Gallo più chiaro di così non poteva essere, almeno in conferenza stampa.
Difende con orgoglio la sua squadra, il suo lavoro, l’applicazione dei suoi giocatori. E’ un momento delicato, dopo la sconfitta interna con l’Avellino in una partita in cui, per citare i numeri snocciolati dall’allenatore rossoverde, la Ternana ha tenuto il possesso palla per il 70% ha tenuto il baricentro a 60 metri.
La sconfitta porta l’allenatore a porsi delle domande e la risposta più importante è una: “la cosa che mi dà più fiducia per la partita di domani è la mia squadra”.
Non ha parlato di singoli, di sfortuna, di lavoro durante la settimana. Ha parlato della sua squadra. Delle sensazioni che ha vissuto in questi due giorni, continuando a lavorare con i suoi ragazzi.
Ma queste sensazioni positive (che non possono passare inosservate) sono state accompagnate da alcune dichiarazioni – lucidissime – sul lavoro degli attaccanti.
Perché è innegabile che il pacchetto offensivo della Ternana in questo momento sia appannato e che in assoluto ancora non abbia brillato come ci si sarebbe aspettato nella pre-season.
Gallo è stato altrettanto chiaro. I numeri fotografano una difficoltà realizzativa. E ci sono almeno tre componenti che – secondo l’allenatore rossoverde – determinano questo blocco. La prima è il saper attaccare la porta. Avere la rabbia giusta (e la mira giusta) per essere al momento giusto nel posto giusto. Alle volte è questione di una frazione di secondo (come è successo a Marilungo sia in occasione del tiro deviato da Vantaggiato, sia sul colpo di testa), ma alle volte proprio di attitudine. Secondo Gallo nessun giocatore della Ternana ha nelle corde la spiccata caratteristica di saper attaccare la porta. Ma si può allenare. E su questo aspetto si sta certamente lavorando.
Ma come è possibile che attaccanti come Marilungo, Vantaggiato, Torromino, Partipilo e Ferrante non abbiano questo tipo di skill? Sempre riportando quello che dice Gallo il curriculum non va in campo. Non conta quante partite hai giocato in A, in B o in C. Quanti gol hai fatto prima. Conta quello che fai ora e di conseguenza arriva il terzo concetto, forse la dichiarazione più chiara che ha fatto Gallo in conferenza.
Nel calcio la punta vicino alla palla, determina il movimento del compagno di reparto. Questo evidentemente finora in rossoverde non è capitato abbastanza. Tanto che l’allenatore, anche se con il sorriso sulle labbra, ha sentenziato: “se l’altro (attaccante, ndr) dorme non può giocare. E questo determina le gerarchie”.
Ecco che quindi arriviamo al punto. Tolto dalla naturale diplomazia che giustamente occorre utilizzare in interviste o conferenze stampa. La sensazione che ci lascia questa conferenza stampa è che ancor meno di prima conterà il curriculum o il trascorso e che ci saranno delle gerarchie ancor più certe e nitide.
Perché se nelle altre zone di campo più o meno le scelte sembra essere state fatte (è vero ci sono stati anche infortuni che hanno permesso di puntare su un gruppo più ridotto), in attacco la turnazione c’è stata. Visto che tutti – con caratteristiche diverse – hanno il gradimento dell’allenatore.
Una gerarchia più nitida e una missione in testa: aumentare ancora di più la concorrenza ed essere più cattivi sottoporta.
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