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La sfida della Ternana e i margini di errore

La Ternana ha due obblighi: tornare il prima possibile in Serie B e garantirsi un futuro dal punto di vista economico. E in mezzo a questi due paletti (o se meglio preferite confini) devono operare i dirigenti.

Non si può scegliere, non può certo farlo la Ternana. Non si può derogare alla competitività per salvaguardare i conti. E allo stesso tempo non si possono guardare soltanto i risultati, senza pensare al bilancio.

La retrocessione ha costretto la società a un ulteriore spending review. Perché gli introiti della C sono completamente diversi da quelli della B, mentre i contratti – più o meno – rimangono sempre gli stessi (soprattutto di quelli che hai già in rosa). Verrebbe da chiedersi – ed è una domanda che ci torna spesso in testa – se valeva la pena cercare di tagliare in maniera così drastica sin dal primo anno (vista la conclusione), ma non c’è mai la controprova.

E non è solo una questione di costi pregressi: la precedente proprietà lavorava con la disponibilità economica che aveva e faceva il passo secondo la propria gamba. Quando è arrivato il cambio, è arrivato in maniera volontaria. E le spese (più o meno) erano note. Nessun processo ci mancherebbe, ma la situazione, forse, sembrava migliore rispetto a quanto in realtà fosse.

Ora vale lo stesso principio: la retrocessione costringe la Ternana ad un’opera di dimagrimento salariale. Ma non si possono commettere gli stessi errori del passato: la squadra deve rimanere competitiva.

Non che lo scorso anno non lo fosse, ma gli errori (soprattutto ad inizio stagione), hanno poi comportato una rincorsa che non si è concretizzata. Si è assottigliato il margine di errore.

Ed è la stessa cosa su cui sta scommettendo la Ternana ora: le proprie capacità. Il margine di errore anche quest’anno si assottiglia. Perché spendere di meno – in linea di massima e ragionando in generale – significa avere meno alternative o avere giocatori (potenzialmente) meno decisivi.

Mammarella e Foresti stanno lavorando proprio per questo: per mantenere quel margine di errore abbastanza largo. I rinnovi contrattuali servono a questo: mantenere giocatori sulla carta forti e allo stesso tempo “guadagnare” risorse. Trovare giovani funzionali allo stile di gioco di Abate va esattamente in questa direzione: riuscire a spendere il giusto ma mantenendo alta la qualità (come peraltro era stato fatto anche nella passata stagione, con lo stesso tipo di filosofia, pur partendo di fatto ad Agosto).

E’ un sudoku, un esercizio di diplomazia e pugno duro, di capacità ed istinto, di rapporti e competenze. Non si improvvisa in poco tempo una soluzione per questo tipo di problemi. Venendo soprattutto da una stagione che aveva le stesse necessità ed è culminata (purtroppo) con una retrocessione. Venendo da un’altra rivoluzione tecnica (via allenatore e direttore).

E qui torniamo al concetto di margine di manovra. Quello che Mammarella e Foresti stanno cercando di mantenere (o guadagnare) per la squadra, non lo hanno a disposizione per il loro lavoro. E’ come se (per loro) fosse vietato sbagliare, praticamente. Un lavoro complesso, che va decisamente oltre le specifiche tecniche. Ma che deve essere fatto. Altrimenti il margine di errore si assottiglia per la squadra

Ternananews Redazione

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