L’incompiuta di Breda
Nulla a che vedere con la sinfonia n. 8, in si minore, D. 759, comunemente nota come “Incompiuta” del musicista e compositore Franz Schubert.
Qui si discute di un’ altra “incompiuta”: la Ternana targata Breda.
Questo è il dato emerso martedì sera (per l’ ennesima volta) dalla partita contro la tutt’ altro che trascendentale Pro Vercelli.
Il punticino alla fine va pure bene.
Per come si erano messe le cose dopo il micidiale 1-2 dei piemontesi, possiamo ritenere il risultato soddisfacente, visto che ha permesso
alle Fere di tenere a distanza gli avversari (con il vantaggio negli scontri diretti) e di allontanare di un punticino la soglia dei play out.
Resta però il fatto che abbiamo assistito ad una nuova dimostrazione che questa squadra non ha un anima definita.
Inoltre certe reiterate scelte del tecnico continuano a non andarmi giù, vedi la marcatura a zona sui calci piazzati dei rivali, costata anche contro la Pro un bel golletto (comincio a pensare che il bravo Mammarella ce l’ abbia con noi…).
Inoltre mi è sembrata discutibile la sostituzione dell’ ottimo Ceravolo con il sempre più evanescente Avenatti, nonchè il forzato utilizzo di Falletti, apparso più che condizionato da un problema muscolare che lo ha reso quasi inoffensivo, oltretutto con il rischio di perderlo per le prossime partite.
Non vorrei rimangiarmi il positivo giudizio che ho espresso appena la scorsa settimana sul tecnico trevigiano, ma è certo che il costante ripetersi di certi errori e di certi episodi sfavorevoli, la mancanza di lucidità nei momenti chiave della partita, la scarsa personalità palesata dalla squadra a più riprese, mi inducono a ritenere che il mister una qualche responsabilità in proposito ce la possa pur avere.
Ma quanto c’entra un allenatore in questo contesto?
Illustri commentatori che si scomodano settimanalmente per raggiungere la provincia e che ho avuto modo di ascoltare causalmente in una tv locale, sostengono che “in campo ci vanno i giocatori” e che quindi l’ allenatore poco ci può fare.
Mi spiace dissentire dall’ autorevolissimo parere, perché, a modesto avviso del sottoscritto, è proprio l’ allenatore che forgia (e deve saper forgiare) il carattere della propria squadra.
Mi viene in mente a tal proposito la meravigliosa partita di Europa League tra Liverpool e Borussia Dortmund, che ho avuto la fortuna di vedere qualche giorno fa su Sky; uno dei più entusiasmanti incontri di calcio degli ultimi 10 anni!
Ebbene, come sia fa a mettere in discussione la “mano” di Jurgen Klopp (un mio mito personale) nell’ essere riuscito a trasferire nei “Reds” il proprio carattere battagliero e la propria voglia di vincere a tutti i costi?
E, scendendo dal Merseyside inglese alla penisola iberica, come non riconoscere a Diego Pablo Simeone, il merito di aver trasfuso nei “Colchoneros” dell’ Atletico Madrid la “rabbia” calcistica, lo spirito di sacrificio ed abnegazione che “El Cholo” ha sempre trasfuso sul campo di battaglia?
Certo – mi direte -, si parla di due dei migliori tecnici su scala mondiale…
Vero. E allora scendiamo di parecchio.
Vogliamo allora parlare del miracoloso Trapani di Serse Cosmi?
Ma voi pensate che la squadra siciliana dell’ epurato Fazio (perché ritenuto da “qualcuno” giocatore scarso” ed inadatto alla categoria…) sia “individualmente” più forte della nostra?
Oppure, è stato proprio il tecnico ponteggiano (che, per quanto “perugino”, a me piace tantissimo) ad aver saputo forgiare i propri ragazzi sulla lunghezza d’ onda del proprio carattere tutt’ altro che arrendevole?
Naturalmente in questo contesto c’azzeccano pure (e di brutto) le proprie idee calcistiche, i moduli di gioco adottati, il saperli modificare in corsa, i giusti cambi, l’ esperienza accumulata in carriera, l’ essersi saputi aggiornare sulle novità emerse nel corso degli anni e, soprattutto, l’ aver fatto tesoro dei propri errori.
Orbene, se analizziamo queste scarne considerazioni, non può non venire in testa il sospetto che Roberto Breda una qualche responsabilità in ordine alla mancanza di un’ identità compiuta della sua squadra debba pure avercela.
Nulla si può contestare all’ allenatore in ordine al fatto che stia pilotando la squadra verso una salvezza (mi auguro) tranquilla.
I numeri sono numeri.
Ma quante volte quest’ anno la Ternana ha deluso le aspettative, ha sbagliato l’ approccio alla gara, si è affogata improvvisamente in un bicchiere d’ acqua (vedi martedì sera dopo il vantaggio), non ha saputo mantenere il controllo della situazione, ha avuto improvvisi e devastanti crolli di concentrazione?
E quanti gol le Fere hanno subito sui calci piazzati, complice la inusitata e – mi si permetta – “desueta” marcatura a zona in area?
E l’ insistere pertinace su giocatori sicuramente non all’ altezza (con tutto il rispetto) ce lo vogliamo mettere si o no…?
E certe “curiose” sostituzioni (vedi martedì sera) hanno o non hanno alla fine il loro peso negativo?
Questo mio “j’ accuse” nei confronti di Roberto Breda non deve però essere inteso come una sorta di marcia indietro rispetto agli aspetti positivi della sua gestione che ho enucleato nel mio ultimo editoriale.
Rimango infatti convinto che il tecnico trevigiano, avendo ereditato da Toscano uno spogliatoio allestito come costume inveterato della casa madre “in quattro e quattr’otto” e al limite della crisi di nervi, abbia saputo amalgamare al meglio il gruppo, riuscendo ad ottenere quei risultati che stanno garantendo alla Ternana, come detto, la permanenza in serie B.
E questo, in fondo, è quello che conta, data la minestrina insipida che ci passa da sempre il convento di Via Aleardi…
Resta però il fatto che mi sarebbe piaciuto vedere più spesso una squadra di cuore e di carattere o, come si suol dire, “da bosco e da riviera”, tipo per esempio quella che è riuscita a mettere sotto il Crotone in inferiorità numerica.
Ecco: forse queste doti “caratteriali” non appartengono al patrimonio del tecnico rossoverde, per cui Breda va preso ed elogiato per quello che sta ottendendo; ovvero per quel risultato che si spera possa giungere quanto prima.
Poi, una volta giustamente ringraziato…si vedrà.
Del resto, non era convinto (o, meglio, non era stato convinto…) l’ Amministratore Unico della Ternana Calcio Simone Longarini che questa squadra era da play off…?
E non ha forse detto il figlio del Patron che sarebbe tornato a Terni solo in caso di raggiungimento di detta zona di classifica?
Infatti…non si è più visto.
E, ciò premesso, penso proprio che il destino del pur bravo Breda sia già segnato.
Ai posteri!