Giù le mani da questa Ternana: non arrivano i risultati, ma non è moribonda
Inutile girarci intorno: 6 sconfitte in 11 partite sono il ruolino di marcia di una squadra in difficoltà. E se vai a guardare gli altri macronumeri, fa paura anche il dato relativo ai gol subiti. 19 sono tantissimi: peggio in B ha fatto solo chi ci sta dietro in classifica. E ci sarà un motivo…
Ma in un campionato complicato come la serie B, dove i valori e i livelli delle squadre sono molto livellati (verso l’alto) bastano dei piccoli dettagli a fare la differenza. La Ternana poteva indirizzare la partita subito, dopo una partenza feroce. Rigore stampato su palo. Prende lo 0-1 su un tiro tutt’altro che irresistibile. Può pareggiarla e arriva un altro palo a fermare la rincorsa.
Dentro tutto questo, che basterebbe comunque a fotografare il momento rossoverde, c’è una gara giocata praticamente nella metà campo avversaria. Una partita in cui si è cercata la conclusione in porta (o verso la porta) in tutti i modi disponibili: sfruttando i calci piazzati, cercando i cross in area di rigore, giocando con la palla a terra, provando conclusioni da fuori area. Ma – esclusivamente per demeriti propri visto che Gori di superparate non ne ha dovute fare mai – non è riuscita a sfondare il muro. Oggi la Ternana è stata “tradita” dai suoi attaccanti, non tutti brillantissimi, Donnarumma in primis. Qui non si tratta di trovare il colpevole. E’ sbagliato proprio come concetto. Perché in queste partite ogni volta c’è stato qualcosa che non è andato, per forza.
Ma c’è sempre stato qualcosa che è andato. E quello non si discute. L’identità della squadra è certa e definita. E’ una squadra che sa quello che deve fare in campo, che reagisce, che crea. Che continua a proporre i suoi principi di gioco anche cambiando interpreti. E questa è una base che deve rimanere solida, a cui non bisogna derogare. E’ la stessa base che ha permesso alla squadra di ammazzare lo scorso campionato e che le ha fatto prendere consapevolezze nella seconda parte di questo avvio di stagione. Queste consapevolezze non possono dissolversi per due partite andate male. La classifica dice che la Ternana è in zona playout, ma la classifica è corta. Se si mettono in fila dei risultati utili si fa presto a risalire. E questo si può fare soltanto credendo in quello che si fa.
Contemporaneamente però bisogna prendere consapevolezza anche dei limiti. Bisogna essere più attenti, più “cattivi”, più concentrati. Sia in difesa, dove non è possibile che a fronte di occasioni da gol arrivi sempre un pericolo più che grave, sia in attacco, dove la mole di gioco deve essere capitalizzata. Non si tratta neanche di rivedere i giudizi sulla qualità dei giocatori: perché la squadra c’è. Lo dimostrano le prestazioni e i numeri che già Lucarelli una volta ha presentato e che magari nei prossimi giorni studieremo (di nuovo) anche noi.
C’è da mettere a posto la continuità, essere più lineari, approfittare delle gigantesche opportunità che ci capitano. Saper cogliere l’attimo, sfruttare l’onda. Capitalizzare la mentalità e le giocate. Questione di dettagli appunto, che fanno la differenza, come ampiamente dimostrato da questo terzo di campionato. La Ternana ha un’anima e un’identità. Non è lontanamente paragonabile alle squadre che abbiamo visto nel recente passato rossoverde, quando tutto sembrava dipendere dalla estemporaneità degli interpreti. Qui gli interpreti devono fare la differenza, certo, ma su uno spartito.
Quindi per primo ci vuole fiducia. Fiducia e calma. La Ternana non è morta, non facciamo i funerali. E la rabbia per queste due sconfitte ce la dobbiamo portare tutti ad Alessandria, per il riscatto. Immediato.