È arrivata la Primavera ed è tornata la Ternana. Che non ci illuda questo 5-1, tanto rotondo quanto meritato. Forse il punteggio non racconta la gara. Perché questa vittoria è arrivata con grande spirito di sacrificio, con la Ternana che era andata sotto con il calcio di rigore di Iori e che in undici contro undici aveva comunque ribaltato la partita.
E il Cittadella, rognosissimo, sempre molto aggressivo non trovava sbocchi. Perché di parate di Sala non ne ricordiamo se non su punizione, perché la squadra ha mantenuto bene le distanze e ha provato a ripartire in contropiede. Come si spiega la metamorfosi della squadra? Intanto nella test, nella convinzione: quando ha capito che non aveva nulla da perdere si è rimessa a giocare senza paura. E non ha più smesso.
La chiave, almeno in campo, è stata la partita di Carretta, finalmente tornato decisivo. La sua corsa, la sua velocità, hanno messo in crisi la difesa del Cittadella. Ha fornito un’opzione in più a un ispiratissimo Tremolada, ha concesso a Montalto degli spazi che generalmente non aveva. E sono stati proprio i tre davanti a trascinare alla vittoria la squadra. Montalto segna anche da terra, Tremolada anche da angolo. Signori quando gioca graffia sempre.
Troppa grazie per la produzione offensiva, visto che le Fere non segnavano così tanto in casa dall’ottobre 2013 (contro il Novara)l ma può essere un’ottima iniezione di fiducia per il futuro. Serviva sbloccarsi, anche mentalmente. Ora è necessario continuare su questa strada. Non perdere la concentrazione, guardare agli errori e continuare a guardare la classifica.
Anche per farsi venire il rammarico dei punti persi per strada. Guardate l’Ascoli, rivitalizzato proprio dalla Ternana nella peggior partita probabilmente dell’anno, che ora vede i playout. La Ternana nonostante tutto non deve mollare. Ora il Novara fuori casa: vincere in trasferta significa ributtare dentro anche i piemontesi nella lotta per non retrocedere. Serve un filotto di vittorie, come i grappoli di gol che sono arrivati. Serve che Tremolada e Montalto, se proprio non vogliono abbracciarsi in campo, continuino a segnare. 27 gol in due sono una dote che non si può buttare via con la retrocessione.
Aumentano naturalmente i rimpianti. Perché De Canio, come ovvio che sia, ha avuto bisogno di tempo per conoscere la squadra, fare i suoi esperimenti in campo, trovare gli uomini su cui contare. E tutto questo lo ha dovuto fare con una squadra ultima in classifica e con il morale a terra. Il lavoro di tutti i giorni sta cominciando a pagare. Ora però c’è bisogno di continuità. È obbligatoria la continuità. Altrimenti questi 5 gol sono uno sforzo per quanto bello, inutile…
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