L’importanza di chiamarsi Alberto
Di più la Ternana non poteva fare. Forse neanche in 11 contro 11. Non è stata una bella partita, diciamolo chiaramente. In difficoltà a centrocampo, non si riusciva a tenere un pallone in attacco. E’ stata una partita di sofferenza, di grande cuore e di fortuna. Quello che ci vuole se per quasi 90 minuti sei costretto dall’avversario a difenderti. E allora ecco che il punto di Brescia assume dei contorni quasi epici. La difesa della Ternana ha retto, ha barcollato ma non è crollata. E ci sono due ragazzi intorno ai quali la squadra si è stretta e che hanno dato fiducia ai propri compagni di squadra. Non sono due veterani, ma ormai sono già al terzo anno in serie B. Da protagonisti.
Sono Masi e Brignoli, ovviamente. Sono loro due i volti di questa partita da elmetto in testa, occhi aperti e attenzione alta. Brignoli giocava praticamente in casa. E’ nato a Trescore Balneario (vero in provincia di Bergamo) a neanche 50 chilometri da Brescia. Ha iniziato a giocare da professionista nel Montichiari e poi nel Lumezzane tutto lì intorno. Non può fare brutta figura. Anche perché per lui è sempre un derby. E poi lo vengono a vedere gli amici, quelli veri, quelli di sempre, quelli di una vita. Viene la famiglia. E Brigno ha fatto vedere che è diventato uomo. Non per quella barbetta alla Cavour, non per quei modi di fare un po’ da sbruffone bergamasco. Ma perché ha dato una sicurezza incredibile alla sua difesa. Non è servito buttarsi per i fotografi: efficace, concreto. E’ uscito con autorità quando doveva farlo: consigli giusti al posto giusto. Doveva andar via quest’estate: lo avevano sondato in A. Ora ha soltanto un anno di contratto ancora con la Ternana: per un giocatore con le sue prospettive la migliore delle situazioni. Per la società la più scomoda. Non è questo il momento di parlarne, ma prima o poi bisognerà farlo, sul serio.
E’ diventato grande Brignoli: nonostante quella faccia da eterno bambino, nonostante quando gli parli sembra sempre che ti stia prendendo in giro o che pensi ad altro. Nonostante abbia 23 anni che per un portiere, ancora sono pochi. Ne ha ancora meno Masi. E come il suo compagno di squadra ha una grandissima dote. Non si porta dietro lo sbaglio. Non aveva iniziato benissimo. Una palla bucata, il giallo in arrivo. Dopo neanche due minuti. Un’azione del genere può condizionare tutta la partita. Volete la controprova? Chiedete a Vitale che stavolta non ha avuto la stessa lucidità. Masi invece ha giocato con una tranquillità imbarazzante, crescendo minuto dopo minuto. Tesser lo chiama, quando il gioco è fermo. Spiega a lui quello che bisogna fare, come vuole difendersi, come bisogna puntellare il fortino rossoverde. Lui guarda attento. Annuisce. Va bene mister, ok. E lo fa. Lo ha preso la Juve, una carriera da predestinato. E’ andato in tournée con la maglia bianconera e ha stregato Conte e Paratici. La Juve viene a vederlo spessissimo. E lo tiene sotto controllo. Lui sta ripagando la loro fiducia e quella della Ternana che su di lui ha fatto un investimento molto importante. Alberto e Alberto. Sono arrivati praticamente insieme. In silenzio, senza particolari clamori. Si sono ritagliati uno spazio sempre più grande. Sono diventati titolari. Fino a diventare protagonisti. Leader di questa squadra. Perché se un ce l’ha dentro lo può fare anche a 22 anni. Stavolta è toccato a loro. Non si sono tirati indietro e la Ternana ancora una volta non ha subito gol e ha portato via un punto. Male?