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La grande bellezza della Ternana con Pettinari attore protagonista

La grande bellezza. Ovviamente non ha niente a che vedere con la splendida pellicola firmata da Paolo Sorrentino. Però una similitudine si può trovare perché quel titolo che dal 2014 è rimasto nella testa di tutti a mio avviso non costituisce reato di blasfemia se accostato alla Ternana che ha fatto tappezzeria della Reggina. Perché è stata bella la squadra di Lucarelli. Almeno per un tempo, il primo, nel quale ha trovato un attore protagonista meritevole di premio speciale. A Tony Servillo nel film di Sorrentino fruttò il David di Donatello quale migliore attore protagonista. A Stefano Pettinari dovrebbero consegnare un premio altrettanto prestigioso per le bellezze che ci ha regalato nel corso dei novanta minuti.

Io non voglio parlare delle energie spese anche per rincorrere gli avversari, della carica agonistica che gli è costata pure un giallo ingiusto, della voglia con la quale è rimasto dentro la partita fino alla fine.

Oggi voglio sottolineare soltanto le bellezze che a volte il calcio sa proporre anche dentro novanta minuti di lotta. E mi fermo ai gol, non voglio nemmeno affondare la ricerca sulle tante giocate in mezzo al campo, sui dribbling ubriacanti o gli stop su palloni impossibili.

Io voglio ricordare soltanto i due gol con i quali la Ternana ha messo a tacere le velleità dei calabresi.

Il primo, minuto 13. Partipilo dalla sinistra dribbla Cortinovis, si accentra, guarda in mezzo e disegna col sinistro una parabola che Stefano Pettinari trasforma in oro colato. Si stacca dalla marcatura di Aya facendo un passo indietro, quanto gli basta per anticipare la chiusura di Adjapong e con l’esterno del piede sinistro accarezza il pallone quasi indicandogli la traiettoria che lo adagia in porta a pochi centimetri dall’incrocio dei pali.

Gol di astuzia, di qualità assoluta che ricorda una prodezza di Del Piero che regalò la vittoria alla Juventus contro la Fiorentina.

Gesti che fanno amare il calcio. Pezzi unici che non è giusto paragonare uno agli altri perché derivano dalla fantasia e dalla qualità del singolo artista.

Questa volta l’artista è Stefano Pettinari che fino a questa partita ha incassato giudizi alterni per prestazioni non sempre convincenti.

Ma questa è un’altra storia perché la vena artistica prevale e fa uscir fuori dal cilindro anche la qualità del bomber che non sempre ha brillato nel repertorio dell’attaccante romano. Così quando Partipilo, tre minuti più tardi, ha messo dentro il pallone lui, Pettinari, ha tirato fuori il petto col quale si è appoggiato regolarmente sulla schiena di Aya, superandolo nello stacco e indirizzando di testa il pallone verso lo stesso angolo. Non è stata doppietta ma Palumbo ha comunque tramutato in gol il pallone rimbalzato contro la traversa, certificando la giornata meravigliosa del collega attaccante.

Eccola la grande bellezza del calcio. Due gesti, bastano soltanto due gesti per regalare gioia, per rendere festosa la giornata del tifoso. Gesti che sono valsi gol. Ma questo, credetemi, è un dettaglio, seppure importante. Perché la bellezza di un quadro non è determinata dal suo valore ma dal gesto, dal racconto su tela del pittore. Come le prodezze di Pettinari. Va bene il valore (gol) ma è la qualità che farebbe meritare all’esecutore un David di Donatello calcistico. Casomai fosse possibile.

Noi lo premiano con un applauso convinto.

Massimo Laureti

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