Il pelo nell’uovo? Tesser, ecco dov’è
Nato a Spoleto nel 1977, è giornalista professionista dal 2002. Vicecaposervizio dello Sport e della Cronaca a L’Unità, attualmente in attesa di riaverla in edicola
Da Bologna la Ternana è tornata con la consapevolezza di essere cresciuta e di poter stare in campo senza complessi di inferiorità nei confronti di nessuno. Eppure, non ce ne voglia Tesser, anche a questa squadra che meraviglia ed è capace di tenere testa a tutti, soprattutto lontano dal Liberati, si può cercare il classico pelo nell’uovo, quella carenza che forse può aiutare a capire perché la stessa Ternana che in trasferta ha un cammino da promozione (19 punti, soltanto il Bologna con 22 e il Carpi con 21 hanno fatto di meglio), fra le mura di casa sia la seconda squadra che ha raccolto di meno (16 punti come Crotone e Cittadella) facendo peggio soltanto del Pescara (14). Le statistiche del pareggio del Dall’Ara, in questo caso, una spiegazione possono darla considerando che non c’è un solo rossoverde fra i quattro migliori “passatori” della partita (Matuzalem, Gastaldello, Masina e Ceccarelli) e che il Bologna ha numeri nettamente migliori della squadra di Tesser sia in fatto di possesso palla (57% contro 43%) che di supremazia territoriale (15 minuti e 24 secondi contro 9 minuti e 15 secondi).
Eppure, se c’è una squadra a cui lo 0-0 può andare stretto è proprio la Ternana, che ha costruito le migliori occasioni da gol, che può recriminare per un calcio di rigore non concesso e che si è trovata sulla sua strada il miglior Coppola della stagione. Questo perché a Bologna, come in molte altre partite stagionali, la Ternana ha dimostrato di essere ben più a proprio agio quando c’è da difendersi e ripartire in contropiede che non quando invece è il momento di creare gioco. Cosa che, per forza di cose, capita più spesso in casa che non in trasferta. Del resto, a onta di una classifica a dir poco soddisfacente, i numeri della stagione rossoverde fotografano questa realtà in maniera impietosa relegando la Ternana al diciottesimo posto nella graduatoria relativa al possesso palla, all’ultimo in quello delle palle giocate, al ventesimo in quella dei passaggi riusciti e al diciassettesimo per la supremazia territoriale.
Per fortuna, i soli numeri che contano son quelli dei punti conquistati e l’unica classifica che a fine stagione decide promozioni e salvezze si fa con i risultati del campo, quelli che in queste prime cinque giornate di ritorno dicono che la Ternana ha messo insieme dieci punti (due di media a partita), due in più di quelli raccolti nel girone di andata, in un avvio di stagione salutato da tutti con grande entusiasmo e sorpresa. Tuttavia analizzare punti deboli e problemi di questa squadra, senza nulla togliere al grande lavoro fatto da Tesser e dai suoi ragazzi, può aiutare ad evitare il ripetersi di giornatacce come quella casalinga contro il Vicenza o di tonfi apparentemente inspiegabili come quello di Varese. Nelle ultime due gare, complice probabilmente la rinuncia ad un Viola appannato dall’impiego costante dall’inizio della stagione, la mediana rossoverde è migliorata, è apparsa in grado di muovere la palla con maggior velocità e di sapersi riproporre con più efficacia una volta recuperato il pallone dalla fase difensiva. E’ un inizio, ma qualcosa si può ancora fare soprattutto per evitare di essere costretti a ricorrere ai lanci lunghi per le sponde di Avenatti che troppo spesso si sono visti quando i rossoverdi faticano a trovare soluzioni che aprano le difese alte avversarie. Lo sa bene Tesser che non a caso a Bologna ha annunciato, sperando sempre che la sfortuna riconsegni qualcuno abile e arruolabile soprattutto in difesa, la volontà di tornare al “suo” 4-3-3, soluzione che gli permetterebbe anche di trovare posto dall’inizio al Falletti devastante visto contro il Brescia e reclamato a gran voce dai tifosi anche a Bologna quando qualcuno sperava di vedere in campo un po’ più di coraggio (a discapito dell’equilibrio, ovviamente) nel cercare di vincere una partita la cui inerzia sembrava sorridere ai rossoverdi.
Il Latina, scongiuri a parte, può essere il banco di prova migliore per invertire questa tendenza: perché, è vero che dall’arrivo di Iuliano in panchina i ciociari hanno abbandonato l’ultima posizione vincendo in casa contro Pescara e Livorno, ma è vero soprattutto che in questa stagione non hanno mai vinto in trasferta mettendo insieme la miseria di soli sette punti, come Trapani e Varese. Di peggio ha fatto soltanto il Catania con 2.