Quando ti sembra di essere arrivato in fondo, ci sono solo due strade: o risali o scavi.
Carbone ha scavato, ha continuato a credere nel suo lavoro, nel suo gruppo, nei suoi ragazzi. E nel momento più difficile della stagione prima la società gli ha rinnovato la fiducia a sorpresa, quando la squadra era penultima in classifica, quando è tornato in fondo ha trovato i suoi diamanti. E nella sua miniera, Carbone, ha cominciato a vedere la luce.
Bisogna dare atto all'allenatore dlela Ternana, arrivato in mezzo allo scetticismo generale, di aver costruito prima un gruppo e poi una squadra con una precisa identità. Ci ha messo – forse – un po' più del solito, ma non dimentichiamoci che è arrivato a metà Agosto. Ha provato a cambiare sistema di gioco rispetto a Panucci, poi ha capito che la squadra era stata costruita per giocare con il 433 o 4312 e ha insistito. Ha fatto delle prove in corsa, ha aggiustato.
Ha capito che Avenatti deve essere lasciato libero di creare e correre in mezzo al campo con una punta vicino: e la Ternana ha ripreso a segnare.
Ha capito che non si può rinunciare alla corsa e alla freschezza di Palumbo e Petriccione lì in mezzo e la Ternana riesce a gestire la partita.
Ha rigenerato Masi e Valjent (lo scorso anno due riserve, anzi Masi addirittura fuori rosa: che errore anche con il senno di poi) e la Ternana non prende gol.
Ha individuato in Di Gennaro caratteristiche che potevano regalare incertezza (psicologiche) alla squadra e ha promosso Aresti.
Ha fatto scelte coraggiose, a volte strane. Ha avuto il coraggio di provare, di tornare sui propri passi e di ammettere l'errore. E questo non è sevito solo a trovare la Ternana giusta, ma ad essere credibile e creduto nei confronti di un gruppo che ora c'è e lo segue. E questo nel calcio, soprattutto in B, fa la differenza.
La Ternana per la prima volta è fuori dalle zone bassissime della classifica. Per la prima volta può respirare ma non deve mai abbassare la guardia, perché tornare giù è un attimo. Ma la strada c'è ed è tracciata. Come lo era a Salerno, nonostante la sconfitta per 4-2. Carbone in questa vittoria ci ha messo del suo: ha chiesto a Palombi e Defendi di stare larghi e di aggredire la difesa del Brescia alti, facendo un giro palla basso per far uscire i ragazzi di Brocchi.
È stato fortunato, anche. Certo. Sui due pali. Ma ha meritato di vincere. Ha risposto colpo su colpo e ha giocato con una maturità che da una squadra di ragazzini non ti aspetti. Atteggiamento su cui si è lavorato in settimana: aspettare il Brescia e colpire in contropiede, praticamente. L'ha vinta così, come l'aveva pensata.
Eccola allora la miniera di Carbone: quella in cui si lavora a testa bassa per raggiungere un obiettivo. Insieme, con il gruppo esaltando i singoli. Sembra facile a dirsi. Ma per farlo bisogna usare la pala e bisogna sudare.
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