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Eutanasia di un amore

Sia ben chiaro: nessun riferimento nel titolo dell' editoriale allo splendido romanzo di Giorgio Saviane, vincitore del Premio Bancarella nel 1977, nè al bellissimo successivo film del 1978, con la regia di Enrico Maria Salerno e le eccellenti interpretazioni del compianto Tony Musante, di Ornella Muti e di Monica Guerritore.

Qui si parla di una altra "dolce morte" (significato letterale, dal greco, del termine italiano "eutanasia"), ma purtroppo di un' altra morte, forse addirittura nemmeno tanto dolce: quella del tifo rossoverde.

Nessuno si scandalizzi o gridi alla bestemmia: parlano i numeri e i numeri hanno sempre ragione.

Quel 18 giugno del 1972 (giornata caldissima) ero tra i 25.000 che, stretti come sardine in scatola, affollarono il Libero Liberati, ancora privo della sopraelevazione delle curve e della San Martino, in occasione dell' epica prima promozione della Ternana in Seria A.

E sono sicuro che almeno altri 25.000 ternani quel giorno non ebbero la possibilità di entrare allo stadio, altrimenti non sarebbero sicuramente mancati all' evento.

Ricordo che con alcuni compagni del liceo entrammo al Liberati addirittura alle 11.

I cancelli erano stati aperti alle 10,00 e a quei tempi non c'erano (per fortuna) quegli assurdi orpelli che si chiamano "tornelli"e quel controllo asfissiante che rendono tanto simili gli stadi di oggi a delle vere e proprie carceri.

Nonostante il repentino ingresso, trovammo posto solo nel settore inferiore dei Distinti B, tanto era già stracolmo lo stadio ternano dopo appena un 'ora dalla sua apertura.

Taccio quello che accadde dopo; fa parte della gloriosa storia della Ternana Calcio.

Lasciamo perdere poi i 40.000 spettatori presenti agli gli incontri "clou" in Serie A (Roma, Juventus, ecc.)…

Oggi, al contrario, quando si arriva a 5.000 spettatori già si grida al miracolo! 

"Sono cambiati i tempi" mi direte certamente…

Si, sono indubbiamente cambiati i tempi.

Oggi, epoca delle "rete", degli "i-phone", dei "tablet", dei "social-network" e di tutte le tecnologie avanzate, nonchè degli stadi trasformati in campi di concentramento per "motivi di sicurezza", i nostri giovani sono più portati a dedicarsi ad attività di altro genere, piuttosto che andare a perdere tempo appresso a 22 ragazzi (oltretutto strapagati) che prendono a calci un pallone.

E, inoltre, l' overdose di calcio che quotidianamente ci viene propinata da tutte le reti televisive, a pagamento e non, induce i rimanenti, giovani e vecchi, a restarsene comodamente seduti in poltrona o al bar per vedere la partita sullo schermo gigante di un HDTV.

Giusto!

Allora onore e merito a quei quattro/cinquemila ternani che – nonostante tutto – si recano ancora allo stadio per seguire le gesta delle Fere!

Già…nonostante tutto.

Cerchiamo allora di approfondire il "nonostante tutto" sopra usato.

Certo è che questa proposizione nel nostro caso non si riferisce soltanto all' invasione tecnologica che allontana i giovani dallo stadio o alle eccessive misure di sicurezza adottate negli stadi o al troppo calcio televisivo propinatoci, in quanto dette parole a livello "nostrano" finiscono inevitabilmente per coinvolgere anche altri aspetti non meno deterrenti.

Sul fatto che a Terni sia saltata almeno una  generazione di tifosi (se non addirittura due) poco c'è da discutere; e non solo in conseguenza della vita che è cambiata.

Di che è la colpa allora?

Certo che la storia di questi ultimi 10 anni ha il suo bel peso!

Dall' avvento in cabina di regia del patron Longarini, ovvero per meglio dire dei diversi "dirigenti" che si sono succeduti nel corso degli anni nella stanza dei bottoni di Via Aleardi, l'emorragia di tifosi allo stadio è stata costante ed inesorabile.

Solo l' inaspettata, indimenticabile cavalcata dei ragazzi di Mimmo Toscano aveva contribuito a riportare un decoroso numero di tifosi allo stadio (11.000 in occasione di Ternana-Taranto).

Ma come dimenticare, sempre in quella favolosa stagione, la buffa riapertura "a stati di avanzamento" dello stadio (prima una curva e un settore di distinti…poi due…poi tre…ecc.) ? E tutto questo, si badi bene, per risparmiare un piatto di lenticchie…

In effetti, quello purtroppo è stato un fenomeno destinato ben presto a ridimensionarsi anche nelle successive stagioni in Serie B.

Mai, mi sembra, sia stato sfondato il tetto degli 8.000 spettatori (!) negli ultimi due campionati.

E fino a qui ci siamo.

Ma prima?

Come dimenticate i meno di 200 paganti in tante, troppe partite in Ia Divisione?

Come cancellare dalla mente la grottesca retrocessione in IIa Divisione nell'indimenticabile (ma estremamente "suggestivo") play-out col Foligno…?

Come togliersi dalla testa (togliermi, sarebbe meglio dire) la nefasta serata del "Fiamma", quando il povero "figlio di mio padre", Emanuele Longarini (così lui stesso si definì), venne mandato allo sbaraglio tra fischi assordanti, improperi irripetibili e microfoni che volavano pericolosamente ad altezza d' uomo, mentre "qualcuno" se la sghignazzava ben protetto al riparo del tunnel d' ingresso al palcoscenico?

E qui vengono nuovamente chiamate in causa le "curiose" scelte di Zio Edo…o di chi per lui!

E' li, in quei tristi 7 anni, che è maturato il disamore dei tifosi rossoverdi e dei Ternani in generale per quella società così estranea, così lontana dalla gente e dalla città, così provocatoria, astiosa, vendicativa.

Un disamore che, inevitabilmente, ha finito con l' allontanare tanti, troppi tifosi dallo stadio; anche se, dopo la "tagliata di forbici" effettuata da Deodati, il successivo ripescaggio in Ia Divisione, nonchè la splendida, quasi incredibile promozione in B, un certo riavvicinamento da parte del popolo rossoverde alla Ternana c' è stato. Ma in misura a mano a mano sempre più ridotta…

Ecco il perchè del titolo di questo strano editoriale, che non ha voluto incentrarsi sull' attualità calcistica delle nostre Fere, ma è andato a toccare argomenti di difficilissimo "palleggio", perchè certe cose non ce le possiamo nascondere, nè è possibile dimenticarle.

Ternana quindi condannata ad una lenta, dolce "morte"…?

Forse è ancora possibile una cura in extremis.

Basterebbe – chissà – un bel campionato…non dico una Serie A, ma magari di arrivare ai play-off…

O, più probabilmente, ci vorrebbe un' autentica Rivoluzione Copernicana…

Quale?

Come direbbe Jorge Clooney nella nota pubblicità televisiva…

"Immagina"…

 

Massimo Minciarelli

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Massimo Minciarelli

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