La frase fatta è sempre la stessa. I derby non si giocano: si vincono. E il Perugia l’ha vinto. Ora possiamo stare a discutere ore, senza mai trovare una soluzione, sul rigore assegnato al Perugia. La nostra sensazione è che Ardemagni sia stato furbissimo a cercare e trovare il contatto con Masi e che quindi il rigore sia come minimo dubbio. Come minimo. Potremmo stare a parlare di danno procurato. Potremmo rimproverare a Maresa perché non ha allora espulso Masi, visto che era una chiara occasione da gol.
E poi potremmo anche discutere del fallo non fischiato su Falletti. L’intervento di Belmonte è chiaramente irregolare e anche qui potremmo sezionare fino alla noia le immagini televisive per capire se l’intervento è sulla linea o meno. Sembra sulla linea. Almeno a noi e non solo. Anche ad Abodi che nel post partita ha detto ai tifosi (come riporta UmbriaON) che il rigore per la Ternana era netto.
Ma non basta questo per descrivere il derby, per commentare la prestazione della Ternana, la sconfitta in casa contro il Perugia. Che fa male, malissimo. Non basta anche se queste partite sono decise dagli episodi come sempre. E come sempre non sono spettacolari.
Parliamoci altrettanto chiaramente: il Perugia non avrebbe mai segnato se non ci fosse stato il calcio di rigore. Ma c’è stato. C’è stato e quello che è mancato è stata la reazione rabbiosa della Ternana.
Gli uomini di Breda non hanno giocato male, anzi. Avrebbero certamente meritato di più. Hanno fatto una partita gagliarda, hanno presidiato la metà campo avversaria, hanno costretto il Perugia alla partita di contenimento. Ma dopo il gol non è bastato. La Ternana ha continuato a giocare abbastanza bene, senza mai avere l’accelerazione. Breda ci ha provato con Gondo, poi con Dianda. Ma se Salif ha buttato in campo l’animo delle Fere (anche se non abbiamo ancora capito fino in fondo capito il suo utilizzo in campo: fermo restando che certamente non per questo la Ternana non è riuscita a pareggiare) Gondo non ha aggiunto nulla.
L’esultanza di Ardemagni, rabbiosa, provocatoria, insistita, ha fatto bollire il sangue nelle vene di tutti e 15mila ternani presenti al Liberati. Ma non ha generato la reazione che forse quei 15mila si aspettavano dalle Fere in campo. Ribadiamo che la Ternana non ha giocato male, ma il primo tiro pericoloso verso la porta di Rosati (peraltro finito alto) è stato dopo 10 minuti di Falletti. La foto della Ternana è proprio nel cross di qualche minuto prima. Bella azione rossoverde, cross perfetto in mezzo, nessuno pronto ad approfittarne. Ecco il punto: la Ternana non tira in porta. E se non tiri non riesci a segnare, matematico.
Non tira soprattutto Avenatti, che pure ha giocato una gara ambiziosa: buone palle recuperate, di testa sempre presente, ottimi spunti. Dovrebbe essere lui il nostro ariete, ma non riesce mai (per un motivo o per l’altro) a tirare la stoccata vincente. Non tirano Furlan (a dire il vero un paio di tentativi li ha fatti, non certamente impegnativi) e Belloni, che hanno fatto anche loro una partita di grandissima intensità. L’unico che ha tirato, praticamente, è stato Falletti. Ma non basta.
Non basta per vincere un derby, non basta per invertire l’inerzia di una gara che è stata certamente condizionata dalle decisioni arbitrali.
Su questo deve lavorare Breda. Ed è lui il primo a saperlo. Perché questa squadra non è stata diversa da quella che ha schiantato il Bari. E’ stata corta, è stata aggressiva, ha provato anche a cambiare. Ma in B, più che in ogni altro campionato, sono gli episodi a fare la differenza. E allora gli episodi che puoi controllare te li devi portare a tuo vantaggio. Senza pensare a Maresca, ma pensando a come migliorare le tue lacune.
Unica medicina per lenire le ferite profonde di questo derby. DI cui ricorderemo Ardemagni rivitalizzato da un rigore dubbio festeggiare come avremmo voluto festeggiare noi. Per fortuna (almeno per questo, forse solo per questo visti gli acciaccati e gli squalificati per la prossima trasferta di martedì a Latina) si gioca subito.
Ma non piangiamoci addosso. Bisogna reagire, stavolta davvero. Sul campo. E al ritorno.
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