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Lo psicodramma dopo la delusione: le parole di Simone e l’ultimatum a Toscano

Bastano 270 minuti per uno psicodramma? Basta la sconfitta di Modena, figlia comunque di episodi che hanno indirizzato una gara brutta e senza troppe emozioni giocata male da entrambe le squadre, a dimenticare le lodi tessute da ogni parte alla Ternana dopo il pareggio contro il Cagliari? C’è qualcosa che non torna se siamo già a questo punto dopo la terza giornata e se sono bastate appena tre settimane per ritrovarsi a maneggiare parole che suonano come esplosive, quando non addirittura come una minaccia nient’affatto velata. Siamo tutti delusi dalla sconfitta di Modena, tutti abbiamo visto e rimproverato l’atteggiamento della squadra e tutti, o quasi, siamo consapevoli che il risultato è conseguenza tanto di come i giocatori sono scesi in campo quanto di alcune scelte del tecnico Toscano. Ma c’era davvero bisogno di alzare così tanto i toni come ha fatto l’amministratore unico della società rossoverde Simone Longarini?
“Abbiamo costruito un gruppo forte e solido in tutti i reparti, secondo le indicazioni tecniche ricevute: così non ci siamo! Ora basta, è giunto il momento di tirare fuori gli attributi – le sue parole affidate addirittura ad una nota ufficiale apparsa sul sito Internet della società – Contro il Livorno la Ternana avrà a disposizione un solo risultato: la vittoria. Se così non dovesse essere, mi regolerò di conseguenza”. A chi fossero indirizzate le parole di Longarini è fin troppo facile capirlo e quel riferimento “gruppo costruito “secondo le indicazioni tecniche ricevute” è la certificazione del fatto che sul mittente della minaccia, perché questo sono quelle frasi, è proprio Domenico Toscano. Possibile che a un tecnico tanto inseguito e atteso in estate la società, anzi la proprietà, stia già dando il preavviso di sfratto? “Contro il Livorno la Ternana avrà a disposizione un solo risultato: la vittoria. Se così non dovesse essere, mi regolerò di conseguenza”, ha detto Longarini e noi davvero non riusciamo a dare altra interpretazione a queste parole che non sia un ultimatum: o si vince contro gli amaranto o Toscano va a casa.
Speriamo di sbagliarci, ovviamente, ma a rileggere più e più volte quelle parole la sensazione è la stessa. Specie perché in questi primi mesi di stagione non è la prima volta che Longarini rivolge frecciate nei confronti di Toscano. Lo aveva fatto, in maniera più sottile ma neanche troppo velata, dopo la sconfitta di Coppa Italia contro il Crotone quando aveva sottolineato che il mister non aveva schierato la formazione migliore. Intendiamoci, è evidente che Toscano abbia delle responsabilità nella sconfitta di Modena (dalla formazione iniziale alla gestione dei cambi) e non possiamo non notare che in certe scelte contraddittorie dell’allenatore, sui moduli e sugli uomini essenzialmente, sembra riproporsi quella confusione tattica che condusse fino all’esonero del tecnico toscano due stagioni fa. Però saremmo poco onesti se non riconoscessimo a Toscano quelle stesse attenuanti che, alla vigilia dell’esordio stagionale in campionato, consigliavano prudenza prima di avventurarsi in bilanci affrettati.
Poca colpa ha Toscano se gli elementi più esperti e teoricamente più adattti alla categoria, come ad esempio Coppola Zanon Gonzalez e Grossi, sono arrivati negli ultimissimi giorni di mercato e in una condizione fisica tutta da costruire. Poca colpa ha Toscano se l’uomo che dovrebbe dare alla Ternana il cambio di passo e di gioco in mezzo al campo, ossia Signorelli, con le Fere ha fatto poco più di un paio di allenamenti. C’era bisogno di tempo per colmare il ritardo che la Ternana ha accumulato nei mesi estivi, con un mercato partito quando le altre squadre erano già praticamente costruite e un ritiro fatto con gli uomini contati, lo sapevamo ieri e lo sappiamo oggi. Come sapevamo che, proprio in questa situazione, le prime cinque gare della stagione sarebbero state tutte difficilissime. Che cos’è cambiato allora? Perché siamo già al punto in cui la società, anzi la proprietà, è pronta a gettare benzina sul fuoco di una situazione in cui basta un niente per far perdere la bussola ad un allenatore che, se ha dimostrato un limite in serie B, è stato proprio quello di non essere ancora sufficientemente navigato da saper gestire il mare in burrasca? Non vogliamo dar retta alle voci che si rincorrono nell’ambiente secondo cui la famiglia Longarini, o piuttosto certi collaboratori, avrebbero già in mano il sostituto di Toscano e stiano soltanto aspettando l’occasione giusta per il cambio in corsa. Però non possiamo non far presente a Simone Longarini, che di calcio è inesperto e che certi aspetti gestionali di una squadra deve ancora impararli, che non c’è cosa più pericolosa che creare tensioni in uno spogliatoio che deve ancora imparare ad essere un gruppo e in cui convivono tanti giocatori giovani e giovanissimi. Non c’è niente di più pericoloso che delegittimare, o anche solo insinuare il dubbio di volerlo fare, un allenatore.
Confidiamo che la sua sia stata un’uscita dettata unicamente dal trasporto e dall’entusiasmo con cui si è gettato in questa nuova avventura e che, presto, sappia trovare il modo di correggere il tiro e “blindare” Toscano agli occhi della squadre e del pubblico. Così non fosse dovremmo ricordare a Longarini che il ritardo di preparazione e di costruzione che la squadra ha palesato sia a Trapani che a Modena sono figli, principalmente, del tempo perso fra giugno e luglio nell’incredibile vuoto di potere e di notizie seguito all’arresto e alle dimissioni di Francesco Zadotti, nell’incredibile attesa della nomina di Toscano (arrivata quando tutte le squadre professionistiche avevano già un tecnico), nello stucchevole balletto sul direttore sportivo (Cozzella confermato ma congelato, Cozzella defenestrato e sostituito con Acri) e al conseguente ritardo con cui si è operato sul mercato. E la colpa di tutto questo può essere in capo unicamente alla società di cui ora Longarini è amministratore unico e alla proprietà che lo stesso Longarini incarna nel cognome e nella dinastia. A meno che dietro a quelle scelte non ci fossero altre persone e altri rappresentanti. Ma allora una volta di più, prima di puntare il dito contro Toscano, sarebbe il caso di fare quella chiarezza che la famiglia Longarini non sembra intenzionata a fare da dodci anni a questa parte in un continuo andirivieni di personaggi più o meno noti, più o meno “pubblici”, più o meno presentabili.

Massimo Solani

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