La crisi della Ternana: numeri e motivi. Ma la società…
di Massimo Laureti
La crisi che ha portato la Ternana ad un solo punto di margine dalla zona play out è sotto gli occhi di tutti. Indiscutibile. Lo dicono i numeri che, ironia della sorte, sono molto simili a quelli confezionati un girone fa dai rossoverdi che poi seppero riprendersi migliorando notevolmente rendimento e classifica. Quello fu un campanello d’allarme che non tutti presero nella dovuta considerazione. In primo luogo la società che sul mercato, a gennaio, ha deciso di soprassedere all’acquisto di un difensore perché, di fatto, con i soldi che aveva a disposizione (poco più di niente) non ce n’erano in giro da considerare utili alla causa. In quella sessione di mercato il diesse rossoverde chiese la disponibilità di un investimento, anche minimo, da parte della società. Gli venne risposto che sarebbe stato invece necessario vendere. Da qui la cessione di Brignoli, giusto per fare un esempio e l’arrivo a costo zero di Dugandzic e Milinkovic.
In quel momento, nonostante il tecnico Tesser avesse chiesto un difensore stante i problemi fisici palesati da Ferronetti (ancora fuori) e Bastrini, l’indisponibilità perdurante di Masi e l’inesperienza dei vari Valjent, Meccariello e Popescu sulle spalle dei quali è poggiato il funzionamento del reparto arretrato. Un rischio calcolato legato alla speranza di un recupero in tempi brevi di Bastrini. Un rischio che oggi non sta pagando. Ma questa è la storia. Piuttosto vale la pena soffermarsi su un altro elemento. E’ davvero questo il modo giusto di gestire una società di calcio anche in tempi di spending review ? Anche con il “patron” che vuole vendere la società? Non era forse il caso –come più volte sottolineato da tutti gli osservatori – di investire ancora qualche euro per preservare il capitale? La Ternana, quasi fosse al tavolo del poker ha scelto di rischiare con un bluff coperto che ben presto un campionato duro e irrispettoso è andato a scoprire.
Cogliendo in pieno le magagne di un organico messo insieme alla meglio dove la differenza tra chi gioca e chi sta a guardare è stata sempre consistente. E con un’aggravante: quelli che avrebbero dovuto giocare più spesso non sempre ce l’hanno fatta, anzi alcuni non ci sono stati quasi mai. Nonostante ciò la Ternana ha rischiato e adesso rischia di pagare dazio con una squadra senza grande esperienza, un tecnico lasciato sempre più solo (come ha già fatto notare Massimo Solani nell’editoriale di ieri) con una società lontana dalle vicende calcistiche, assorta com’è nelle trattative di una cessione che è data alle porte ma che non è stata ancora perfezionata a causa delle solite quote poste sotto sequestro che restano sempre l’ostacolo più arduo da superare nella trattativa.
Vista la situazione però proprio da via Aleardi dovrebbe arrivare il segnale importante. Sostegno al tecnico e alla squadra lasciando le valutazioni di fondo a tempi meno complicati. Eppoi azione nei confronti dei tifosi che in questa stagione hanno soltanto sentito parlare di tagli, cessioni e risparmi. Ma un altro segnale è lecito attenderselo anche dalla squadra che non è certo esente da responsabilità. Un segnale fatto di impegno e di solidarietà reciproca. Al bando qualsiasi personalismo e gesti di nervosismo perché se la barca affonda non si salva proprio nessuno, quelli dal futuro incerto come quelli che sembrano averne uno importante da godere. In definitiva questo è il momento giusto per mostrare maturità in campo e fuori, nel gioco e nella gestione manageriale di un’azienda atipica che non può essere trattata come una qualsiasi fabbrica di barattoli (con tutto il rispetto). Un’azienda dove il fattore umano è prevalente, dove l’imprevedibilità degli eventi può fare la differenza, dove per far quadrare i conti occorre fare i risultati. E i risultati si fanno con la squadra giusta, non con i progetti facili da enunciare ma assai più difficili da mettere in campo. A parlare di giovani ci si può riempire la bocca ma a far politica di sviluppo del vivaio è tutt’altra storia. E questa è un’altra di quelle piccole differenze che in via Aleardi fanno fatica a percepire.