rossoverdi. Che si sono schiacciati in basso, lasciando l’iniziativa agli avversari ma soprattutto senza aver la capacità di sviluppare l’azione. Ci ha provato Lucarelli a sparigliare le carte, facendo anche di necessità virtù (viste le assenze di inizio settimana, anche se poi parzialmente rientrate): ma senza Furlan, Partipilo e Palumbo, ha provato a mettere qualità in altre zone del campo. Non ha funzionato, sinceramente. Chissà se verrà riproposto, visto che le idee non sempre vengono a caso. Ma averci provato è sinonimo di rischio e non si deve giudicare il coraggio soltanto per il risultato ottenuto. Il coraggio poteva essere premiato, non è andata così e allora Lucarelli ha cambiato di nuovo.
E si è andato a prendere un altro rischio: mettere in campo i due convalescenti Palumbo e Partipilo. E questo sì che ha pagato. La Ternana torna con il suo vestito di sempre, si sente comoda, e si appoggia ai suoi due giocatori di miglior qualità. Ne beneficiano tutti di questo: il gioco, l’aggressività, i compagni. Per primo Falletti, Pettinari, Donnarumma, Proietti, gli esterni. E’ una Ternana trasformata, che si prende il pareggio, ribalta l’inerzia della gara e poteva anche vincere la partita.
Insomma chi non risica non rosica. La Ternana i suoi rischi se li è presi e ha voluto essere padrona del suo destino. Altri no. In mezzo ad errori, correzioni, giocate, errori il derby ha mostrato ancora una volta il carattere della Ternana. E un’altra consapevolezza: come dice Lucarelli questa squadra ha una propria identità. Deve tenerla e mantenerla sempre. Sarà questo il compito di tutta la squadra per continuare ad inseguire un sogno.
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