Decidete in fretta, non fateci disamorare del pallone

Decidete in fretta, non fateci disamorare del pallone

Parlare di sorpresa, di ribaltone o di notizia completamente inattesa, in questa estate di infiniti ricorsi e udienze che sta volgendo al termine, è ormai espressione abusata e ridondante, dal momento che da giugno fino ad oggi ci si è abituati a commentare tutto e il contrario di tutto. Senza ombra di dubbio, però, la notizia del ricorso al Tar del Lazio da parte di pro Vercelli e Ternana accolto in data odierna è un'altra scossa al sistema (anche nervoso, se dovessimo essere sinceri). 

A ben vedere, quindi, coloro che hanno detto alle squadre ricorrenti di essersi sbagliate, di aver capito male a quale organo avrebbero dovuto presentare le proprie rimostranze, hanno preso un granchio, e pure grosso e rognoso da gestire, e adesso si ritrovano la spada di Damocle sopra la testa. Questo, ammettiamolo pure con sincerità, non può che suscitare un certo senso di rivalsa in chi si è visto sbattere la porta in faccia pure con una certa sufficienza. 

Il fatto, chiamiamolo pure problema senza formalizzarci più del dovuto, è che la Ternana è nuovamente sotto giudizio, e si è imparato a spese proprie quanto la giustizia sportiva possa essere sfiancante quando desidera esserlo, quanto questo tipo di decisioni possano andare a lungo. E il calcio, quello vero, quello dei tifosi e degli appassionati di qualunque squadra, non può più permettersi di aspettare. 

Non scenderemo nel merito di quella che dovrà essere la decisione, non lanceremo appelli legati a quello che verrà deciso, perchè sarebbe ripetitivo e francamente anche stancante. Quello che invece vogliamo chiedere a chi (questa volta) dovrà (davvero) decidere, è di farlo presto. Quello che vorremmo è che non si andasse ancora oltre, che non si aspettino settimane: ci sono partite da giocare, campionati da iniziare, c'è la voglia di stadio che adesso inizia a farsi prepotente in tutti. Chiediamo soltanto che si tenga conto, per una volta, anche di chi il calcio lo vive dall'altra parte del campo, per non far disamorare la parte sanguigna e passionale del pallone.