Non vorrei chiamare in causa uno psicologo o peggio uno psichiatra.
Ma per spiegare l' inconcepibile alternanza di risultati e, soprattutto, di prestazioni sciorinata dai giocatori della Ternana negli ultimi tempi, riterrei inevitabile rivolgersi ad un esperto del settore.
Ma non essendo il sottoscritto uno specialista, voglio in questa sede accennare soltanto brevemente a quelli che dovrebbero essere – tra gli altri – i compiti peculiari di un allenatore di una squadra di calcio.
Il quale, fondamentalmente, ha tra i propri obblighi “istituzionali” anche quello di “motivare adeguatamente” i propri giocatori.
Perché è certo che gli stessi giocatori non si possano motivare da soli…
Orbene: occupiamoci innanzitutto della definizione di “motivatore”.
Il termine "motivatore" deriva dal latino "motus", che significa "movimento", "andare verso".
Il motivatore, grazie alla sua competenza, dovrebbe aiutare i propri giocatori a percorrere nel migliore dei modi il cammino verso l' obiettivo: la vittoria.
Ogni individuo ha già in se un potenziale straordinario, che a volte non riesce a sfruttare al meglio a causa di blocchi "esterni" o "interni" di cui può essere consapevole o che non riesce a superare (vedi taluni giocatori della Ternana).
Il motivatore pertanto deve accompagnare il suo giocatore nel percorso di cambiamento, aiutandolo a raggiungere lo scopo prefissato, attingendo a risorse che lo stesso calciatore ha già dentro di se.
E' dunque un cammino verso il raggiungimento della consapevolezza, verso una scelta importante che porta all' autostima, ma soprattutto alla massima resa sul campo.
Veniamo ora ad alcuni degli obiettivi che il "motivatore" deve (o, almeno, dovrebbe) perseguire con i propri giocatori:
– individuare un obiettivo e i condizionamenti che impediscono di raggiungerlo;
– superare i blocchi che ostacolano il cambiamento;
– accrescere la consapevolezza del potenziale dei propri giocatori per innalzare il livello di autostima e migliorare il livello di rendimento;
– modificare il proprio comportamento e la strategia per raggiungere il successo.
I grandi campioni dello sport lavorano duramente con il proprio allenatore ed oggi l’allenamento sportivo non consiste più nella sola preparazione atletica o tecnica, anzi, chi pratica lo sport ad alto livello agonistico, ha nel proprio "coach", il proprio formatore personale, con cui “allena la mente” alla motivazione, alla disciplina, alla ricerca della vittoria, del successo.
Ma, in verità , molti allenatori hanno spesso le idee confuse su cosa sia il "coaching", persi come sono solo dietro i numeri dei propri schemi (4-3-3, invece di 4-4-2 o magari di 4-2-3-1), per cui è necessario spiegare innanzitutto di cosa NON si deve occupare un coach.
L' allenatore/motivatore non è né uno psicologo, né un terapeuta; ciò significa che non si occupa dei disturbi psicologici dei propri giocatori.
Il "motivatore" è semplicemente quell' allenatore che, oltre a curare la preparazione fisica e tecnica dei propri calciatori, con la collaborazione del proprio staff, affianca il proprio giocatore motivandolo per il raggiungimento di un obiettivo.
Vi siete mai chiesto (qui a Terni spesso, in verità) perché fra i calciatori, a parità di bravura e preparazione atletica, alcuni "spiccano il volo" ed altri, invece, sono destinati alla panchina (scelte "societarie" a parte…)?
La differenza sta nella CONSAPEVOLEZZA delle proprie POTENZIALITA.
Se un calciatore scende in campo conscio di essere "bravo", di poter segnare un gol, di "fare la differenza", nella partita sarà decisivo.
Se, al contrario, entra in partita con la convinzione di non farcela, la paura di non essere all' altezza, probabilmente non sarà mai destinato né a fare gol, né ad entrare nel cuore dei propri tifosi, che, da parte loro, prenderanno a contestarlo aggravandone lo stato di depressione.
Tuttavia un buon allenatore/motivatore potrebbe ribaltare la situazione, proprio come fa un coach.
Il lavoro dell' ALLENATORE, dunque, consiste ANCHE nel MOTIVARE, SUPPORTARE, INDIRIZZARE ed AIUTARE i propri giocatori ad affrontare ciò che impedisce loro di credere fino in fondo in loro stessi, al fine del raggiungimento dell' obiettivo prefissato, qualche esso sia (la vittoria, il recupero del risultato negativo, la salvezza, la promozione).
Tutto qui.
Non è difficile, no? Sempre che si possiedano le qualità peculiari del "motivatore"…
P.s.: ogni riferimento a fatti e/o a persone realmente esistenti NON è puramente casuale.
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