Lettera aperta a Bandecchi
Gentilissimo Bandecchi
abbiamo aspettato un po’ prima di scriverle questa lettera per cercare di capire bene quale fosse il suo intento, con le dichiarazioni di domenica mattina sul Corriere dello Sport.
Intanto, da operatori dell’informazione, una piccola critica preventiva. Forse i colleghi del Corriere dello Sport saranno stati più bravi di noi ternani sia perché hanno il suo numero di telefono sia perché l’hanno chiamata per un commento a caldo. Ma anche a noi a Terni farebbe molto piacere poterci confrontare con lei su tanti temi, non solo la partita. E uno sfogo del genere o un ammonimento in un momento così delicato avrebbe avuto ancora più forza se fatto direttamente a Terni (anche perché con tutto il rispetto per i colleghi del CorSport l’importanza delle sue dichiarazioni sarebbe stata decisamente da primo piano).
Entrando nel merito delle sue dichiarazioni le diciamo sin da subito che non siamo d’accordo. Per lo meno non in maniera integrale. Perché è vero che questa squadra deve imparare a gestire la gara (come abbiamo fatto vedere anche oggi con un’analisi sui gol subiti dai rossoverdi) è vero che in qualche occasione perde carattere (lei dice in troppi momenti, forse è troppo duro) ed è vero anche che se continua così rischia seriamente di essere una squadra di C.
Però questa squadra, che fondamentalmente dalla C arriva vista la composizione della rosa (e le conseguenti spese per allestirla), ha dimostrato di potersela giocare con tutte le squadre della B. Senza mai uscire dal campo umiliata o distrutta. Anche nelle sconfitte più pesanti (Bari ed Entella) si sono visti tratti di bel gioco e di precisa identità. La Ternana ha perso 4 partite: di due abbiamo già parlato, le altre due (contro Venezia e Frosinone, due fra le squadre in testa a questa B) sono state perse senza demeritare. Le restanti (a parte le due vittorie) la Ternana le ha pareggiate, con ben più di un rammarico. Quindi comunque anche numeri alla mano solo 4 squadre, se vogliamo essere pignoli, sono state superiori alla Ternana.
Ma ha comunque ragione lei: così si rischia. E il suo obiettivo, quello della A o dei playoff, non si raggiunge neanche con il binocolo. Perché? Perché se questa squadra retrocede, per andare in serie A non basterà certo un anno soltanto.
Noi non siamo mai stati pessimisti, anzi. Abbiamo sempre raccontato quello che abbiamo visto cercando di essere (nonostante il nostro dichiarato affetto per i colori rossoverdi) il più obiettivi possibile. Questa squadra ha una precisa identità e personalità. Il suo allenatore, Pochesci, è una delle novità più fresche del panorama calcistico nazionale. Il suo gioco offensivo e frizzante ha conquistato molti addetti ai lavori e lui stesso ha dimostrato che i suoi audaci sistemi di gioco possono essere riproposti anche in serie B.
I giocatori che sono stati scelti stanno dando il massimo. Senza dubbio. Alcuni di questi non erano conosciuti al mondo della B. Anzi quasi tutti. E adesso alcuni di loro sono già nel mirino, come lei sa benissimo, di osservatori di A e di B.
Nonostante tutto questo però la classifica non è buona. Uno dei motivi lo abbiamo spiegato recentemente con i punti persi nei minuti di recupero. Un altro, riprendendo la sua metafora della cucina, può essere (anzi secondo noi è sicuro) che serva qualche altro ingrediente per rendere una ricetta con buone basi in una portata da ristorante. Ingredienti nobili, di qualità che possano impreziosire tutto il piatto.
Lei dice scopriranno di essere una squadra da C. Rispetto a tutte le altre squadre della categoria la Ternana è quella con meno esperienza in B. Lo scriviamo a parte in un’attenta analisi che ha fatto la nostra redazione. All’inizio di questo campionato la rosa della Ternana aveva messo insieme 75mila minuti per 1153 partite nella categoria. Meno di tutti. Meno delle neopromosse (il Foggia è quella che ci somiglia di più), meno delle retrocesse (che compensano con l’esperienza e la qualità della A). Meno di Carpi e Cittadella, sempre citati come esempi positivi nel mondo del calcio grazie al connubio vincente fra conti a posto e risultati splendidi (omettendo sempre il grande lavoro di programmazione che è stato fatto a partire dagli scorsi anni con Giuntoli a Carpi e che prosegue ora con Scala, suo adepto, o quello di Marchetti a Cittadella). E l’esperienza pesa, pesa eccome, soprattutto nella gestione degli ultimi minuti. Lei, caro Bandecchi, è come se fosse stato promosso con il Fondi: ha giustamente portato qui il suo gruppo di lavoro e buona parte della squadra. E tutti stanno facendo bene. Ma la Ternana è una neopromossa con qualche innesto di categoria e molte scommesse. Nel mercato appena passato ha incassato circa un milione di euro (il controriscatto di Palombi, la cessione di Meccariello e la cessione di Valjent, poi rimasto a Terni) senza spendere per i nuovi arrivati. Avevamo paura, noi a Terni, che troppe erano le scommesse e che le sue parole di presentazione erano sinceramente azzardate. Se avesse ascoltato l’umore della piazza in quel periodo, al di là del sollievo per la “liberazione” da Longarini, erano tutti preoccupati per la bontà della rosa. Oggi, pur essendo consapevoli che c’è molto ancora da lavorare, le preoccupazioni sono minori perché il suo gruppo di lavoro (Ranucci, Evangelisti, Pochesci) ha dimostrato di saper lavorare bene, con il materiale a disposizione. Ma non basta.
E qui veniamo di nuovo alla sua metafora culinaria. Gli ingredienti possono (anzi dovrebbro) essere migliorati, ma magari bisognerebbe cercare di regolare anche il calore della fiamma, inteso come pressioni interne ed esterne. Non sempre essere sotto osservazione è producente. Leggere il suo pensiero e quindi sapere che il boss, il patron ritiene i protagonisti dei loosers, degli scarsi, complessati e che presto avranno ben chiaro cosa significa essere una squadra di C, non crediamo sia piacevole. Sapere che tutti hanno 4 settimane per riscattarsi… giusto, ci mancherebbe pure che se i risultati non arrivano rimanga tutto così sarebbe assolutamente controproducente… ma le facciamo noi una domanda: se a Pescara la squadra avesse vinto, lei avrebbe detto le stesse cose? A noi è sembrato che questa squadra la prestazione l’abbia sempre fatta e hanno sempre chiesto (i suoi colleghi e predecessori) che i giudizi (anche quelli a caldo) fossero fatti tenendo conto non solo ed esclusivamente del risultato. Ma è stato lei a dirci per primo di credere in Pochesci e in questo grupo di ragazzi che sono stati scelti prima per le doti umane e poi per quelle tecniche. Perché per lei con le idee si poteva arrivare dappertutto. Ecco forse nel calcio non si può dappertutto, serve qualcosina in più. Ma serve anche che tutti remino dalla stessa parte, e ci perdoni Bandecchi se ci permettiamo di invadere questo campo, questo confine. La Ternana è la sua e i soldi che ci investe pure. E su questo non ci sono dubbi. Ma il calcio, come lei sa, è un mondo particolare. Lei è come se gestisse per conto dei tifosi la Ternana, con i suoi soldi. Ed è anche ai tifosi che deve rendere conto.
Magari molti saranno d’accordo con lei, a noi pareva giusto e corretto parlarle con il cuore in mano.