Dopo la salvezza, la chiarezza. Simone parla alla città

Dopo la salvezza, la chiarezza. Simone parla alla città

Salvi anche stavolta. Meno male. Anche se la società pensava (o avrebbe voluto) che la squadra lottasse per i play off. Però il mondo è pieno di “vorrei ma non posso”. Il Milan che chiede la Champions e non ha la squadra per guadagnarsela ne è un esempio recente. Le dichiarazioni non fanno punti: a volte li tolgono, specie se metti troppa pressione su un ambiente in fase di ricostruzione, specie se le parole non vengono sostanziate dai fatti. A Terni anche stavolta è successo di tutto, non serve neppure ricordarlo tanto freschi sono i ricordi di chi vuole ricordare. Per questo il nostro “meno male”, magari, anche un più caldo “evviva” alla salvezza ottenuta con merito e con anticipo come mai era successo prima. Anche perché stavolta Breda è partito alla sesta di andata per raggiungere il traguardo. Fin lì un solo punto e una montagna di polemiche. Per cui sul lavoro del tecnico non possono esserci discussioni di sorta: ottimo al netto degli errori come pure lui ha commesso come qualsiasi altro allenatore.

Ma non è di questo che c’interessa parlare. Piuttosto del futuro che come ogni anno nel periodo maggio-giugno riempie le discussioni di addetti e tifosi. Cosa succede adesso? Per un certo periodo, dall’avvento di Toscano fino all’inizio della stagione che si sta concludendo, non c’erano dubbi sull’assetto societario. Ma le questioni tecniche sono state risolte sempre sul filo di lana, a volte anche oltre. Stavolta la situazione è ancora più ingarbugliata perché l’avvento di Simone Longarini, seppure con qualche eccesso, aveva portato interesse, creato nuova attenzione intorno alla Ternana. Il suo allontanarsi progressivo fino a diventare totale apre a scenari che è difficile interpretare. Le voci si accavallano e così alla cessione della società (comunque legata alla questione delle quote sequestrate (ancora?) si somma quella di un ipotetico ribaltone interno alla famiglia Longarini con Emanuele di nuovo in sella e Simone defilato. Ma sono voci come quelle che riguardano gli allenatori (Vecchi, Padalino etc.) o i direttori sportivi (Larini, il Mirabelli che già collaborò con la Ternana nella stagione della promozione). La verità è che nessuno ha certezze. Neppure, e questo è ancora più grave, il tecnico e gli stessi giocatori.

Tutto fermo in attesa di chiarimenti, in attesa di scelte di fondo che poi hanno un peso enorme anche sull’attenzione che la città pone nei confronti della squadra. Insomma siamo alle solite. C’è capitato di rileggere articoli di qualche anno fa, sette, otto o giù di lì: potrebbero andare bene anche oggi al netto di categorie e protagonisti.

Simone Longarini aveva acceso la speranza, aveva lasciato intravvedere la base di un progetto finalmente reale, concreto, condivisibile anche nel suo contenuto economico legato a quello slogan “la Ternana deve camminare con le proprie gambe”. Il silenzio degli ultimi mesi ha annacquato quel ricordo fino a sbiadirlo. Oggi la Ternana ha bisogno di chiarezza, di confronto, di aprirsi alla città ammesso che abbia ancora voglia di riportarla numerosa allo stadio, di riaverla al proprio fianco anche nella stagione che verrà. Spiegando cosa bolle in pentola, quali sono i programmi. Oggi la nebbia che avvolge il palazzo di via Aleardi ci porta ad essere pessimisti. Ma restiamo comunque pronti a ricrederci a tornare ottimisti. Basta che uno dei Longarini ci racconti cosa la famiglia vuol farne della Ternana visto che in giro c’è ancora qualcuno, già attivo nel mondo del calcio, che si dice interessato ad avviare un confronto anche per rilevarne la proprietà.