Sapevamo che la Ternana avrebbe lottato fino all’ultimo per non retrocedere. Anzi ci speravamo a dire la verità. Alcuni di noi erano pronti a una retrocessione a piombo. Ma non tanto e non solo per la mancanza di fiducia nei confronti del nuovo presidente (Guida) quanto perché sarebbe cambiato tutto. E sarebbe cambiato subito.
Aver fatto tutto in fretta, tutto all’improvviso e tutto in ritardo ha comportando un’assunzione del rischio. Sarebbe dovuto andare tutto bene per cercare la salvezza. Sarebbe bastato pochissimo per perdere l’equilibrio e cadere. E – purtroppo – è quello che è successo. Questa squadra ce l’ha messa tutta, la società anche. Non abbiamo un dubbio. E questo punto che ci manca è davvero dappertutto. Su qualsiasi cosa. Anche su quello che non abbiamo nominato nei nostri precedenti racconti come gli infortuni, i pali o le scelte arbitrali.
Sarebbe bastato poco, pochissimo in più. Ma siamo in C. E questo è un verdetto di campo che va accettato perché la Ternana sempre nella zona bassissima della classifica è stata, questo alla fine si è meritato. Può essere ingiusto, ma è il calcio. L’impegno non basta. Non è detto che basti. Ci sono tante altre variabili che fanno le fortune delle società.
Soprattutto se il confine fra la vita e la morte (sportiva) è molto labile. Soprattutto se ci si prende un rischio (calcolato o meno) di azzerare completamente quanto fatto precedentemente, senza averne un vantaggio economico immediato rilevante e soprattutto senza aver subito tracciato una linea netta, sulla propria natura.
Quando entra un nuovo gruppo la prima cosa che cambia è la linea di comando. A Terni invece, per strani incastri e considerazioni, a luglio scorso c’erano ancora Leone e Lucarelli. Prima Leone da solo, poi Lucarelli da solo. Soltanto dopo 12 giornate c’è stata la prima vera “nuova” Ternana: nuovi giocatori (o quasi), nuovo allenatore, nuovo ds. Ma il ritardo poi si paga. E purtroppo è stato pagato in maniera molto salata.
Si è cominciato a costruire in una palude, senza certezze. Con la speranza che le cose si sarebbero sistemate. O con il tempo o con l’esperienza dei protagonisti. La fretta con cui Bandecchi ha dovuto vendere (complice la presunta incompatibilità con la carica di Sindaco) non ha certo aiutato all’organizzazione. E di sicuro anche l’inesperienza di Guida al vertice di una società di calcio ha aiutato.
Quei caldi giorni di giugno e luglio erano all’insegna della confusione. E mentre si seguiva la strada delle discontinuità assoluta si cercava comunque un appiglio con il passato.
La Ternana degli anni passati, lo spogliatoio di quella Ternana, è stato spacchettato. Sono rimasti in pochissimi. E questo per noi in assoluto è stato un problema: mantenere comunque chi per questa maglia ha vinto e sudato è sempre un vantaggio nella costruzione di una squadra che sempre gli stessi valori avrebbe dovuto avere. Facciamo due esempi su tutti: Defendi e Paghera, ovvero due che non hanno mai fatto una polemica in vita loro, magari potevano ancora essere utili. Ma è solo un esempio per far capire cosa intendiamo. Il problema non è una questione economica: ma la ricerca dell’azzeramento di un gruppo che comunque aveva dato tanto alla città. Nella buona e nella cattiva sorte.
Cambiare tanto significa pensare anche di essere aiutati dalla fortuna. Perché con meno disponibilità economica di prima non bisogna sbagliare nulla, perché non hai margine di recuperare. E allora – soprattutto se a parità di spesa – magari non è detto che sia necessario per forza cambiare a tutti i costi.
La Ternana ha puntato su tanti giovani. Alcuni di loro sono veramente forti: giocheranno in tanti in A. Ma era la loro prima esperienza. Anche questo sapevamo. Anzi: in molti sono andati anche le più rosee aspettative, hanno veramente stupito. La Ternana è stata la squadra più giovane del campionato, nell’11 titolare. Ma sapevamo che con i giovani è difficile salvarsi, perché devono imbroccare tutti la stagione, perché vanno accompagnati in un processo di crescita, perché a loro devi concedere anche l’errore che magari dura 3 mesi. E probabilmente tutto questo margine di manovra la Ternana non l’aveva. Anche qui solo un esempio: vanno benissimo Distefano e Raimondo. Non benissimo di più. Ma se Favilli non riesce ad esserci possono da soli reggere l’attacco di una squadra di B?
Sapevamo sin dall’inizio che sarebbe stata dura. Lo sapevamo e basta. Speravamo di no, ma sapevamo che poteva finire così. Speravamo di essere più pronti a un certo punto del campionato. Ma non è successo.
E non è colpa di nessuno. Ovvero non è colpa di qualcuno in particolare. Abbiamo puntato alla salvezza, chiedendo a questa squadra di fare il massimo. Alla salvezza è stato puntato, ci siamo andati vicino, ma non ci siamo riusciti. Gli errori noi ve li abbiamo raccontati (almeno secondo noi): ma non diteci che è una sorpresa retrocedere. La sorpresa vera sarebbe non sapersi rialzare da questa caduta.
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