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Le responsabilità di Zadotti e la torre su cui vorremmo salvare Tesser

Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Salvezza doveva essere e salvezza è stata. Di gioire, però, tutto sommato non ce la sentiamo visto quanto si è sofferto per arrivarci e visto quanto si è masticato amaro in questa stagione. La fine di un campionato è tempo di consuntivi, ma mai come in questo caso il bilancio coincide con  le premesse necessarie per la pianificazione della prossima. Perché le sofferenze vissute dai tifosi rossoverdi in questi mesi sono figlie di scelte scellerate, di comportamenti dilettanteschi e progetti demenziali, e occorre tenere bene a mente tutto questo se non si vorranno ripetere gli stessi errori col rischio, già corso e scampato soltanto all’ultimo tuffo, di costruire fin dall’estate un fallimento ancora maggiore. Impensabile, allora, ricominciare una nuova stagione con il timone ancora ben saldo nelle mani dei responsabili di quelle stesse scelte scellerate, di quegli stessi comportamenti dilettanteschi e di quegli stessi progetti demenziali. Perché non ci sarà sempre un Attilio Tesser a salvare la Ternana, a costruire un gruppo il cui valore è sicuramente migliore della somma algebrica dei valori dei suoi componenti, a  mettere assieme una squadra con quel poco o nulla che il mercato gli ha regalato e a costruire col pubblico un legame quasi miracoloso considerando le dieci sconfitte interne. E non ci saranno sempre un Felipe Avenatti a salvare la squadra coi suo gol pesanti o un Alberto Brignoli a tenerla in piedi con le parate decisive nei momenti più complicati. Tre nomi che non scegliamo a caso visto che nessuno dei tre, salvo sorprese, farà parte della Ternana 2015-2016.

Ne faranno parte invece, sempre salvo sorprese, Francesco Zadotti e Vittorio Cozzella. Ossia l’uomo scelto dalla proprietà per guidare la società e quello scelto dalla dirigenza per costruire la squadra. Ossia i due maggiori responsabili, detto con tutto il rispetto, del fallimento di questa stagione. Tesser  e Bojinov, con parole e stili diversi, lo hanno detto chiaramente: a questa Ternana mancano chiarezza, serietà e una dirigenza all’altezza per competere con il resto delle squadre di serie B e ambire a risultati migliori di una salvezza tribolata fino all’ultimo secondo. Lo diciamo da mesi e lo ripetiamo ancora: nessuno può impedire alla famiglia Longarini di disimpegnarsi dal calcio e dalla Ternana (e nessuno probabilmente rimpiangerà troppo la sua era quando se ne saranno andati) o costringerli a spendere più delle briciole messe sul tavolo per questa stagione. Però le favole del Carpi e del Frosinone, così come le storie di decine di altre società rimaste per anni nel calcio che conta, dimostrano che si possono fare risultati anche senza spendere tesori. Basta avere progetti credibili, uomini che conoscono davvero il calcio e la lungimiranza di costruire nel lungo periodo. Elementi che a Terni sembrano illusioni fra campagne acquisti patetiche, continue rifondazioni (anche quest’anno potremmo assistere ad un ritiro con 7 o 8 elementi viste le premesse) e mesi di dichiarazioni di prossimo disimpegno, di cessione auspicata e di budget decurtati.

Tesser, ancora una volta, lo ha detto nel migliore dei modi. Non è questione di soldi, ma di serietà e rispetto. Ossia tutto ciò che è mancato in estate quando, nonostante le rassicurazioni fornite all’allenatore, la squadra è stata assemblata in tutta fretta a pochi giorni della prima giornata di campionato con quel poco rimasto sul tavolo dal mercato degli altri e dopo aver fallito ogni obbiettivo dichiarato e richiesto da Tesser. Non è questione di soldi, ma di serietà e rispetto. Proprio quello che è mancato a gennaio quando il mister chiedeva rinforzi per puntellare una squadra pericolosamente traballante e dal mercato di riparazione sono arrivate le due inutili e sconosciute meteore Milinkovic e Dugandzic. Loro e solo loro. La responsabilità del mercato fallimentare di gennaio, come di quello confusionario e improvvisato della scorsa estate, è di Vittorio Cozzella e confermarlo ancora alla direzione sportiva, come è già stato fatto dal presidente Zadotti, significa creare le basi per un nuovo fallimento e rifondare la nuova stagione sulle franose fondamenta su cui era stata costruita la scorsa. Un azzardo che non ci si può concedere di nuovo.

Esattamente come non ci si può concedere una nuova stagione sulle montagne russe delle dichiarazioni di dirigenti che non fanno altro che ripetere che la società è in vendita, che di soldi da spendere non ce ne sono, e che di acquirenti all’orizzonte non se ne vedono. Per far quadrare i conti, basta un ragioniere in grado di tenere in ordine un libro contabile e di fare scelte al risparmio. Gestire una società di calcio significa ben altro, significa dare motivazioni quando è il momento di fare quadrato attorno ai giocatori, significa conoscere e giudicare gli uomini, significa sapersi muovere negli ambienti federali e significa creare armonia con la città e la tifoseria. Tutte cose che il presidente Francesco Zadotti ha dimostrato di non saper fare e di non aver l’umiltà voler imparare a fare. Ricordate la frase sul trequartista chiesto dall’allenatore e mai comprato? “Qualcuno ci giocherà”, disse. Ricordate le parole sui giocatori da far riposare? “Mica sono postini”, liquidò le lamentele di Tesser sulla panchina troppo corta. Ricordate lo stucchevole balletto sulla società in vendita? Zadotti, nonostante tutto, gode della fiducia dei Longarini ed è proprio lui a confermare Cozzella.

Del resto ci pare evidente che alla famiglia Longarini non interessi molto mantenere la serie B. Come non considerare allora quanto economicamente dannosa sarebbe una eventuale retrocessione in Lega Pro per il deprezzamento di un bene che si vuole a tutti i costi vendere? Eppure si sceglie di ricominciare da dove si è finito e con gli stessi responsabili del recente fallimento ben saldi al loro posto. Un comportamento già noto da anni quando a Terni, in nome e per conto dei Longarini, agivano inspiegabilmente inamovibili i protagonisti di altri scempi calcistici.

La chiusura, però, la dedichiamo ad Attilio Tesser che vorremmo vedere ancora sulla panchina rossoverde la prossima stagione e che purtroppo siamo abbastanza certi che non vedremo. Al “comandante” Attilio va tutta la nostra riconoscenza per una salvezza che viste le premesse ha del miracoloso, tutta la nostra solidarietà per il modo in cui è stato trattato da una dirigenza che a differenza sua non lascerà mai alcun contributo significativo alla storia del calcio, e tutto l’affetto per l’umanità e lo stile dimostrati in questa stagione e mezza. Di lui, fra i tanti, vogliamo conservare due ricordi: la commozione nel derby di andata e le parole, da uomo vero, dopo l’omicidio di David Raggi. Se i tifosi della Ternana potessero scegliere chi buttare dalla torre fra il duo Cozzella-Zadotti e Tesser, la scelta sarebbe unanime. Lo sappia mister, mentre saluta e parte verso destinazioni che le auguriamo le regalino maggiori soddisfazioni.  

Massimo Solani

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